Kenya: la lotta contro l’Aids delle suore irlandesi, soddisfatte delle ultime dichiarazioni del Papa sull’uso del profilattico
Dalle scintillanti luci di Nairobi, segno della modernità, al villaggio di Mutomo, oasi di povertà, dove dilaga l’Aids e la malaria, Il Kenya è anche questo, un Paese di enormi diseguaglianze.
Direttanews.it - Ma da questo piccolo villaggio arriva anche un messaggio di speranza e di ottimismo grazie a un gruppo di energiche suore irlandesi che da oltre 40 anni lavorano all’interno di un ospedale assistendo i malati. La struttura di Mutomo, situata nella diocesi cattolica di Kitui è gestita dalle religiose dell’ordine Sisters of Mercy, che negli anni Sessanta, arrivarono in questa remota regione del Kenya, armate di buona volontà. Molto è cambiato da quel lontano 1962. Oggi il nosocomio privato possiede 124 letti, in 106 vi lavorano tra infermieri e personale addetto all’amministrazione, i medici locali sono due, ai quali si aggiungono un dentista svedese volontario della Rotary e un medico interno dalla Danimarca. Il centro dispone di una camera operatoria, un servizio di ostetricia e ginecologia con annessa una sala parto, un reparto di pediatria e un dipartimento hiv-aids. «In tutto siamo sei suore volontarie, due irlandesi e quattro keniane – dice la responsabile suor Kathleen Rooney – distribuiamo gratuitamente i farmaci antiretrovirali, assistiamo ogni giorno la popolazione locale e riceviamo finanziamenti e donazioni da varie organizzazioni internazionali come la Clinton Foundation».
L’emergenza vera e propria è l’Aids. «Da gennaio di quest’anno in tutto il distretto di Kitui che conta oltre mezzo milione di persone, abbiamo avuto 2658 pazienti con hiv, di cui 1932 adulti e 735 bambini. Le donne incinte che hanno contratto il virus sono 50, mentre i pazienti sotto terapia con farmaci sono 1.600 – precisa la religiosa – però stimiamo che le persone colpite dall’hiv in tutto il distretto siamo molte di più, anche se nell’ultimo anno le infezioni sono diminuite». In tema di prevenzione a Mutomo si dicono soddisfatte riguardo le ultime dichiarazioni del Papa sull’uso del preservativo. «Non abbiamo mai scoraggiato l’uso di metodi contraccettivi, ovviamente non li distribuiamo, i keniani li trovano in città, ma noi non li scoraggiamo», sottolinea la missionaria facendo riferimento anche alla florida realtà locale. «In media una donna partorisce sei bambini nel corso della sua vita, ma ci sono anche casi di 10 bambini per una singola mamma. Abbiamo anche delle minorenni che hanno dato alla luce dei bimbi, come una 15 enne».
Nel reparto di pediatria sono attualmente ricoverati una decina di bambini. «Alcuni soffrono di malnutrizione – continua la suora – altri sono stati morsi dai serpenti, che in questa zona sono molto velenosi, e poi ci sono quelli con disturbi intestinali, e non mancano purtroppo i piccoli infettati dall’hiv». Tra le altre malattie anche la tbc con 50 pazienti censiti e la malaria che solo quest’anno ha colpito 178 persone, di cui 80 adulti e 98 bambini. L’area dove le religiose operano sembra fuori dal mondo, al confine con il famoso parco nazionale di Tsavo, il più esteso del Kenya e conosciuto per i suoi feroci leoni. Per raggiungerla da Nairobi ci vogliono quasi 4 ore di macchina. Nella zona imperversa la siccità. «Se si prova a scavare un buco si trova solo dell’acqua salata – dice suor Kathleen – il problema è come renderla potabile. Noi la facciamo bollire e poi la usiamo per lavarci, oppure adoperiamo quella piovana che raccogliamo in grosse taniche». E a questo proposito suor Kathleen lancia un appello: «ci servirebbero sistemi di desalinizzazione, chiunque sia disposto ad aiutarci, lo faccia, ne abbiamo veramente bisogno».
