Paolo Pallante, artista jazz pop del panorama musicale italiano presenta il suo album: “Ufficialmente Pazzi”
Paolo Pallante: artista jazz pop del panorama musicale italiano presenta il suo: “ Ufficialmente Pazzi”.
intervista di Simona Santullo
Paolo Pallante è un ragazzo romano, laureato in farmacia, che adora il jazz e suona la chitarra in maniera incredibile. L’amore per la musica e la sua innata bravura, l’ha portato a collaborare con nomi importanti del panorama musicale internazionale. Giusto per citarne alcuni, Antonello Salis, Eric Daniel, Toni Armetta, Antonio Marangolo, Orlando Jhonson e Alessandro Haber
. Nel 2008 ha aperto i concerti del grande Carl Palmer, memorabile batterista di uno dei più celebri gruppi di rock progressivo degli anni ’70, gli Emerson Lake and Palmer. Personaggio di grande simpatia e sensibilità artistica, chitarrista convinto dalla voce e dal sound avvincente e un po’ retrò, racconta a noi di LPL News24 il suo nuovo lavoro discografico, dove ogni brano è una storia intrisa di amore e passione per la musica.
Il singolo che anticipa l’album si intitola: “Tutto quello che resta del perduto amor”. Scritto, suonato ed arrangiato con un altro grande della musica italiana e un altro grande chitarrista, Alex Britti, che per l’occasione suona la batteria, il basso e la pedal steel guitar: la chitarra che Alex ha sempre con se. Nel disco “Ufficialmente pazzi” insieme al bravissimo Pallante, oltre ad Alex Britti e alla giovane cantante Erica Mou, troviamo tante altre collaborazioni importanti del mondo del jazz contemporaneo, come Michele Rabbia e Pino Forastiere.
D.- Quando e come nasce la passione per la musica?
R.- Che domanda difficile! Hai domande di riserva? La passione per la musica nasce un po’ per caso, uno trova una chitarra della sorella sotto il letto, si mette a suonare e ci riesce, almeno nel mio caso è successo questo. Da quel momento non mi sono più staccato dalla sua chitarra, mia sorella ha dovuto smettere di prendere lezioni di chitarra con quella, perché era diventata la mia e di nessun altro. Così ho iniziato a suonare quella e l’organetto Bontempi, sai ho una certa età… e quindi avevo questo organetto che portavo alle scuole elementari . Avevo anche un preside molto illuminato che mi portava a fare il tour della scuola con l’organetto e la chitarra e facevo le canzoncine di Natale e le imitazioni. Ero molto bravo a fare le imitazioni…ero un pagliaccio, ecco.
D.- Come nasce una tua canzone e che legame c’è tra il testo e musica?
R.- Testo e musica per me sono un po’ la stessa cosa, escono così…non ci faccio molto caso. So che per me la parola ha un’importanza fondamentale, ci credo fortemente. Credo che la parola sia una delle cose più belle che abbiamo conquistato, forse una delle migliori quando ovviamente è usata bene. Per questo per me la parola è fondamentale, i testi sono fondamentali, come fondamentale è la metrica che scandisce tutto quanto e con questo si arriva alla musica e alla musicalità del testo che non è mai slegato da quello che c’è sotto. Scrivo ovviamente, come la maggior parte dei musicisti, per ispirazione, perché qualche cosa mi colpisce e tutto questo viene fuori insieme. E’ difficile che io abbia un testo separato dalla musica o viceversa. Non è mai successo.
D.- Tu hai collaborato con jazzisti di fama internazionale, solo per citarne alcuni, ERIC DANIEL, ANTONELLO SALIS, MAURO ATTOLINI, hai poi aperto i concerti del grande CARL PALMER. Come sono nate tutte queste collaborazioni e quanto hanno influenzato il tuo modo di fare musica?
