Aveva pubblicato 13 articoli su giornali stranieri in cui difendeva la dignità e i diritti umani come la cosa più preziosa. Il suo avvocato non ha potuto mai vederlo; la sentenza è fuori tempo massimo; l’accusa di sovversione basata su ipotesi.
Pechino (Asia News)- Un tribunale di Wuhan (Hubei) ha condannato lo scrittore e attivista Li Tie a 10 anni di prigione per “sovversione”, accusandolo di aver pubblicato e scritto articoli in cui chiede alla popolazione di difendere i loro diritti. La sentenza contro Li (nella foto il quarto da sin.) avviene a poche settimane da quella a 9 anni per l’attivista Chen Wei e quella a 10 anni per Chen Xi, entrambi accusati di “incitamento alla sovversione”, e a pochi giorni da quella contro il poeta Zhu Yufu. Tutti loro sono stati condannati in relazione alla possibilità di far nascere un movimento simile alla “primavera araba” in Cina.
La sessione è durato solo mezz’ora. È stata permessa la presenza solo della madre e della sorella dell’imputato; i giudici hanno rifiutato l’avvocato scelto da Li e ne hanno dato uno di ufficio.
In aula Li ha rifiutato tutte le accuse e ha dichiarato di avere solo esercitato il diritto alla libertà di opinione difeso dalla costituzione cinese. La sua condanna è legata alla stesura di 13 suoi saggi da lui pubblicati su giornali stranieri e su internet. Uno di questi saggi si intitola “Il paradiso degli esseri umani è la dignità umana”.
I giudici lo hanno condannato anche per aver partecipato a discussioni su siti internet “reazionari”, facendo commenti “reazionari” in incontri con amici. Da tutto ciò essi hanno dedotto che Li Tie ha “pensieri anti-governativi” e quindi si può presumere che egli potrebbe impegnarsi in azioni contro il governo: per questo egli è stato condannato per “sovversione”.
Li, 52 anni, è stato fermato il 15 settembre 2010 e formalmente arrestato il 22 ottobre dello stesso anno. Processato il 18 aprile 2011, la sentenza è giunta solo ieri. Secondo la legge cinese, una corte ha solo 2 mesi e mezzo di tempo per emettere il verdetto. L’avvocato scelto da Li Tie, Jin Guanghong, non ha mai ricevuto il permesso di incontrare il suo cliente ed è stato costretto a sparire 10 giorni prima del processo.
Da quasi un anno, nel timore che in Cina scoppi una rivolta simile alla "primavera araba" e faccia crollare il regime, il governo ha lanciato una campagna di arresti contro decine di attivisti, dissidenti e avvocati per i diritti umani. Il timore del regime è accresciuto dalle sempre più crescenti difficoltà economiche, che portano a rivolte sociali, e dall'imminente cambiamento al vertice. Entro il prossimo ottobre infatti, dovrebbero dimettersi il presidente Hu Jintao e il premier Wen Jiabao, lasciando il posto a membri del Partito della Quinta generazione.
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In aula Li ha rifiutato tutte le accuse e ha dichiarato di avere solo esercitato il diritto alla libertà di opinione difeso dalla costituzione cinese. La sua condanna è legata alla stesura di 13 suoi saggi da lui pubblicati su giornali stranieri e su internet. Uno di questi saggi si intitola “Il paradiso degli esseri umani è la dignità umana”.
I giudici lo hanno condannato anche per aver partecipato a discussioni su siti internet “reazionari”, facendo commenti “reazionari” in incontri con amici. Da tutto ciò essi hanno dedotto che Li Tie ha “pensieri anti-governativi” e quindi si può presumere che egli potrebbe impegnarsi in azioni contro il governo: per questo egli è stato condannato per “sovversione”.
Li, 52 anni, è stato fermato il 15 settembre 2010 e formalmente arrestato il 22 ottobre dello stesso anno. Processato il 18 aprile 2011, la sentenza è giunta solo ieri. Secondo la legge cinese, una corte ha solo 2 mesi e mezzo di tempo per emettere il verdetto. L’avvocato scelto da Li Tie, Jin Guanghong, non ha mai ricevuto il permesso di incontrare il suo cliente ed è stato costretto a sparire 10 giorni prima del processo.
Da quasi un anno, nel timore che in Cina scoppi una rivolta simile alla "primavera araba" e faccia crollare il regime, il governo ha lanciato una campagna di arresti contro decine di attivisti, dissidenti e avvocati per i diritti umani. Il timore del regime è accresciuto dalle sempre più crescenti difficoltà economiche, che portano a rivolte sociali, e dall'imminente cambiamento al vertice. Entro il prossimo ottobre infatti, dovrebbero dimettersi il presidente Hu Jintao e il premier Wen Jiabao, lasciando il posto a membri del Partito della Quinta generazione.
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