di Giuseppe Maria Laudani
Direttanews.it - Ma da questo piccolo villaggio arriva anche un messaggio di speranza e di ottimismo grazie a un gruppo di energiche suore irlandesi che da oltre 40 anni lavorano all’interno di un ospedale assistendo i malati. La struttura di Mutomo, situata nella diocesi cattolica di Kitui è gestita dalle religiose dell’ordine Sisters of Mercy, che negli anni Sessanta, arrivarono in questa remota regione del Kenya, armate di buona volontà. Molto è cambiato da quel lontano 1962. Oggi il nosocomio privato possiede 124 letti, in 106 vi lavorano tra infermieri e personale addetto all’amministrazione, i medici locali sono due, ai quali si aggiungono un dentista svedese volontario della Rotary e un medico interno dalla Danimarca. Il centro dispone di una camera operatoria, un servizio di ostetricia e ginecologia con annessa una sala parto, un reparto di pediatria e un dipartimento hiv-aids. «In tutto siamo sei suore volontarie, due irlandesi e quattro keniane – dice la responsabile suor Kathleen Rooney – distribuiamo gratuitamente i farmaci antiretrovirali, assistiamo ogni giorno la popolazione locale e riceviamo finanziamenti e donazioni da varie organizzazioni internazionali come la Clinton Foundation».L’emergenza vera e propria è l’Aids. «Da gennaio di quest’anno in tutto il distretto di Kitui che conta oltre mezzo milione di persone, abbiamo avuto 2658 pazienti con hiv, di cui 1932 adulti e 735 bambini. Le donne incinte che hanno contratto il virus sono 50, mentre i pazienti sotto terapia con farmaci sono 1.600 – precisa la religiosa – però stimiamo che le persone colpite dall’hiv in tutto il distretto siamo molte di più, anche se nell’ultimo anno le infezioni sono diminuite». In tema di prevenzione a Mutomo si dicono soddisfatte riguardo le ultime dichiarazioni del Papa sull’uso del preservativo. «Non abbiamo mai scoraggiato l’uso di metodi contraccettivi, ovviamente non li distribuiamo, i keniani li trovano in città, ma noi non li scoraggiamo», sottolinea la missionaria facendo riferimento anche alla florida realtà locale. «In media una donna partorisce sei bambini nel corso della sua vita, ma ci sono anche casi di 10 bambini per una singola mamma. Abbiamo anche delle minorenni che hanno dato alla luce dei bimbi, come una 15 enne».
Nel reparto di pediatria sono attualmente ricoverati una decina di bambini. «Alcuni soffrono di malnutrizione – continua la suora – altri sono stati morsi dai serpenti, che in questa zona sono molto velenosi, e poi ci sono quelli con disturbi intestinali, e non mancano purtroppo i piccoli infettati dall’hiv». Tra le altre malattie anche la tbc con 50 pazienti censiti e la malaria che solo quest’anno ha colpito 178 persone, di cui 80 adulti e 98 bambini. L’area dove le religiose operano sembra fuori dal mondo, al confine con il famoso parco nazionale di Tsavo, il più esteso del Kenya e conosciuto per i suoi feroci leoni. Per raggiungerla da Nairobi ci vogliono quasi 4 ore di macchina. Nella zona imperversa la siccità. «Se si prova a scavare un buco si trova solo dell’acqua salata – dice suor Kathleen – il problema è come renderla potabile. Noi la facciamo bollire e poi la usiamo per lavarci, oppure adoperiamo quella piovana che raccogliamo in grosse taniche». E a questo proposito suor Kathleen lancia un appello: «ci servirebbero sistemi di desalinizzazione, chiunque sia disposto ad aiutarci, lo faccia, ne abbiamo veramente bisogno».
di Giuseppe Maria Laudani
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