Greenaccord sulle decisioni per l’ambiente delle potenze riunite all’Aquila nel G8
“Non possiamo permetterci di rimanere su accordi così generici e a così lungo termine senza una precisa road map che definisca impegni precisi a partire da oggi.” – dichiarano i vertici dell’Associazione Greenaccord– “Di fronte alla gravità della situazione denunciata dalla comunità scientifica mondiale, di fronte ai rischi cui è esposta gran parte dell’umanità non ci si può trincerare dietro un irresponsabile e stucchevole gioco delle parti in cui i grandi dichiarano di muoversi solo se faranno altrettanto i paesi emergenti come India, Cina e Brasile, i quali a loro volta dichiarano che si muoveranno solo se i grandi prenderanno impegni precisi”. “Occorrono azioni concrete “– interviene il Presidente del Comitato Scientifico di Greenaccord, Andrea Masullo – “Bisogna definire una volta per sempre cosa fare a partire da oggi per evitare le drammatiche conseguenze che comporterebbe l’aumento di 2°C delle temperature medie mondiali. E se a parole su questo tutti sembrano concordare, nei fatti regna ancora una gran confusione. Secondo l’IPCC per far ciò è necessario che le concentrazioni di CO2 restino al di sotto delle 450ppm, ma James Hansen, uno dei massimi fisici dell’atmosfera, direttore del Goddard Institute della NASA, ha recentemente affermato che forse ciò non basterà e che il limite massimo deve esser di 350 ppm, concentrazione già oggi superata”.Nella dichiarazione dei paesi sviluppati del G8 si legge: ''Considerato che questa sfida globale puo' essere raggiunta solo con una risposta globale, noi confermiamo la nostra volonta' di condividere con gli altri paesi l'obiettivo di raggiungere una riduzione di almeno il 50% delle emissioni globali entro il 2050. In questo ambito - si legge - noi sosteniamo anche l'obiettivo dei paesi sviluppati di ridurre le emissioni di gas ad effetto serra dell'80% entro il 2050, rispetto al 1990 o anche agli anni più recenti''.
A tal proposito, ha aggiunto il prof. Masullo “di fronte a questa drammatica incertezza la dichiarazione del G8 resta colpevolmente nel vago anche negli obiettivi di lungo termine indicando come anno di riferimento il 1990 o anche anni più recenti. Se per esempio ci si riferisse al 2007, a causa dell’aumento delle emissioni di questi ultimi anni, una riduzione del 50% equivarebbe ad un aumento del 20%rispetto ai valori del 1990, gettandoci in drammatico scenario relativo ad un aumento della temperatura media addirittura di 3°C. Questi signori stanno veramente scherzando con il fuoco e con le vite di miliardi di esseri umani”.
A porre dei paletti sono proprio i due dei paesi che al G8 partecipano come ''esterni'': l'India, che non e' disposta a firmare un impegno del genere se i paesi piu' industrializzati non ridurranno sensibilmente le emissioni a partire dal 2020 e la Cina, molto più interessata allo sviluppo e preoccupata che la riduzione dei gas industriali possa influire negativamente sulla sua attuale crescita economica. Se le preoccupazioni di questi due paesi sono comprensibili, visto il livello medio di consumi molto basso e l’estesa povertà delle loro popolazioni, nonostante i floridi dati economici globali, non è giustificabile l’atteggiamento dei grandi anche di fronte alle opportunità economiche per uscire dalla crisi che gli investimenti nella riduzione delle emissioni comporterebbe, come recentemente rilevato anche dalla Banca Mondiale.
Riguardo al mancato accordo sul taglio del 50 per cento delle emissioni di Co2 entro il 2050, le delegazioni di Cina e India rimproverano giustamente agli Otto di non avere mantenuto gli impegni (presi nel 2007) sugli aiuti finanziari e tecnologici da fornire alle economie emergenti per la loro transizione verso le energie 'pulite'.
Come si può chiedere inoltre alla Cina, maggior produttore di carbone del mondo di rinunciare ad usarlo, mentre noi, che non lo possediamo, stiamo aprendo nuove centrali a carbone?
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