Pechino toglie ai tibetani la tv satellitare per impedire di ascoltare programmi esteri. La tv satellitare è sostituita con la tv-via cavo, per la quale passano solo i programmi approvati dal governo. Tra le trasmissioni censurate ci sono quelli di note agenzie per la tutela dei diritti. Le proteste dei residenti.
Lhasa (AsiaNews/Agenzie) – Da aprile le autorità cinesi stanno rimuovendo le antenne satellitari delle televisioni nelle regioni tibetane, per impedire l’accesso alle trasmissioni straniere. Lo denuncia l’agenzia Radio Free Asia (Rfa), che è tra i programmi colpiti da questa anomala censura.
Fonti locali di Kanlho (in cinese: Gannan, nel Gansu) indicano che da mesi squadre di tecnici sono impegnate a installare linee cavo per le televisioni e a togliere le antenne satellitari. Per le linee via cavo possono passare solo i programmi approvati dal governo, mentre le antenne satellitari rendono possibile captare programmi esteri come Rfa o Voice of America.
Di fronte alle proteste dei residenti, i tecnici televisivi rispondono che l’ordine viene direttamente dalle autorità centrali.
I tibetani lo hanno raccontato su internet, sul blog “Tibet invisibile”. Essi hanno notato che Pechino ha ancora paura di quanto è comunicato via radio.
La popolazione tibetana protesta che Pechino, dopo avere invaso militarmente la regione nel 1959, pone ora in essere un vero genocidio culturale, che colpisce la loro fede buddista, le tradizioni e la stessa lingua tibetana. Pechino reprime in modo violento e sistematico qualsiasi tentativo di protesta anche solo verbale e punisce con il carcere chi possiede foto del Dalai Lama. Nel marzo 2008 l’esercito cinese ha stroncato nel sangue le proteste anticinesi esplose in parecchie zone della regione.
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Di fronte alle proteste dei residenti, i tecnici televisivi rispondono che l’ordine viene direttamente dalle autorità centrali.
I tibetani lo hanno raccontato su internet, sul blog “Tibet invisibile”. Essi hanno notato che Pechino ha ancora paura di quanto è comunicato via radio.
La popolazione tibetana protesta che Pechino, dopo avere invaso militarmente la regione nel 1959, pone ora in essere un vero genocidio culturale, che colpisce la loro fede buddista, le tradizioni e la stessa lingua tibetana. Pechino reprime in modo violento e sistematico qualsiasi tentativo di protesta anche solo verbale e punisce con il carcere chi possiede foto del Dalai Lama. Nel marzo 2008 l’esercito cinese ha stroncato nel sangue le proteste anticinesi esplose in parecchie zone della regione.
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