R.- Eric Daniel è un mio carissimo amico, lui è un sassofonista americano ed è una persona a cui voglio un bene incredibile. Abbiamo fatto tante cose insieme, tanti chilometri, tanti viaggi. Con tutti questi musicisti e collaboratori che hai nominato, sono nate delle amicizie, e come accade spesso, le persone con cui lavoro, - e uso in modo appropriato questo termine, - sono anche le persone con cui vado a cena la sera, sono gli amici a cui telefono, sono le persone che mi stanno accanto. Non ho collaboratori di tipo “turnista”, con tutto il rispetto che ho per chi fa questo mestiere, ma il mio fare musica ha un passo un po’ differente. Il caso di Carl Palmer è stato un po’ particolare perché lui non rientrava nella cerchia delle mie amicizie strette, purtroppo. E’ successo che ho avuto quest’opportunità che mi è stata regalata da lui. Mi ricordo che una mattina, ed era la mattina dell’ultimo giorno del tour in Germania, lui doveva prendere l’aereo per tornare a casa, io invece avrei preso il pulmino per tornare a casa, e quindi c’era una certa differenza… comunque, quella mattina era molto presto ed eravamo nella foresta nera, un posto incredibile. Lui si sveglia molto presto la mattina, è iperattivo e anche ipercinetico, per cui l’ho trovato fuori dell’albergo che faceva le flessioni e anch’io mi ero svegliato molto presto perché volevo stare un po’ con lui e ringraziarlo per tutta l’opportunità e in quell’occasione mi disse: “ Non devi ringraziare me, ma devi ringraziare te stesso; e se sei qui, è perché penso che tu possa farlo altrimenti non ti avrei mai fatto aprire i miei concerti”, e questo è stato davvero bello per me. Ho quindi aperto i suoi concerti, chitarra e voce e in quell’occasione ho imparato tanto.
D.- Vincenzo Mollica in “ Do re ciak gulp” ti ha definito “ UN VERO TALENTO DA SCOPRIRE”. Che effetto ti ha fatto ricevere questo complimento?
R.- Ho sperato che mi scoprissero… (Ride). È stato molto carino, ha fatto questo servizio che io non mi aspettavo. Mi ricordo un episodio legato a questo…un giorno ha cominciato a suonarmi il telefono e non capivo il perché, tra l’altro, in quell’occasione lasciai il telefonino senza suoneria e quindi non mi rendevo conto delle chiamate. A un certo punto vidi tutte le chiamate, ed erano tutte di parenti, e quindi pensai che fosse successo qualche cosa di grave. E invece, per fortuna era successo che mi chiamavano amici e parenti solo per dirmi che su Rai uno, Mollica aveva detto che ero un grande…Tra me e me ho pensato: “ va bene, se l’ha detto lui, ora siamo tutti più convinti…”. Spero che lo ripeta in un prossimo futuro e che la prossima volta non ci metta: “ talento da scoprire”…ma che dica finalmente che mi hanno scoperto….
D.- A fine novembre uscirà il tuo nuovo disco “ UFFICALMENTE PAZZI”. Il titolo mi piace, ma come mai questo titolo?
R.- Ecco…complimenti, il titolo ti piace moltissimo e questo già ci preoccupa…(ride). Intanto il disco, in realtà, uscirà a dicembre, nella prima parte di dicembre e come al solito io sono in ritardo, affannoso e contemporaneamente calmo. Il titolo viene da una delle canzoni che è all’interno dell’album. Il testo della canzone mi è stato donato da una mia carissima amica, che ha scritto questa poesia molti anni fa come atto di liberazione, il tema è chiaro, si parla di follia ovviamente. Questo testo è molto doloroso, ma anche liberatorio, tanto che mi regalò questa poesia dicendomi di farne ciò che volevo, e un giorno è successo che da questa poesia è uscita fuori una canzone. Mi piaceva l’idea che il titolo dell’album fosse questo, sia per ringraziare questa mia amica, sia perché volevo aggiungere un altro significato a questa storia e cioè che sembra evidente, che come genere siamo pazzi, è ufficiale, bisogna che qualcuno lo dica, anche se non credo di essere stato il primo a farlo. Secondo me è piuttosto evidente, da quello che vedo in giro, per quello che succede, e ho voluto scriverlo sulla copertina del disco.
D.- Il singolo che anticipa l’album s’intitola “Tutto quello che resta del perduto amor” . Una canzone molto particolare dal sapore un po’ retrò. Com’è nata?
