Un forte appello affinché “si fermi la violenza” che provoca “dolore e angoscia” tra i messicani è stato rivolto dalla Commissione Pastorale della Comunicazione della Conferenza episcopale messicana a fronte dell’incessante sequela di omicidi legati perlopiù al narcotraffico che con cadenza quotidiana colpisce il paese.
Agenzia Misna - “Basta con la morte, gli assassinii, l’odio e la paura” scrivono i vescovi in una nota rilanciata anche dal ‘Servizio informazione religiosa’ (Sir) della Conferenza episcopale italiana (CEI), chiedendo a tutti di “superare le divergenze politiche o religiose per unirsi in un solo corpo contro il flagello della violenza”. I messicani, aggiungono i presuli, sono costretti a vivere “in un clima di terrore e incertezza”; in alcuni casi la popolazione è costretta anche ad abbandonare le comunità di origine a causa di una “insicurezza crescente”. La scorsa settimana erano stati i vescovi dello stato di Michoacán, tra i più colpiti, a levare la propria voce “contro l’ondata inusitata di violenza criminale che in questi giorni insanguina la nostra terra” denunciando “un clima di terrore e incertezza” tra la popolazione, vittima anche di estorsioni e sequestri. Nel tentativo, finora fallito, di fermare i cartelli della droga, il governo federale ha disposto l’invio di altri 5500 militari a Michoacán, dove è già dispiegata buona parte dei 36.000 soldati che dal 2006 si sono uniti alla polizia nella lotta al narcotraffico; secondo fonti di stampa messicane dal 2006, i morti accertati sono oltre 11.000 in tutto il paese.
Agenzia Misna - “Basta con la morte, gli assassinii, l’odio e la paura” scrivono i vescovi in una nota rilanciata anche dal ‘Servizio informazione religiosa’ (Sir) della Conferenza episcopale italiana (CEI), chiedendo a tutti di “superare le divergenze politiche o religiose per unirsi in un solo corpo contro il flagello della violenza”. I messicani, aggiungono i presuli, sono costretti a vivere “in un clima di terrore e incertezza”; in alcuni casi la popolazione è costretta anche ad abbandonare le comunità di origine a causa di una “insicurezza crescente”. La scorsa settimana erano stati i vescovi dello stato di Michoacán, tra i più colpiti, a levare la propria voce “contro l’ondata inusitata di violenza criminale che in questi giorni insanguina la nostra terra” denunciando “un clima di terrore e incertezza” tra la popolazione, vittima anche di estorsioni e sequestri. Nel tentativo, finora fallito, di fermare i cartelli della droga, il governo federale ha disposto l’invio di altri 5500 militari a Michoacán, dove è già dispiegata buona parte dei 36.000 soldati che dal 2006 si sono uniti alla polizia nella lotta al narcotraffico; secondo fonti di stampa messicane dal 2006, i morti accertati sono oltre 11.000 in tutto il paese.| Tweet |
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