lunedì, settembre 22, 2008

Repubblica democratica del Congo: tensioni in Nord Kivu

Michele Luppi da Goma In RdC, nuovi scontri tra esercito e ribelli di Nkunda, nonostante il ritiro delle milizie. Sempre più drammatica la situazione umanitaria: le ong non riescono a far arrivare gli aiuti, la diplomazia cerca di correre ai ripari.

Nigrizia.it - Continua ad essere confusa la situazione nell’est della Repubblica democratica del Congo dopo l’annuncio, la scorsa settimana, del cessate il fuoco unilaterale e del ritiro da tutte le posizioni conquistate, da parte dei ribelli del generale Nkunda. In una lettera inviata a Ban Ki Moon, al suo rappresentante speciale in RD del Congo, Alan Doss, e al coordinatore del programma di pace «Amani », Malu Malu, il consiglio politico del CNDP aveva annunciato il
ritiro immediato di tutte le truppe per « permettere ai convogli umanitari di prestare assistenza agli sfollati ».
Nella missiva i ribelli chiedevano inoltre alla Monuc il permesso di passaggio per « riguadagnare le posizioni iniziali » ovvero quelle avute prima del 28 agosto scorso, quando si intensificarono gli scontri con l’offensiva ribelle arrivata a 20 km da Goma, capoluogo del Nord Kivu.

La situazione sul terreno è però ancora poco chiara. Agli scontri delle ultime settimane sono seguiti alcuni giorni di relativa calma, lunedì e martedì, si sono registrati nuovi combattimenti tra l’esercito congolese e il CNDP attorno al villaggio di Minova, nel Masisi, a cavallo tra Nord e Sud Kivu, dove si registrano nuovi civili in fuga. Una zona strategica dove passa la strada che collega Goma a Bukavu, capoluogo del Sud Kivu.

Scontri confermati dal colonnello Delphin Kahimbi, comandante dell’ottava regione militare delle Fardc.
Intanto, domenica 14 settembre, Alan Doss ha guidato una delegazione di ambasciatori dei paesi membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, dell’Unione Africana e dell’Unione Europea a Goma dove
si è tenuto una riunione con i vertici militari della Monuc. Secondo quanto comunicato alla stampa, i caschi blu stanno preparando un piano per separare le forze sul terreno creando una zona cuscinetto tra i due
schieramenti. Un’impresa non semplice in un terreno collinare e difficilmente accessibile come quello del Nord Kivu.

A continuare è anche il dramma delle popolazioni in fuga dalla guerra. « La situazione è drammatica e vi sono circa cento mila nuovi sfollati » ha dichiarato pochi giorni fa Mashako Mamba, responsabile delle questioni umanitarie del programma Amani. Grida d’aiuto arrivano, infatti, da numerosi villaggi dove mancano i mezzi per far fronte all’emergenza. Gli sfollati sono sparpagliati su una superficie di diverse centinaia di chilometri quadrati e questo rende difficile i soccorsi.

Domenica Josuè Badibongo Kabunda, amministratore di Lubero, città a 250 km a Nord di Goma, ha lanciato l’allarme. “Le condizioni di vita sono disumane – ha dichiarato – non sappiamo dove far accampare gli
sfollati, non abbiamo cibo, ne medicine”.
Verso queste zone si stanno muovendo le organizzazioni umanitarie che si erano ritirate con l’intensificarsi della lotta. Il proseguo delle ostilità potrebbe però aggravare una situazione già di per se drammatica.
A non essere ancora chiare sono anche le motivazioni di questa nuova ondata di violenze così come non ci sono notizie precise sulle vittime civili e militari. E’ probabile che i ribelli abbiamo voluto dare una
dimostrazione di forza all’esercito congolese dimostrando di poter arrivare, con relativa facilità, alle porte di Goma, mantenendo il controllo delle principali vie di comunicazione. Un mostrare i muscoli che potrebbe servire per tornare a sedersi al tavolo delle trattative da una posizione privilegiata.



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