R.- Il sapore è un po’ retrò, io sono un po’ retrò, non arretrato ma retrò. La canzone è nata così, guardando un frigorifero. Io ho questo frigorifero, dove ci sono attaccate delle cose, in particolare ci sono calamite da frigo, io le colleziono, come colleziono le cartoline che non si trovano più. Quando sono in giro a fare i concerti compro le cartoline e me le mando a casa da solo, e questo mi fa molto piacere perché quando torno trovo la posta piena e mi piace molto. Aggiungo che spesso sono le cartoline più brutte che ho trovato in giro. Se sono fortunato, ne trovo anche degli anni ’70, sai quelle che sono sopravvissute ai ritiri. Un giorno, guardando il frigo mi sono accorto che c’erano attaccate molte cose di vite precedenti, e questo in senso positivo perché tutti abbiamo delle evoluzioni nella vita. Sul mio frigorifero si sono ammucchiati tanti ricordi, tante cose che riguardano altre persone e così mi sono chiesto che cosa ci rimane nelle tasche, nella mente quando finisce una storia, che poi potrebbe anche essere una storia non d’amore ma d’amicizia. Ognuno può fare i conti con quello che gli è rimasto e a me sono rimasti questi ricordi e la canzone che ho scritto con Alex Britti. Insieme l’abbiamo rivista, arrangiata di nuovo e suonata. Ne è venuto fuori il pezzo che adesso è in rotazione su tutte le radio.
D.- Per quest’album hai collaborato con un altro grande della musica italiana, Alex Britti. Come hai conosciuto Alex?
R.- Alex rientra in quella cerchia di amici con cui normalmente ho a che fare nella vita. Ci siamo conosciuti tantissimi anni fa, entrambi frequentavamo gli stessi locali, è nata un’amicizia che è andata avanti. Sono felicissimo del fatto che abbiamo sempre tenuto lontano il lavoro dall’amicizia, anche se abbiamo suonato tante volte insieme ma mai per lavoro, anche perché ognuno di noi ha una propria visione della musica. Un giorno eravamo sul divano a suonare la chitarra, ed è uscita fuori questa canzone. E’ stato un bel pezzo, c’è andato di farlo insieme e sono molto grato ad Alex perché ovviamente mi da una spalla notevolissima. Arrangiare e suonare il pezzo con lui ha voluto significare trovarne una chiave nuova rispetto a come l’avevo immaginata io. Alex è stato molto bravo a guardare da fuori e a trovare la vena un po’ “messicano retrò…” . Su questo pezzo Alex suona la batteria e il basso. Ci siamo divertiti a suonare tutto noi, e suona anche la lap guitar, che è quella chitarra che caratterizza molto la sonorità del piano. Poi a quel punto abbiamo cominciato a “litigare ferocemente” su chi avesse dovuto suonare la chitarra e ho vinto io, quindi io suono la chitarra acustica ukulele, e poi ho cantato. A quel punto si è unita a noi anche Erika Mu, giovane cantautrice che ha fatto i cori. Quindi anche lei è stata molto carina a venirci a trovare e a cantare insieme con noi.
D.- In anteprima, cosa racconti con le canzoni di “ Ufficialmente pazzi”. Che disco è, cosa troveremo dentro e quali sonorità?
R.- Nel disco ci sarà molta chitarra, ma non solo quella. Come ti dicevo io amo la parola e amo molto anche la chitarra, quindi ci sono queste due cose. Poi c’è la visione personalissima del mondo, o forse potrei dire al contrario, ciò che il mondo fa vedere a me. Ci sono argomenti che vanno dalla follia ad argomenti molto più leggeri. C’è una canzone d’amore, ho scritto addirittura anche una canzone d’amore, come ci sono riuscito non lo so. Ci sono cantanti che scrivono solo canzoni d’amore e non riesco a capire come facciano. Io riesco a scrivere canzoni d’amore solo se mi sono innamorato, e questo è il mio limite da musicista, ma non da cantautore. Davvero non capisco come facciano alcuni a scrivere 126 canzoni d’amore, quando io ne ho scritta solo una, anzi, nella mia vita ne ho scritte due, questo significa che mi sono innamorato due volte…e questa è la verità. Nel disco quindi c’è anche questa canzone, c’è un pezzo completamente strumentale, c’è un brano pianoforte e voce, c’è un pezzo solo chitarra che poi chiude il disco.
D.- Eventi live, puoi anticipare qualche data?
R.- Comincerò un tour dopo l’uscita del mio disco che inizierà dalla fine di gennaio e questo perché volevo riposarmi un po’ dopo l’uscita del disco. Quest’ultimo anno è stato molto forsennato, dormo tre ore a notte da un anno e ho davvero bisogno di riposare. Voglio poi godermi l’uscita del disco da fuori, vedere che succede per un po’ e poi iniziare a promuoverlo, cosa che farò in modo molto molto buono andando in giro e suonando.
