giovedì, luglio 23, 2009
Un impiegato della CRI di origine somale è stato ucciso oggi da un proiettile vagante a Mogadiscio, mentre viaggiava su un autobus. Ma l'Onu non farà marcia indietro nonostante le intimidazioni dei ribelli...

PeaceReporter - E' solo un esempio che illustra il livello di violenze che ogni giorno si stanno verificando in Somalia tra le milizie Shabab e le truppe governative. Per i soldati mal equipaggiati dell'esercito ufficiale la lotta è spesso vana, nonostante gli impegni presi da Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti per sostenerli. La maggior parte di questi soldati non riceve il salario da tempo e ogni giorno vedono morire i loro compagni. L'armata del governo di transizione somalo arriva a mal la pena a 3mila unità. La Francia si è impegnata ad addestrare le truppe nel mese di agosto. Secondo uno di questi soldati, 25 anni, senza istruzione né mezzi per auto sostenersi, ''non c'è futuro davanti a noi, vorrei avere una vita''.

Intanto il segretario generale Onu agli affari umanitari, John Holmes, ha fatto sapere che ''le Nazioni Unite non faranno marcia indietro'', come ha raccontato a Radio France International (Rfi). La questione si era posta quando lunedì gli islamisti radicali di Al-Shabab avevano intimato a tre agenzie Onu di lasciare il paese, dopo averne saccheggiato le sedi di Baidoa e Wajid, rispettivamente a 250 e 150 chilometri a ovest della capitale.

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