Su circa 7.7 milioni di bambini tra i 5 e i 17 anni in Nepal, 1.6 milioni sono lavoratori. E’ quanto emerge da un rapporto dell’Organizzazione internazionale del lavoro.
Radio Vaticana - Nel dossier, ripreso dall’agenzia Fides, si precisa poi che le ragazze lavorano in condizioni molto più pericolose rispetto ai loro coetanei maschi. Le ragazze hanno il 50% di probabilità in più, 373 mila contro 248 mila maschi, di essere coinvolte in lavori che le espongono a significativi danni fisici e psicologici. Nel dossier si sottolinea anche che, rispetto a dieci anni fa, i minori lavoratori sono un milione in meno. Le cause di questa riduzione sono molteplici. Lo scontro decennale tra l’esercito dello Stato e i ribelli maoisti ha costretto le famiglie rurali a mandare i loro figli al sicuro nelle aree urbane, dove hanno dovuto lavorare per potersi mantenere.
Questa tendenza si è interrotta con la fine del conflitto, nel 2006. Un netto calo è stato inoltre registrato per il cosiddetto `kamlari', messo fuori legge nel 2006. Tale pratica consiste nel dare in prestito i propri figli, generalmente femmine della casta Tharu, come lavoratori a contratto per pagare un debito familiare. I gruppi sostenitori dei diritti umani hanno promosso varie iniziative per scoraggiare il ‘kamlari’ offrendo sovvenzioni alle famiglie più povere, e anche il governo ha promesso aiuti finanziari. Ad aggravare il problema è il fatto che la maggior parte dei bambini non ricevono alcuna formazione dopo la scuola elementare. Le fabbriche impiegano infine molti minori nonostante ci sia un divieto nazionale.
Radio Vaticana - Nel dossier, ripreso dall’agenzia Fides, si precisa poi che le ragazze lavorano in condizioni molto più pericolose rispetto ai loro coetanei maschi. Le ragazze hanno il 50% di probabilità in più, 373 mila contro 248 mila maschi, di essere coinvolte in lavori che le espongono a significativi danni fisici e psicologici. Nel dossier si sottolinea anche che, rispetto a dieci anni fa, i minori lavoratori sono un milione in meno. Le cause di questa riduzione sono molteplici. Lo scontro decennale tra l’esercito dello Stato e i ribelli maoisti ha costretto le famiglie rurali a mandare i loro figli al sicuro nelle aree urbane, dove hanno dovuto lavorare per potersi mantenere. Questa tendenza si è interrotta con la fine del conflitto, nel 2006. Un netto calo è stato inoltre registrato per il cosiddetto `kamlari', messo fuori legge nel 2006. Tale pratica consiste nel dare in prestito i propri figli, generalmente femmine della casta Tharu, come lavoratori a contratto per pagare un debito familiare. I gruppi sostenitori dei diritti umani hanno promosso varie iniziative per scoraggiare il ‘kamlari’ offrendo sovvenzioni alle famiglie più povere, e anche il governo ha promesso aiuti finanziari. Ad aggravare il problema è il fatto che la maggior parte dei bambini non ricevono alcuna formazione dopo la scuola elementare. Le fabbriche impiegano infine molti minori nonostante ci sia un divieto nazionale.
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