D.- Paolo, ricordiamo in ultimo tutti i riferimenti dei social e il sito ufficiale dove i tuoi fan possono trovare informazioni e novità su te e la tua musica.
R.- Ci sono ovviamente i social network conosciuti come Facebook e Tweetter, e poi c’è il sito: paolopallante.com oppure paolopallante.net. C’è anche un canale Youtube , insomma sono abbastanza presente sulla rete. Il sito vero e proprio partirà dall’uscita del disco, abbiamo deciso di fare questa cosa perché la grafica del disco e quella del sito è stata fatta da un disegnatore molto bravo che si chiama Manuel Degas e lui racconta con il suo tratto grafico tutta la storia di questo disco sia sulla copertina, sia sul sito. C’è quindi un grande lavoro artistico anche nella parte del “confezionamento” del disco stesso.
intervista di Simona Santullo
Paolo Pallante è un ragazzo romano, laureato in farmacia, che adora il jazz e suona la chitarra in maniera incredibile. L’amore per la musica e la sua innata bravura, l’ha portato a collaborare con nomi importanti del panorama musicale internazionale. Giusto per citarne alcuni, Antonello Salis, Eric Daniel, Toni Armetta, Antonio Marangolo, Orlando Jhonson e Alessandro Haber
. Nel 2008 ha aperto i concerti del grande Carl Palmer, memorabile batterista di uno dei più celebri gruppi di rock progressivo degli anni ’70, gli Emerson Lake and Palmer. Personaggio di grande simpatia e sensibilità artistica, chitarrista convinto dalla voce e dal sound avvincente e un po’ retrò, racconta a noi di LPL News24 il suo nuovo lavoro discografico, dove ogni brano è una storia intrisa di amore e passione per la musica.
Il singolo che anticipa l’album si intitola: “Tutto quello che resta del perduto amor”. Scritto, suonato ed arrangiato con un altro grande della musica italiana e un altro grande chitarrista, Alex Britti, che per l’occasione suona la batteria, il basso e la pedal steel guitar: la chitarra che Alex ha sempre con se. Nel disco “Ufficialmente pazzi” insieme al bravissimo Pallante, oltre ad Alex Britti e alla giovane cantante Erica Mou, troviamo tante altre collaborazioni importanti del mondo del jazz contemporaneo, come Michele Rabbia e Pino Forastiere.
D.- Quando e come nasce la passione per la musica?
R.- Che domanda difficile! Hai domande di riserva? La passione per la musica nasce un po’ per caso, uno trova una chitarra della sorella sotto il letto, si mette a suonare e ci riesce, almeno nel mio caso è successo questo. Da quel momento non mi sono più staccato dalla sua chitarra, mia sorella ha dovuto smettere di prendere lezioni di chitarra con quella, perché era diventata la mia e di nessun altro. Così ho iniziato a suonare quella e l’organetto Bontempi, sai ho una certa età… e quindi avevo questo organetto che portavo alle scuole elementari . Avevo anche un preside molto illuminato che mi portava a fare il tour della scuola con l’organetto e la chitarra e facevo le canzoncine di Natale e le imitazioni. Ero molto bravo a fare le imitazioni…ero un pagliaccio, ecco.
D.- Come nasce una tua canzone e che legame c’è tra il testo e musica?
R.- Testo e musica per me sono un po’ la stessa cosa, escono così…non ci faccio molto caso. So che per me la parola ha un’importanza fondamentale, ci credo fortemente. Credo che la parola sia una delle cose più belle che abbiamo conquistato, forse una delle migliori quando ovviamente è usata bene. Per questo per me la parola è fondamentale, i testi sono fondamentali, come fondamentale è la metrica che scandisce tutto quanto e con questo si arriva alla musica e alla musicalità del testo che non è mai slegato da quello che c’è sotto. Scrivo ovviamente, come la maggior parte dei musicisti, per ispirazione, perché qualche cosa mi colpisce e tutto questo viene fuori insieme. E’ difficile che io abbia un testo separato dalla musica o viceversa. Non è mai successo.
D.- Tu hai collaborato con jazzisti di fama internazionale, solo per citarne alcuni, ERIC DANIEL, ANTONELLO SALIS, MAURO ATTOLINI, hai poi aperto i concerti del grande CARL PALMER. Come sono nate tutte queste collaborazioni e quanto hanno influenzato il tuo modo di fare musica?
