I giovani italiani non credono più nella formazione e nell'istruzione superiore per il loro futuro: questo dato emerge prepotentemente da varie indagini
di Silvio Foini
In Italia solo 1 giovane italiano su 2 ha fiducia nella formazione professionale, contro il 95 per cento della Germania e l'83 della Spagna. Nella patria delle partite Iva e della tanto decatata intraprendenza individuale, solo 1 giovane su 4 sarebbe propenso ad avviare un'attività imprenditoriale sulla quale costruire il proprio futuro. In realtà la partita Iva si apre quando non esiste altra soluzione se non la disoccupazione… È chiaro che i giovani siano l'epicentro della crisi. L'ingresso nel mercato del lavoro è sempre più difficile ed essi hanno sempre più difficoltà a trovare un'occupazione stabile proprio negli anni più importanti per lo sviluppo del capitale umano. Se un laureato accetta un posto da diplomato, ma non ha la possibilità di valorizzare e accrescere le sue conoscenze, quel capitale umano che è costato soldi alla società e alle famiglie si perde definitivamente con un danno anche per il paese. Quindi, se la formazione non dà accesso a percorsi professionali soddisfacenti, è normale che il giovane valuti l'utilità dei propri studi. Perché mai dedicare anni della propria vita ad apprendere nozioni che poi non serviranno? Forse per il vezzo di farsi chiamare dottore o professore?
Insomma, un paese in cui i giova¬ni sono sfiduciati e privi di pro¬spettive future è un paese che rinuncia al futuro. Ecco quindi il folle aumento dei giochi, dove la fortuna appare l’eldorado per raggiungere una stabilità economica quantomeno temporanea, e una marea di concorsi a premi che regalano l’illusione di rendite vitalizie ventennali o più. Se la speranza è ridotta al gioco, che serve solo allo stato per tappare voragini create da malversazione e corruzione, credo che l’Italia sia messa maluccio. D’accordo, la speranza è l’ultima a morire, ma qui ormai è mera illusione solo andarla a cercare…
di Silvio FoiniIn Italia solo 1 giovane italiano su 2 ha fiducia nella formazione professionale, contro il 95 per cento della Germania e l'83 della Spagna. Nella patria delle partite Iva e della tanto decatata intraprendenza individuale, solo 1 giovane su 4 sarebbe propenso ad avviare un'attività imprenditoriale sulla quale costruire il proprio futuro. In realtà la partita Iva si apre quando non esiste altra soluzione se non la disoccupazione… È chiaro che i giovani siano l'epicentro della crisi. L'ingresso nel mercato del lavoro è sempre più difficile ed essi hanno sempre più difficoltà a trovare un'occupazione stabile proprio negli anni più importanti per lo sviluppo del capitale umano. Se un laureato accetta un posto da diplomato, ma non ha la possibilità di valorizzare e accrescere le sue conoscenze, quel capitale umano che è costato soldi alla società e alle famiglie si perde definitivamente con un danno anche per il paese. Quindi, se la formazione non dà accesso a percorsi professionali soddisfacenti, è normale che il giovane valuti l'utilità dei propri studi. Perché mai dedicare anni della propria vita ad apprendere nozioni che poi non serviranno? Forse per il vezzo di farsi chiamare dottore o professore?
Insomma, un paese in cui i giova¬ni sono sfiduciati e privi di pro¬spettive future è un paese che rinuncia al futuro. Ecco quindi il folle aumento dei giochi, dove la fortuna appare l’eldorado per raggiungere una stabilità economica quantomeno temporanea, e una marea di concorsi a premi che regalano l’illusione di rendite vitalizie ventennali o più. Se la speranza è ridotta al gioco, che serve solo allo stato per tappare voragini create da malversazione e corruzione, credo che l’Italia sia messa maluccio. D’accordo, la speranza è l’ultima a morire, ma qui ormai è mera illusione solo andarla a cercare…
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