martedì, giugno 01, 2010
Sono passati oltre 40 giorni dall'incidente alla piattaforma Bp nel Golfo del Messico, ma ancora non sappiamo né come fermare la fuoriuscita di petrolio né quanto petrolio sia uscito dal pozzo ormai libero. L'incertezza è ancora enorme.
di Pietro Greco

GreenReport - Le agenzie federali degli Stati Uniti parlano di 5.000 barili la giorno. Ma le valutazioni oscillano tra i 1.000 e 100.000 barili al giorno. Diminuire l'incertezza è assolutamente necessario non solo per valutare i danni, ma anche per programmare la strategia di ricostruzione ambientale e perfino di blocco della fuoriuscita. C'è un sistema per misurare con maggiore precisione la perdita di petrolio? David Valentine, uno studioso del Department of Earth Science and the Marine Science Institute, dalla University of California di Santa Barbara, sulla rivista Nature propone di misurare la quantità di gas metano disciolto nel mare.

Il metano è, infatti, il composto più abbondante che esce dal pozzo fuori controllo nel Golfo del Messico. Esso costituisce, in peso, il 40% del petrolio perduto. E, a differenza del petrolio, si dissolve abbastanza uniformemente nelle acque. Con una perdita stimata di 5.000 barili di petrolio al giorni, a un mese dall'incidente dovrebbero essersi dissolti in acqua circa 8.000 tonnellate di metano.

Certo una parte del metano potrebbe essere emersa in superficie ed andata perduta in atmosfera (il metano è un gas serra molto più potente dell'anidride carbonica). Un'altra parte potrebbe essere stata metabolizzata da organismi biologici. Ma, sostiene Valentine, se misuriamo la concentrazione attuale di metano nelle acque del Golfo potremo avere una stima più solida della reale perdita di petrolio del pozzo.

Chissà perché nessuno, fino a questo momento, ci ha pensato. Il metano, infatti, non è affatto un attore apparso all'improvviso sulla scena. È presente in maniera caratteristica nel Golfo del Messico, perché i pozzi petroliferi in quella zona ne sono ricchi. Secondo alcuni improvvisi fiotti di metano fuoriescono di tanto dai fondali. E potrebbero essere implicati in molte anomalie nella circolazione degli aerei e delle navi nella zona.

Alcuni sostengono che sia stata proprio una fuoriuscita improvvisa di metano a generare l'incidente alla piattaforma Bp. E, molto probabilmente, è stato ancora il metano a ostacolare i tentativi di tappare il pozzo. A grandi profondità, in particolari condizioni di temperatura e pressione, il metano forma dei cristalli solidi - gli idrati di metano. Ed è stata proprio la formazione di ghiaccio a impedire che il tentativo di bloccare la perdita di petrolio calando sul pozzo una calotta di cemento.

Studiamo, dunque, il metano e ne sapremo di più sul petrolio del Golfo. Ciò che lascia più stupiti è tutto questo non sia stato previsto e fatto né da un'impresa con l'esperienza e le capacità economiche della Bp, né dalla autorità di controllo degli Stati Uniti. È evidente che, in fatto di sicurezza ambientale, non abbiamo bisogno solo di più scienza, abbiamo anche bisogno di sfruttare al meglio le conoscenze scientifiche che già abbiamo.


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