R.- Eric Daniel è un mio carissimo amico, lui è un sassofonista americano ed è una persona a cui voglio un bene incredibile. Abbiamo fatto tante cose insieme, tanti chilometri, tanti viaggi. Con tutti questi musicisti e collaboratori che hai nominato, sono nate delle amicizie, e come accade spesso, le persone con cui lavoro, - e uso in modo appropriato questo termine, - sono anche le persone con cui vado a cena la sera, sono gli amici a cui telefono, sono le persone che mi stanno accanto. Non ho collaboratori di tipo “turnista”, con tutto il rispetto che ho per chi fa questo mestiere, ma il mio fare musica ha un passo un po’ differente. Il caso di Carl Palmer è stato un po’ particolare perché lui non rientrava nella cerchia delle mie amicizie strette, purtroppo. E’ successo che ho avuto quest’opportunità che mi è stata regalata da lui. Mi ricordo che una mattina, ed era la mattina dell’ultimo giorno del tour in Germania, lui doveva prendere l’aereo per tornare a casa, io invece avrei preso il pulmino per tornare a casa, e quindi c’era una certa differenza… comunque, quella mattina era molto presto ed eravamo nella foresta nera, un posto incredibile. Lui si sveglia molto presto la mattina, è iperattivo e anche ipercinetico, per cui l’ho trovato fuori dell’albergo che faceva le flessioni e anch’io mi ero svegliato molto presto perché volevo stare un po’ con lui e ringraziarlo per tutta l’opportunità e in quell’occasione mi disse: “ Non devi ringraziare me, ma devi ringraziare te stesso; e se sei qui, è perché penso che tu possa farlo altrimenti non ti avrei mai fatto aprire i miei concerti”, e questo è stato davvero bello per me. Ho quindi aperto i suoi concerti, chitarra e voce e in quell’occasione ho imparato tanto.
D.- Vincenzo Mollica in “ Do re ciak gulp” ti ha definito “ UN VERO TALENTO DA SCOPRIRE”. Che effetto ti ha fatto ricevere questo complimento?
R.- Ho sperato che mi scoprissero… (Ride). È stato molto carino, ha fatto questo servizio che io non mi aspettavo. Mi ricordo un episodio legato a questo…un giorno ha cominciato a suonarmi il telefono e non capivo il perché, tra l’altro, in quell’occasione lasciai il telefonino senza suoneria e quindi non mi rendevo conto delle chiamate. A un certo punto vidi tutte le chiamate, ed erano tutte di parenti, e quindi pensai che fosse successo qualche cosa di grave. E invece, per fortuna era successo che mi chiamavano amici e parenti solo per dirmi che su Rai uno, Mollica aveva detto che ero un grande…Tra me e me ho pensato: “ va bene, se l’ha detto lui, ora siamo tutti più convinti…”. Spero che lo ripeta in un prossimo futuro e che la prossima volta non ci metta: “ talento da scoprire”…ma che dica finalmente che mi hanno scoperto….
D.- A fine novembre uscirà il tuo nuovo disco “ UFFICALMENTE PAZZI”. Il titolo mi piace, ma come mai questo titolo?
R.- Ecco…complimenti, il titolo ti piace moltissimo e questo già ci preoccupa…(ride). Intanto il disco, in realtà, uscirà a dicembre, nella prima parte di dicembre e come al solito io sono in ritardo, affannoso e contemporaneamente calmo. Il titolo viene da una delle canzoni che è all’interno dell’album. Il testo della canzone mi è stato donato da una mia carissima amica, che ha scritto questa poesia molti anni fa come atto di liberazione, il tema è chiaro, si parla di follia ovviamente. Questo testo è molto doloroso, ma anche liberatorio, tanto che mi regalò questa poesia dicendomi di farne ciò che volevo, e un giorno è successo che da questa poesia è uscita fuori una canzone. Mi piaceva l’idea che il titolo dell’album fosse questo, sia per ringraziare questa mia amica, sia perché volevo aggiungere un altro significato a questa storia e cioè che sembra evidente, che come genere siamo pazzi, è ufficiale, bisogna che qualcuno lo dica, anche se non credo di essere stato il primo a farlo. Secondo me è piuttosto evidente, da quello che vedo in giro, per quello che succede, e ho voluto scriverlo sulla copertina del disco.
D.- Il singolo che anticipa l’album s’intitola “Tutto quello che resta del perduto amor” . Una canzone molto particolare dal sapore un po’ retrò. Com’è nata?
