venerdì, luglio 31, 2009
Due attentati in 24 ore: Eta scatena una offensiva che preoccupa per i possibili sviluppi nel corso dell'estate

PeaceReporter - Non è la 'campagna estiva' di una volta, quando Eta faceva esplodere ordigni di basso o medio potenziale lungo la Costa del Sol. Il doppio colpo dell'organizzazione armata basca segna una fase che annuncia un agosto caldo per le forze di sicurezza spagnole. Due bombe, lo stesso bersaglio: la Guardia civil. A Burgos e vicino a Palma di Maiorca, come dire che esiste almeno un commando itinerante, ma lasciando la percezione - che resta tale - che vi sia la possibilità di venire colpiti in più parti della penisola iberica.


In tutte le strategie che fanno riferimento alla lotta armata per ragioni politiche c'è un elemento tattico: i mesi passati sono stati caratterizzati da importanti arresti, sparizione di un militante di Eta, folte dichiarazioni sulla debolezza dell'organizzazione. Ma, forse, la scelta dell'obiettivo è ancora più esplicita: non sono i politici, ma il vecchio bersaglio consolidato nella storia di mezzo secolo, ormai: le forze di sicurezza dello Stato. Colpire un politico è' colpire un sistema di potere, colpire i simboli più profondi dello Stato è mirare oltre i governi. Ci sono fonti giornalistiche spagnole che danno per certo un agosto molto movimentato. Il quesito spontaneo riguarda il perchè della ripresa della violenza politica dopo un comunicato in cui si annunciava una fase di riflessione e una risposta nel corso dell'estate, che è stagione lunga e non si esaurisce di certo agli ultimi giorni di luglio. C'è un alzare la posta in palio, una dimostrazione di forza, che ricorda chi si sta disponendo a una sorta di ricapitalizzazione per arrivare con i conti a posto a un confronto, con le carte in regola per poter trattare, almeno dal punto di vista militare.

Anche perchè, dal punto di vista politico, l'illegale Batasuna e il suo leader Arnaldo Otegi, da mesi ripetono un messaggio che il governo di Zapatero, scavalcato dalla destra nelle ultime intenzioni di voto, non vuole più affrontare: riprendere il processo di pace là dove si era arenato. Non il dicembre del 2006 con le bombe di Barajas, come viene scritto dappertutto, perchè documentazione ufficiale dimostra che il governo socialista proseguì nella trattativa per altri mesi a venire del 2007. La soluzione, ormai a portata di mano, vide il governo socialista cambiare repentinamente idea sul percorso di pace, quando Eta si era dichiarata pronta ad arrivare allo smantellamento definitivo. Le cronache di quelle ore descrivono osservatori internazionali - sempre pronti a riprendere il loro ruolo - esterrefatti dal diniego dello stato spagnolo. L'ultimo caso di lotta armata in Europa, anche a dispetto delle nuove terminologie propagandate come goccia che scava dal giornalismo superficiale, risponde a meccanismi così semplici da apparire banali. Un'esperienza anacronistica, quella delle armi in pugno, è ancora oggi di forte richiamo per le giovani generazioni basche. Questo significa, in un mito smitizzato dalla realtà di 750 prigionieri politici, che gli elementi per la soluzione erano e restano quelli del dialogo politico e della trattativa militare. E che la repressione di polizia e il silenziamento degli interlocutori politici non fanno altro che rendere più drammatico il vicolo cieco del conflitto basco.

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