martedì, giugno 01, 2010
Dopo il fallimento di "top kill" l'industria petroliferà avvierà un nuovo piano di contenimento. Ma la situazione rischia di peggiorarsi.

obama bpPeaceReporter - Tragedia British Petroleum atto quarto. Ormai è un pessimismo diffuso, ai limiti della disperazione, quello sceso tanto fra i cittadini statunitensi quanto fra i loro governanti all'indomani del fallimento del "top kill", la terza operazione di contenimento del greggio che sta infestando, dallo scorso 20 aprile, le acque del Golfo del Messico. La pressione dell'oro nero è incontenibile e gli esperti della multinazionale britannica continuano ad avanzare soluzioni tecniche sistematicamente accompagnate da dichiarazioni di incertezza. "Le probabilità di riuscita sono basse". Questa la frase di rito che ha anticipato ogni manovra attuata per chiudere la falla causata dall'esplosione della piattaforma di trivellazione Deep Water Horizon.

Quarto stadio. Si chiama Lower Marine Riser Package (LMRP) l'ennesimo progetto che la BP dovrebbe far partire domani. Alle basse percentuali, questa volta, si aggiunge anche un macabro paradosso: la possibilità che la situazione peggiori. Fra tutte le operazioni attuate fino ad ora questa sarà la prima che intaccherà direttamente la struttura dell'ex piattaforma. Per mezzo di un robot radiocomandato verrà tagliato il tubo flessibile di pompaggio dalla punta estrema della valvola di sicurezza Blow out preventer (BOP) che, dall'inizio del disastro, rappresenta il cardine delle domande e delle inchieste. É proprio questo congegno, infatti, che avrebbe dovuto garantire la chiusura del pozzo in caso d'incidente. Non è stato così. Le indagini preliminari sul caso condotte da una commissione indipendente di nomina presidenziale cercheranno di appurare se l'inefficienza della valvola sia dipesa soltanto dall'usura dei materiali con i quali è stata costruita o anche dalla negligenza congiunta della compagnia europea, nella manutenzione dell'impianto, e della Minerals Management Service (MMS), nei controlli su di essa. Dopo il primo taglio l'operazione comporterà una seconda recisione del tubo di conduzione, operata con un filo diamantato, all'altezza del BOP che sarà rimosso e congiunto al "cappuccio" meccanico. A questo, progettato per aderire alla parte finale del pozzo, sarà collegata una conduttura metallica che trasporterà i liquami all'interno di una nave cisterna parcheggiata sulla superficie marina. La grande incognita questa volta rischia però di fare precipitare la situazione in modo drastico perché lo smembramento della struttura di pompaggio farà aumentare l'emorragia marina del 20 percento. E se l'applicazione del LMRP non dovesse andare a buon fine le conseguenze saranno peggiori di quelle attuali.

Terremoto alla White House. Dallo stato maggiore di BP, Doug Suttles ha già anticipato la possibilità di un quinto piano in caso del fallimento di questo, aggiungendo che "i risultati del LMRP" non arriveranno prima di qualche giorno. Anche troppo per Obama che nonostante gli sforzi e le visite sulle ormai martoriate coste della Louisiana, continua a subire una perdita dei consensi all'interno della società. Per molti quello che il presidente ha fatto, e sta facendo, non è ancora abbastanza. Dopo aver assistito impotenti, ventiquattro ore al giorno per più di un mese, alle sconvolgenti immagini trasmesse dalla "spill-cam" di BP dai fondali del Golfo del Messico, ambientalisti e società civile si sono riuniti nelle più grandi piazze dello Stato federale per urlare la loro protesta contro i responsabili di quello che ormai è noto come "il più grande disastro ambientale della storia americana". E nessuno ha fatto differenze fra chi trivella e chi gestisce il Paese. Per il popolo il presidente e il suo ticket sono ormai "incapaci" di gestire l'emergenza. Intanto l'inquilino della White House dopo essersi cosparso il capo di cenere, "sono il presidente - ha detto Obama - e mi prendo l'ultima responsabilità di questa crisi" aggiungendo "non vi lasceremo soli", ha rispolverato il proclama del primo minuto: "British Petroleum è responsabile di questo orribile disastro e British Petroleum pagherà fino all'ultimo centesimo". Finora le risorse impiegate dal colosso di Londra per sanare l'emergenza ammontano a 930 milioni di dollari, 13 mila imbarcazioni e 400 uomini per ripulire le coste. E il futuro non si prospetta migliore dopo che il Congresso ha votato un provvedimento di urgenza per quadruplicare la tassazione su ogni barile di petrolio: si passerà da 8 a 32 centesimi di dollaro che andranno a finanziare un fondo speciale per le riparazioni.

Ma la soglia di allarme è ancora troppo alta. E che si parli, come fa BP, di 5 mila barili al giorno riversati in mare piuttosto che di 12-19 mila, secondo le stime del Servizio geologico federale, ormai è certo che l'esplosione dello scorso 20 aprile ha provocato danni di portata inestimabile.

Sono presenti 0 commenti

Inserisci un commento

Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.



___________________________________________________________________________________________
Testata giornalistica iscritta al n. 5/11 del Registro della Stampa del Tribunale di Pisa
Proprietario ed Editore: Fabio Gioffrè
Sede della Direzione: via Socci 15, Pisa