D.- Per quest’album hai collaborato con un altro grande della musica italiana, Alex Britti. Come hai conosciuto Alex?
R.- Alex rientra in quella cerchia di amici con cui normalmente ho a che fare nella vita. Ci siamo conosciuti tantissimi anni fa, entrambi frequentavamo gli stessi locali, è nata un’amicizia che è andata avanti. Sono felicissimo del fatto che abbiamo sempre tenuto lontano il lavoro dall’amicizia, anche se abbiamo suonato tante volte insieme ma mai per lavoro, anche perché ognuno di noi ha una propria visione della musica. Un giorno eravamo sul divano a suonare la chitarra, ed è uscita fuori questa canzone. E’ stato un bel pezzo, c’è andato di farlo insieme e sono molto grato ad Alex perché ovviamente mi da una spalla notevolissima. Arrangiare e suonare il pezzo con lui ha voluto significare trovarne una chiave nuova rispetto a come l’avevo immaginata io. Alex è stato molto bravo a guardare da fuori e a trovare la vena un po’ “messicano retrò…” . Su questo pezzo Alex suona la batteria e il basso. Ci siamo divertiti a suonare tutto noi, e suona anche la lap guitar, che è quella chitarra che caratterizza molto la sonorità del piano. Poi a quel punto abbiamo cominciato a “litigare ferocemente” su chi avesse dovuto suonare la chitarra e ho vinto io, quindi io suono la chitarra acustica ukulele, e poi ho cantato. A quel punto si è unita a noi anche Erika Mu, giovane cantautrice che ha fatto i cori. Quindi anche lei è stata molto carina a venirci a trovare e a cantare insieme con noi.
D.- In anteprima, cosa racconti con le canzoni di “ Ufficialmente pazzi”. Che disco è, cosa troveremo dentro e quali sonorità?
R.- Nel disco ci sarà molta chitarra, ma non solo quella. Come ti dicevo io amo la parola e amo molto anche la chitarra, quindi ci sono queste due cose. Poi c’è la visione personalissima del mondo, o forse potrei dire al contrario, ciò che il mondo fa vedere a me. Ci sono argomenti che vanno dalla follia ad argomenti molto più leggeri. C’è una canzone d’amore, ho scritto addirittura anche una canzone d’amore, come ci sono riuscito non lo so. Ci sono cantanti che scrivono solo canzoni d’amore e non riesco a capire come facciano. Io riesco a scrivere canzoni d’amore solo se mi sono innamorato, e questo è il mio limite da musicista, ma non da cantautore. Davvero non capisco come facciano alcuni a scrivere 126 canzoni d’amore, quando io ne ho scritta solo una, anzi, nella mia vita ne ho scritte due, questo significa che mi sono innamorato due volte…e questa è la verità. Nel disco quindi c’è anche questa canzone, c’è un pezzo completamente strumentale, c’è un brano pianoforte e voce, c’è un pezzo solo chitarra che poi chiude il disco.
D.- Eventi live, puoi anticipare qualche data?
R.- Comincerò un tour dopo l’uscita del mio disco che inizierà dalla fine di gennaio e questo perché volevo riposarmi un po’ dopo l’uscita del disco. Quest’ultimo anno è stato molto forsennato, dormo tre ore a notte da un anno e ho davvero bisogno di riposare. Voglio poi godermi l’uscita del disco da fuori, vedere che succede per un po’ e poi iniziare a promuoverlo, cosa che farò in modo molto molto buono andando in giro e suonando.
D.- Paolo, ricordiamo in ultimo tutti i riferimenti dei social e il sito ufficiale dove i tuoi fan possono trovare informazioni e novità su te e la tua musica.
R.- Ci sono ovviamente i social network conosciuti come Facebook e Tweetter, e poi c’è il sito: paolopallante.com oppure paolopallante.net. C’è anche un canale Youtube , insomma sono abbastanza presente sulla rete. Il sito vero e proprio partirà dall’uscita del disco, abbiamo deciso di fare questa cosa perché la grafica del disco e quella del sito è stata fatta da un disegnatore molto bravo che si chiama Manuel Degas e lui racconta con il suo tratto grafico tutta la storia di questo disco sia sulla copertina, sia sul sito. C’è quindi un grande lavoro artistico anche nella parte del “confezionamento” del disco stesso.
Grazie Paolo….
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