martedì, giugno 30, 2009
della nostra redattrce Monica Cardarelli

“Laudato sii, mio Signore, con tutte le tue creature. Laudato sii, mio Signore, per sorella nostra madre terra, la quale ci sostenta e governa e produce diversi frutti, con fiori colorati e erba.” Il Cantico delle creature è forse la più poetica espressione di lode del creato e della creazione che riconosce al tempo stesso l’utilità, l’essenzialità della natura per l’uomo: l’aria, il vento, il fuoco, il sole, la luna e tutte le espressioni del creato. Ristabilisce quindi un rapporto paritetico tra esseri viventi, una sorta di convivenza pacifica, equilibrata, in cui ognuno ha ben chiaro la propria funzione e utilità per l’altro. L’acqua, l’aria o il sole sono fonti di vita senza le quali anche l’uomo non vivrebbe.

Non penso che San Francesco abbia avuto un’attenzione particolare all’ecologia. Non è stato un santo ‘verde’, semplicemente si è sentito creatura di Dio nel creato. Per il cristiano non esiste tanto l’ ‘ecologia’ quanto il creato. Ogni forma vivente è opera della creazione di Dio. Diverso è il punto di partenza, indubbiamente di maggiore responsabilità per noi cristiani, nei nostri confronti e nei confronti delle generazioni future.

L’uomo deve riacquistare la consapevolezza di essere creatura fra le creature. L’essere umano, creato a immagine e somiglianza di Dio, non è onnipotente e deve tornare a sentirsi creatura tra le braccia di Dio, nella natura, nel creato che gli è culla e madre. L’essere umano e tutte le altre forme viventi in natura, insieme. “E’ ormai chiaro che l’anima dell’uomo fedele, che è la più degna tra tutte le creature, è resa dalla grazia di Dio più grande del cielo. Mentre, infatti, i cieli con tutte le altre cose create non possono contenere il Creatore, l’anima fedele invece, ed essa sola, è sua dimora e soggiorno, e ciò soltanto a motivo della carità.” Così Santa Chiara definiva l’anima del cristiano amante di Dio nella Terza Lettera a Sant’Agnese di Praga (21-26).

Ma anche se l’uomo è l’essere che, proprio perché creato a immagine e somiglianza di Dio, gli è più vicino e gli ‘rassomiglia’ più delle altre creature “L’hai fatto poco meno degli angeli” (Salmo 8), ciò non gli dà il diritto di dominare o sfruttare la natura in cui Dio l’ha posto. All’uomo Dio ha affidato il creato, in custodia, non come proprietà. Affidare, custodire, prendersi cura per restituire ciò che abbiamo ricevuto alle generazioni future così come lo abbiamo trovato o meglio addirittura.

Non ‘sfruttare’ o ‘utilizzare’ dunque, ma conoscere, godere e apprezzare tutto il creato con gusto e piacere, con tutti i sensi, la vista, il tatto, l’olfatto, il gusto. Essere nel creato, essere CON il creato, insieme. Tutto questo presuppone la conoscenza e l’accettazione, soprattutto, equilibrio e armonia non lotta per contrastare o dominare le forze della natura. Equilibrio e armonia; come nelle relazioni umane. Non prevaricazione sui più deboli o per dimostrare il proprio potere o la propria forza, ma accettazione dell’altro e della sua dignità come essere umano e creatura di Dio.

Solo la dignità umana ristabilisce il giusto equilibrio dell’uomo con l’uomo e con il creato e ridona all’essere umano (maschio e femmina) la dignità che gli spetta.
L’attenzione alla dignità umana ridefinisce il punto di partenza di ogni relazione sia essa personale, sociale, politica o economica e ogni relazione con gli altri essere viventi: la centralità della persona umana.
Tenendo presente questo punto di partenza dobbiamo ricordarci, ad ogni respiro, che siamo infinitamente piccoli, creature fra le braccia di Dio che ci ama con i nostri limiti, e sentire che respiriamo nel grande respiro infinito di Dio nel creato che ci contiene.
Se riusciamo poi a percepire il tempo che ci è stato donato non come un contenitore da riempire a tutti i costi di cose e fatti ma come un dono estremamente ampio, ricco, da vivere, inserito come tutto il progetto della creazione nel tempo e nel ritmo del creato, allora, in quegli attimi, siamo nel tempo senza tempo del respiro di Dio.
Potremmo, così, pregare con Francesco con le parole che concludono il Cantico delle Creature: “Lodate e benedite il mio Signore ringraziate e servitelo con grande umiltà. Amen.”

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