giovedì, ottobre 13, 2016
Se ne è andato a 90 anni, di cui ben 70 dedicati al teatro. Una vita per l'arte, da drammaturgo ad attore, da regista a scrittore, da pittore a scenografo, infine l'attivismo politico. Franca Rame l'amore di una vita perso nel 2013.

E' morto a 90 anni Dario Fo, drammaturgo, attore, regista, scrittore, pittore, scenografo e attivista italiano. Nel 1997 vinse il premio Nobel per la letteratura. E' deceduto questa mattina, da circa due settimane soffriva di forti dolori alla schiena ed era anche stato ricoverato in ospedale. Lascia la vita con l'energia che lo ha sempre caratterizzato: "Se mi dovesse capitare qualcosa, dite che ho fatto di tutto per campare".

Partito da San Giano, dove era nato il 24 marzo del 1926, il suo "paese delle meraviglie". Poi la vita in lombardia, descritta nell'autobiografia Il paese dei mezaràt (Feltrinelli), tra contrabbandieri e pescatori che "riempivano la testa di noi ragazzi di storie, cronaca locale frammista a favole". Anche grazie a lui arrivò una nuova dignità per il dialetto e la creazione della lingua frammista a termini stranieri e neologismi, che avrebbe trovato espressione nel grammelot del Mistero Buffo.

Dal '51 l'impegno in radio, dove i personaggi che avevano riempito la sua fantasia giovanile trovarono espressione nella raccolta Poer nano. Con la farsa Il dito nell'occhio, il gran debutto teatrale nientemeno che al Piccolo di Milano con Parenti e Giustino Durano. Da lì a poco l'incontro con Franca Rame, l'amore di una vita: "Aveva fuori dal teatro le macchine di ricconi che l'aspettavano. Io non ero nessuno, ero uno spilungone tutto orecchie, intimidito dalla sua bellezza e dunque casto. Allora un giorno lei mi prese dalle spalle, mi mise contro un muro e mi baciò. Lì iniziò tutto".

Dal matrimonio al primo figlio Jacopo, poi il trasferimento a Roma, dove recita nel suo unico film, "Lo svitato" di Carlo Lizzani. Negli anni '60 il ritorno sotto la Madunina, per il teatro, dove il Fo-autore passa dalle commedie satiriche ispirate alla tradizione dei comici dell'Arte: Gli arcangeli non giocano a flipper (1959), Chi ruba un piede è fortunato in amore (1961), Isabella, tre caravelle e un cacciaballe (1963). Nasce così la maschera del giullare che ne avrebbe decretato il successo.

Col successo anche la chiamata il Rai, per condurre Canzonissima. Immediate le polemiche per l'irriverenza che solo un giullare può avere del mondo reale. Dopo sette puntate Fo-Rame sbattono la porta. Il clamore è enorme, ma la Rai calerà su di loro la saracinesca per 15 anni. Fo tornerà nelle rete nazionale solo nel '77 ormai famoso in tutto il mondo.

Da allora, però, sarà solo teatro, in ogni sua forma. Nel 1969 arriva il capolavoro: quel Mistero Buffo, che da una sera di La Spezia quasi 50 anni fa, ha avuto di volta in volta notevoli stravolgimenti e riletture fino a giorni nostri. Risorgono in lui le antiche giullarate, i testi popolari ed i vangeli apocrifi che gli attireranno le ire del Vaticano. Ma il suo teatro entra anche in contatto con la stagione stragista, rinnovandosi ogni sera e ad ogni novità della cronaca: "In una tournée raccoglievo anche 260 denunce". Con Franca fonda "Soccorso Rosso" per sostenere detenuti politici: Pietro Valpreda, poi gli ex di Lotta Continua, Adriano Sofri, Giorgio Pietrostefani e Ovidio Bompressi.

Nel '73 l'arresto a Sassari per resistenza a pubblico ufficiale durante la replica di Guerra di popolo in Cile fa discutere, ma ancor più grave è il rapimento e lo stupro a Franca Rame per opera dei fascisti e, come emergerà, con la connivenza di organi dello Stato. L'attività resta, però, frenetica. Nel '78 produce tra mille polemiche il suo Histoire du soldat da Stravinskij e nell'80 gli Stati Uniti gli negano il visto.

Il culmine arriva nel 1997, col Nobel per la Letteratura. Già dal '95, quando un ictus rischia di renderlo cieco, il teatro rallenta, ma presenta nel 1999 Lu santo jullare Francesco. Di pari passo procede l'impegno politico, sia diretto (a Milano nel 2006), che con il sostegno ai 5 Stelle. Il 29 maggio 2013 segna il "più grande dolore della mia vita. Franca Rame se n'è andata tra le mie braccia". L'ultimo saluto è quello di disperazione di un uomo che ha sempre sostenuto di credere fermamente nella logica: "Ma una volta di là, spero di essere sorpreso".

"Con Dario Fo l'Italia perde uno dei grandi protagonisti del teatro, della cultura, della vita civile del nostro Paese. La sua satira, la ricerca, il lavoro sulla scena, la sua poliedrica attività artistica restano l'eredità di un grande italiano nel mondo. Ai suoi familiari il cordoglio mio personale e del governo italiano". Cosi' il premier Matteo Renzi alla notizia della morte del premio Nobel.


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