La manifestazione è significativa in Arabia Saudita, dove le sale sono vietate e i film in dvd censurati. Del tutto inusuale la presenza in sala di uomini e donne, seppure divisi da un vetro.Riyadh, Arabia Saudita (AsiaNews/Agenzie) – Un festival cinematografico in un Paese nel quale i cinema sono chiusi dal 1980 ed i film – brutalmente censurati - si possono vedere, legalmente, oltre che in casa, in ristretti circoli culturali contro i quali, di tanto in tanto, si scaglia qualche esponente religioso.
Per questo il primo Festival cinematografico saudita, che si è chiuso il 20 a Dammam, principale città dell’oriente del Regno, va ritenuto un segno del pur cautissimo impegno di modernizzazione che sta faticosamente portando avanti re Abdullah. Lo stesso svolgimento della rassegna ne è in qualche modo una conferma: ingressi separati per uomini e donne (per loro quella posteriore), ugualmente separate le sale e un intervento della occhiuta muttawa (la polizia religiosa), la sera dell’apertura, per contestare la presenza in sala di quattro giornaliste.
Che però non sono state allontanate, ma costrette a sedersi nei posti laterali della prima fila. Nei giorni successivi, poi, la sala è stata divisa da un pannello di vetro dietro al quale si sono potute sedere donne e bambini, mentre la parte anteriore era riservata agli uomini. Fatto del tutto inusuale per un Paese nel quale persino molte attività commerciali – oltre ai locali pubblici – sono separate per sesso.
Significativa, in questo quadro, la presenza al festival del ministro dell’informazione Eyad Madani, che non solo ha dato un senso di ufficialità alla manifestazione, ma ha anche rivolto un saluto per sostenere l’opportunità che continui il dibattito in corso nel Paese su cinema e film. Auspicio non di facile attuazione: solo pochi giorni fa, ad Hayel, nel nord, un importante esponente religioso ha emesso una condanna contro un circolo culturale che aveva proiettato un film indiano. (continua a leggere)
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