La Commissione governativa incaricata di analizzare la controversa materia, che magnifica i successi cinesi senza accennare ai tanti problemi del Paese, rimanda all’esecutivo il progetto di riforma: “Le scuole decidano da sole cosa insegnare ai ragazzi”. Grande vittoria per la diocesi e per il cardinal Zen, che ha guidato dal primo momento le proteste contro il progetto di riforma.
AsiaNews - La Commissione per l'attuazione dell'educazione morale e nazionale ha deciso di chiedere al governo di Hong Kong di "invalidare" il corso di studio, considerato dalla Chiesa e dalla popolazione del Territorio un tentativo di "lavaggio del cervello" nei confronti degli studenti. Si tratta del secondo passo indietro per il progetto, imposto da Pechino: all'inizio di settembre, poco prima della riapertura delle scuole, decine di migliaia di persone hanno protestato contro la nuova materia e hanno costretto l'esecutivo a renderla facoltativa e a discrezione degli istituti.
Anna Wu Hung-yu, presidentessa della Commissione, ha spiegato che la decisione "rimane nelle mani del governo. Raccomanderemo comunque all'esecutivo di permettere alle scuole di decidere un altro nome per questa controversa materia: gli istituti dovrebbero poter decidere da soli cosa insegnare, magari anche con elementi sociali e religiosi. Non c'è alcun bisogno di una linea-guida ufficiale". Genitori, studenti, insegnanti e comuni cittadini hanno lanciato uno sciopero contro la nuova materia durato 3 settimane: Admiralty, il quartiere di Hong Kong che ospita gli edifici governativi, è stato preso d'assedio. I manifestanti hanno puntato il dito contro l'ingiustizia della nuova materia, che dovrebbe "magnificare" i successi economici della Cina continentale senza trattare temi come la repressione di piazza Tiananmen o la situazione dei diritti umani nel Paese. Secondo il cardinale Zen, che ha guidato una durissima battaglia contro l'interferenza dell'esecutivo nelle scuole, la cosiddetta educazione nazionale è un "lavaggio del cervello" degli studenti. Il presule è arrivato persino a compiere uno sciopero della fame per contrastare una riforma scolastica con pesanti condizionamenti del governo. Ad AsiaNews disse: "Si tratta di una grande ingiustizia verso la Chiesa e il territorio di Hong Kong, che rischia di distruggere il sistema educativo del territorio, considerato uno dei migliori della regione, di alta qualità ed efficienza".
AsiaNews - La Commissione per l'attuazione dell'educazione morale e nazionale ha deciso di chiedere al governo di Hong Kong di "invalidare" il corso di studio, considerato dalla Chiesa e dalla popolazione del Territorio un tentativo di "lavaggio del cervello" nei confronti degli studenti. Si tratta del secondo passo indietro per il progetto, imposto da Pechino: all'inizio di settembre, poco prima della riapertura delle scuole, decine di migliaia di persone hanno protestato contro la nuova materia e hanno costretto l'esecutivo a renderla facoltativa e a discrezione degli istituti.
Anna Wu Hung-yu, presidentessa della Commissione, ha spiegato che la decisione "rimane nelle mani del governo. Raccomanderemo comunque all'esecutivo di permettere alle scuole di decidere un altro nome per questa controversa materia: gli istituti dovrebbero poter decidere da soli cosa insegnare, magari anche con elementi sociali e religiosi. Non c'è alcun bisogno di una linea-guida ufficiale". Genitori, studenti, insegnanti e comuni cittadini hanno lanciato uno sciopero contro la nuova materia durato 3 settimane: Admiralty, il quartiere di Hong Kong che ospita gli edifici governativi, è stato preso d'assedio. I manifestanti hanno puntato il dito contro l'ingiustizia della nuova materia, che dovrebbe "magnificare" i successi economici della Cina continentale senza trattare temi come la repressione di piazza Tiananmen o la situazione dei diritti umani nel Paese. Secondo il cardinale Zen, che ha guidato una durissima battaglia contro l'interferenza dell'esecutivo nelle scuole, la cosiddetta educazione nazionale è un "lavaggio del cervello" degli studenti. Il presule è arrivato persino a compiere uno sciopero della fame per contrastare una riforma scolastica con pesanti condizionamenti del governo. Ad AsiaNews disse: "Si tratta di una grande ingiustizia verso la Chiesa e il territorio di Hong Kong, che rischia di distruggere il sistema educativo del territorio, considerato uno dei migliori della regione, di alta qualità ed efficienza".
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