mercoledì, marzo 29, 2017
Francesco alla Conferenza ONU per negoziare uno strumento giuridicamente vincolante sulla proibizione degli armamenti atomici: la stabilità internazionale non si può fondare sulla minaccia di una distruzione reciproca.

Andrea Tornielli, Città del Vaticano

Vatican Insider - Gli armamenti nucleari non servono per contrastare il terrorismo o i conflitti asimmetrici o gli attacchi informatici che destabilizzano oggi la pace di molte nazioni. La pace e la stabilità non possono essere fondate «su un falso senso di sicurezza, sulla minaccia di una distruzione reciproca». Papa Francesco ha inviato un messaggio ad Elayne Whyte Gómez, presidente della Conferenza delle Nazioni Unite finalizzata a negoziare uno strumento giuridicamente vincolante sulla proibizione delle armi atomiche, apertasi ieri a New York e che si concluderà il 31 marzo. Il testo del Pontefice è stato letto dal sottosegretario ai rapporti con gli Stati, Antoine Camilleri .

Dopo aver incoraggiato i partecipanti alla conferenza, Francesco ha ricordato che le Nazioni Unite si fondato sulla pace, «la soluzione pacifica delle controversie e lo sviluppo delle relazioni amichevoli tra le nazioni» e che «un’etica e un diritto basati sulla minaccia della distruzione reciproca – e potenzialmente di tutta l’umanità – sono contraddittori con lo spirito stesso» dell'ONU. Bisogna dunque «impegnarsi per un mondo senza armi nucleari, applicando pienamente il Trattato di non proliferazione».

Il Papa si è poi chiesto per quale ragione ci si debba proporre questo obiettivo «nell’attuale scenario internazionale caratterizzato da un clima instabile di conflittualità». E ha fatto notare che oggi, se si prendono in considerazioni «le principali minacce alla pace e alla sicurezza con le loro molteplici dimensioni in questo mondo multipolare del XXI secolo, come, ad esempio, il terrorismo, i conflitti asimmetrici, la sicurezza informatica, le problematiche ambientali, la povertà, non pochi dubbi emergono circa l’inadeguatezza della deterrenza nucleare a rispondere efficacemente a tali sfide».

Inoltre dovrebbero preoccuparci «le catastrofiche conseguenze umanitarie e ambientali che derivano da qualsiasi utilizzo degli ordigni nucleari con devastanti effetti indiscriminati e incontrollabili nel tempo e nello spazio». Per non parlare dello spreco di risorse che potrebbero essere impiegate per debellare la povertà. «Dobbiamo anche chiederci quanto sia sostenibile un equilibro basato sulla paura, quando esso tende di fatto ad aumentare la paura e a minare le relazioni di fiducia fra i popoli. La pace e la stabilità internazionali - scrive ancora Francesco - non possono essere fondate su un falso senso di sicurezza, sulla minaccia di una distruzione reciproca o di totale annientamento, sul semplice mantenimento di un equilibrio di potere».

La pace, ricorda il Papa, «deve essere costruita sulla giustizia, sullo sviluppo umano integrale, sul rispetto dei diritti umani fondamentali, sulla custodia del creato, sulla partecipazione di tutti alla vita pubblica, sulla fiducia fra i popoli, sulla promozione di istituzioni pacifiche, sull’accesso all’educazione e alla salute, sul dialogo e sulla solidarietà». Bisogna dunque andare oltre la deterrenza nucleare: la comunità internazionale è chiamata «ad adottare strategie lungimiranti per promuovere l’obiettivo della pace e della stabilità ed evitare approcci miopi ai problemi di sicurezza nazionale e internazionale».

Eliminare totalmente le armi nucleari diventa dunque, spiega Bergoglio, «sia una sfida sia un imperativo morale e umanitario. Un approccio concreto dovrebbe promuovere una riflessione su un’etica della pace e della sicurezza cooperativa multilaterale che vada al di là della “paura” e dell’“isolazionismo” che prevale oggi in numerosi dibattiti». L'obiettivo di un mondo libero da armi nucleari «richiede processi di lungo periodo, basati sulla consapevolezza che “tutto è connesso”, in un’ottica di ecologia integrale». Servono realismo, dialogo e «meccanismi di fiducia e di cooperazione».

La crescente interdipendenza e la globalizzazione, osserva ancora Francesco, significano che «qualunque risposta diamo alla minaccia delle armi nucleari, essa debba essere collettiva e concertata, basata sulla fiducia reciproca». E quest’ultima può essere costruita «solo attraverso un dialogo che sia sinceramente orientato verso il bene comune e non verso la tutela di interessi velati o particolari». Un dialogo «il più inclusivo possibile di tutti: Stati nucleari, Paesi non possessori di armi nucleari, settore militare e quello privato, comunità religiose, società civile, organizzazioni internazionali».

«In questo sforzo - ha detto ancora il Papa - dobbiamo evitare quelle forme di recriminazione reciproca e di polarizzazione che intralciano il dialogo invece di incoraggiarlo. L’umanità ha la capacità di lavorare insieme per costruire la nostra casa comune».


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