giovedì, marzo 27, 2008

fonte Agenzia Misna

[Nell’archivio MISNA, ai primi d’aprile del 2004, figura un ampio servizio in cui compare per la prima volta il termine “punizione collettiva” a proposito dei Territori palestinesi occupati (Tpo). Di recente, dopo mesi di assedio israeliano, l’espressione è diventata comune. Riprendendo una parte di quell’articolo, restituiamo a Jean Ziegler la paternità di quella terribile ma precisa definizione che gli procurò reazioni israeliane negative e accuse di antisemitismo. Negli anni '90 lo stesso Ziegler aveva rivelato e duramente criticato i rapporti tra nazisti e banche svizzere al tempo della seconda guerra mondiale e aveva poi espresso soddisfazione per il miliardo e 250 milioni di dollari versato nel 1997 dagli istituti di credito ai sopravvissuti dell’Olocausto che, sulla base delle sue denunce, avevano avviato un’azione di risarcimento.]

“Una catastrofe umanitaria”: così il rappresentante delle Nazioni Unite sul diritto all’alimentazione, il sociologo svizzero Jean Ziegler, ha definito dinanzi alla Commissione dell’Onu sui diritti umani di Ginevra la condizione in cui milioni di palestinesi sono costretti a vivere in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. A Ginevra, il 29 marzo scorso, Ziegler, ex-deputato elvetico, docente alla Sorbona, a Grenoble e a Berna, ha precisato che “le ragioni di sicurezza di Israele” sono indiscutibili ma anche che la malnutrizione provocata dalle misure di occupazione israeliane è una “punizione collettiva vietata dalle Convenzioni di Ginevra”. Depositato già a settembre scorso all'Onu, il documento afferma: “La malnutrizione registrata a Gaza è ora equivalente ai livelli dei paesi subsahariani: una situazione assurda, dato che la Palestina in passato era un paese con discrete entrate economiche. Secondo le statistiche del Pcbs (Palestinian Central Bureau of Statistics), oggi oltre il 22% dei bambini sotto i cinque anni soffre di malnutrizione, il 9,3% acuta e il 13,2 cronica; nel 2000 le stesse percentuali erano 7,6, 1,4 e 6,2. Il 15,6% dei bambini sotto i cinque anni è affetto da anemia acuta ….il consumo di cibo è diminuito di oltre il 30% pro-capite…più della metà delle famiglie palestinesi ora consuma un solo pasto al giorno… e molti hanno dichiarato di sopravvivere a pane e tè.” Più in generale: “L’economia è quasi collassata e il numero dei poverissimi è triplicato. Il 60% circa dei palestinesi vive ora in estrema povertà (il 75% a Gaza, il 50% in Cisgiordania). Il prodotto interno lordo pro-capite è precipitato di quasi la metà rispetto a due anni fa. Anche quando il cibo è disponibile, molti non sono in grado di comprarlo. Più del 50% è stato costretto a indebitarsi per nutrirsi e molti altri, in preda alla disperazione, vendono tutto quel che possiedono. Oltre la metà dei palestinesi è ora del tutto dipendente dagli aiuti umanitari”. Ziegler è stato duramente criticato da Tel Aviv non tanto sui contenuti del rapporto quanto sulle modalità di diffusione; l’ambasciatore isarealiano all’Onu Yaakov Levy “ha protestato con forza” perché i giornalisti sarebbero stati informati prima del governo d’Israele. La MISNA ha provato quindi a sentire un'altra voce. “Non so quali siano le fonti di Jean Ziegler, anche se immagino che siano di tutto rispetto, vista la serietà del ricercatore” ha detto alla MISNA Jean-Luc Siblot, direttore a Gerusalemme dell’ufficio del World Food Programme (Wfp) dell’Onu. “Secondo i dati del Wfp - continua Siblot - che si riferiscono però solo ai palestinesi non rifugiati, e sottolineo quest’aspetto, in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza la vulnerabilità alla malnutrizione è del 40%, cioè circa 500.000 persone alle quali dobbiamo fornire il vitto che ci è possibile: 150.000 a Gaza e circa 350.000 nella West Bank (Cisgiordania)”. Le statistiche, pur riferendosi a entità diverse, sembrano confermarsi reciprocamente. Per di più, oltre a quello che ha visto con i suoi occhi, Ziegler utilizza fonti ‘super partes’ incluse la Usaid (United Staes Agency for international development), la Johns Hopkins University, la Banca Mondiale e Amnesty International. L’area oggetto d’analisi si estende per “5.800 chilometri quadrati, in cui vivono oltre tre milioni e mezzo di palestinesi” scrive Ziegler. “La Striscia di Gaza – continua il sociologo – è uno dei luoghi più affollati della terra, con la più alta densità di popolazione: 1.300.000 persone sono stipate in un’area di 360 chilometri quadrati. Più dell’83% dei palestinesi di Gaza sono alloggiati nei campi per i rifugiati”.[CO]


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