domenica, luglio 19, 2009
Li chiama i « guerrieri dell'umiltà » per racchiudere in un ossimoro la missione di san Francesco e dei suoi primi «fraticelli dal sangue blu».

Avvenire - «Guerrieri dell'umiltà» dalle origini umbre raccontati da un umbro che conosce con profondità la sua terra, la storia della sua regione e la spiritualità dei suoi conterranei, tanto da offrirne uno spaccato capace di fare breccia sul lettore. Il "cronista" è Giuseppe Crescimbeni che di professione fra proprio il giornalista e lo scrittore e che ha appena pubblicato il libro «Francesco d'Assisi» (edito da Reverdito, 288 pagine, 15 euro) in cui ripercorre la vita e il carisma del Poverello di Assisi con uno stile in presa diretta che può essere paragonato a una «fiction» (come ammette lo stesso risvolto di copertina) ricca di primi piani, incursioni storiche e comprimari. E non poteva essere altrimenti visto che Crescimbeni ha curato per la Rai profili di personaggi politici e realizzato inchieste di costume, oltre a essere stato inviato speciale ed editorialista di un noto quotidiano romano e aver diretto una catena di quotidiani locali. Quando qualcuno gli chiede un pensiero sul Poverello, lui sottolinea che «l'incontro con Francesco, diremmo uno di noi fatto santo, era provvidenzialmente inevitabile».

E forse è proprio quest'esperienza intima che lo scrittore vuol trasmettere a chi si immerge fra le quasi trecento pagine della sua opera. Lo fa avendo ben presente che il lettore di oggi è un homo videns e quindi preferisce una narrazione fluida e coinvolgente. Ecco perché il Francesco d'Assisi targato Crescimbeni non è una biografia d'impronta scientifica ma un racconto in cui si intrecciano le fonti storiche e le leggende fiorite intorno alla figura del santo.

Il volume è diviso in due parti. A fare da spartiacque sono l'approvazione della Regola da parte di papa Innocenzo III ( di cui quest'anno ricorre l'ottavo centenario) e il taglio dei capelli di Chiara. Nella prima metà del libro, l'autore sceglie di mostrare soprattutto il volto mondano di Francesco che l'autore definisce spesso il «cavaliere» per indicarne l'animo «generoso e vizioso » in cui, però, già intravedono i segni della conversione. A partire da quell'attenzione ai «dimenticati» espressa in più occasioni da Francesco che Crescimbeni mette in evidenza e che diventa un filo conduttore del suo lavoro.

Poi l'«abbraccio» con il crocifisso di san Damiano e l'addio alla famiglia. Nella seconda parte l'autore traccia il cammino dei « minores » insieme al suo fondatore che - per citare alcuni episodi - sfida il sultano, scrive un « cantico soave » ed è segnato dalle stimmate. Ciò che emerge dalle pagine dello scrittore- giornalista - scrive Marcello Farina nella presentazione - è un «ritratto vero e riconoscibile anche attraverso i luoghi e i tempi in cui Francesco è vissuto».

di Giacomo Gambassi

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