mercoledì, novembre 27, 2013
La testimonianza di una donna che racconta come sia possibile provare un forte sentimento per Dio incontrandolo tutti i giorni come una persona in carne e ossa

di Carlo Mafera

Maria Cristina Corvo è una donna veramente straordinaria per la sua rettitudine e integrità etica, nonché per il suo enorme amore per il prossimo. E’ un’insegnante che è un modello di competenza e di saggezza nel comunicare la fede, e non perché sia insegnante di religione ma perché è una “santa laica”, come l’ha definita monsignor Vecerrica, vescovo di Fabriano. Cristina Corvo si racconta sul suo sito www.intemirifugio.it: “Per anni non ci ho creduto ma poi, quando hanno iniziato a chiamarmi sempre più spesso per relazioni od incontri e quando una mia cara amica mi ha preso da parte dicendomi: «Cri, tu devi scrivere!»… e quando un’altra cara amica mi ha «imprigionato» nella sua automobile dicendomi in tono perentorio: «Cri, tu hai il dono di comunicare e lo devi fare!», ho dedotto che quella ragazzina adolescente che si incantava spesso forse poteva raccontare il turbinio di colori che ogni giorno le passa per la mente”.

La professoressa Corvo dimostra con questa sua esperienza che la fede non è frutto di un’adesione razionale scaturita dalla lettura dei testi sacri o dal confronto intellettuale con chi è pro o contro la fede cattolica. E’ invece il frutto maturo di un lungo percorso di vita vissuta e soprattutto di un incontro con l’altro, e ancor di più con il Totalmente Altro. In questa testimonianza si percepisce la forza attrattiva del Signore su di lei. Questo può accadere se soltanto siamo capaci di lasciarci coinvolgere e di rispondere a questa dolce mozione interiore. Leggiamo un estratto di Maria Cristina Corvo: “Sono quasi le cinque del mattino e io mi sveglio di soprassalto con un grande desiderio di uscire di casa per… pregare. Non ci posso credere. Per pregare? È il mattino del 2 ottobre 1984: ho un bellissimo bimbo di 13 mesi che dorme nella stanza accanto, ho un marito di cui sono innamoratissima che mi respira vicino e, anche se ancora non lo so, il mio rapporto con Dio sta per cambiare totalmente per non tornare mai più come era prima. Improvvisamente mi sveglio e sento che devo uscire di casa per andare a pregare in qualche chiesa. E’ un fuoco di passione improvvisa per Dio. E’ una forza interiore che mi spinge ad uscire da casa e mi sembra di non poterle resistere. Mi rigiro nel letto cercando di aggrapparmi alla razionalità che mi ricorda che posso benissimo pregare a letto o che posso alzarmi più tardi per andare in chiesa. Niente da fare. Sono come travolta da un fuoco di passione che non mi permette di restare a letto. Devo assolutamente uscire. Le strade sono deserte e, camminando, ascolto l’eco dei miei passi mentre sono affascinata da ciò che sto provando. E’ una novità travolgente che fa entrare come un tornado la chiamata di Dio nella mia vita. Eppure io ho sempre creduto in Lui, quindi quale sarebbe la novità? Fin da piccola ho frequentato gruppi cattolici, la mia parrocchia e il catechismo; mi sono sposata in chiesa e ho battezzato il mio primo figlio credendo in quel che stavo facendo. Tuttavia, a pensarci bene, Dio è stato sempre come un punto di riferimento vero ma anche molto teorico, affascinante ma anche un po’ lontano dalla mia vita quotidiana. Il 2 ottobre 1984, festa degli Angeli Custodi, alle cinque del mattino, qualcosa mi ha buttato giù dal letto per farmi entrare in chiesa a pregare davanti al Santissimo.
Non ricordo bene ciò che ho detto a Dio ma rammento che quelle due ore sono passate come fossero state cinque minuti. Quel giorno ho scoperto che di Dio ci si può davvero innamorare! I giorni seguenti li rammento come avvolti dall’euforia di questa scoperta. Pensavo sempre a Dio; parlavo sempre con Lui, mi sentivo sua creatura e figlia e avevo la certezza del suo amore. Andavo al supermercato e pregavo; cambiavo il pannolino a mio figlio e parlavo con Dio; preparavo la cena e scherzavo con Dio. Persino il termine “Dio” mi sembrava riduttivo. Sentivo la Presenza, la Passione, l’Amore, l’Altro… non trovo la parola giusta. Ma c’è una parola giusta, poi? Ogni mattina, alle cinque in punto, qualcosa mi svegliava e io uscivo di casa. Puntuale come ad un appuntamento tra innamorati. Credo che ciò che mi è successo possa essere paragonato al passaggio dallo studiare il fenomeno dell’innamoramento all’innamorarsi sul serio di una persona. E’ stato il passaggio dalla teoria alla pratica. Io posso capire coloro che, leggendo queste righe, penseranno ad un’esagerazione, ad un’amplificazione emotiva, ad un’autosuggestione dovuta magari a qualche sogno fatto la notte precedente. Questi concetti me li disse anche un sacerdote da cui andai a parlare i giorni seguenti, per cercare di avere un chiarimento su quest’ondata di Dio che mi aveva travolta. Mi sentii rispondere che dovevo essere prudente perché l’emotività, la religiosità emozionale, una fede poco radicata alla realtà poteva farmi credere vero ciò che invece proveniva solo dalle mie emozioni. La parola “emozione” quel giorno la sentii pronunciare tante volte da quel prete (molto bravo, tra l’altro, per tantissime altre cose) che cercava, con delicatezza e tentando di non offendermi troppo, di spiegarmi come spesso la nostra fede è suggestionata da momentanei desideri di … “emozioni”, appunto. Io però continuavo a svegliarmi tutte le mattine alle cinque, come se ci fosse stata una sveglia invisibile e tutte le mattine andavo in chiesa perché fortemente attratta. Non ricordo quante settimane durò questa ubriacatura di Dio, questo innamoramento divino senza preavviso; però da quel momento tutto cambiò in me. Nella mia vita non era più come se Dio ci fosse; Dio c’era!”.


È presente 1 commento

Anonimo ha detto...

un articolo prezioso che rende il Vostro giornale più preziozo. Abbiamo saputo che ci sono manifestazioni o ristampe dedicate al'Editto di Costantino e al grande filosofo francescano Rullo, saremmo lieto se il Vostro Direttore Virgilio Violo, facesse eseguire da Voi questi argomenti.Grazie

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