A conclusione, lo scorso sabato, della loro seconda Assemblea plenaria del 2009 i vescovi dell'Honduras in un comunicato analizzano la situazione del Paese ed esprimono grande preoccupazione per alcuni fenomeni come la polarizzazione politica, la violenza e la povertà che colpiscono il tessuto sociale della nazione centroamericana.
Radio Vaticana - I presuli chiedono al presidente e ai responsabili politici di trovare tramite il dialogo e il negoziato una soluzione a ciò che la stampa locale ha chiamato "la quarta urna". Con quest'espressione si allude al fatto che il Presidente della Repubblica, Manuel Zelaya, vorrebbe, nel corso delle elezioni di novembre prossimo, una "quarta urna" in cui i cittadini possano, con un "si" o un "no", decidere se convocare o no un'Assemblea costituente per redigere una nuova Carta costituzionale in sostituzione di quella vigente dal 1982, ritenuta superata in molti aspetti.Tale proposta ha dato origine a un dibattito molto acceso ed aggressivo e, in sostanza, ha spaccato in due il Paese con posizioni fortemente contrastanti. A prescindere dalla strada che alla fine sarà scelta, preferibilmente con il più ampio consenso, "occorre garantire al popolo - affermano i presuli - la regolamentazione di risorse costituzionali quale sono il plebiscito e il referendum in modo tale che, insieme alla Legge per la partecipazione cittadina, il popolo stesso sia consultato in tutte le questioni di grande importanza". Una tale richiesta, dopo le gravi tensioni di questi giorni causate dalle lotte intestine dei partiti, dalle elezioni di giudici per la Corte suprema e addirittura di rumori di colpo di Stato, è un richiamo forte, secondo i vescovi, alla centralità della volontà del popolo e perciò nessuno dovrebbe dimenticare la vera origine politica della sovranità. La democrazia dell'Honduras è anche minacciata dal persistere di gravi problemi sociali fra cui la violenza crescente, la diminuzione delle risorse finanziarie dello stato, la disoccupazione, l'escalation del crimine organizzato e del narcotraffico, senza sottovalutare la “perdita di forza dei valori morali e religiosi". "Di quest'insieme di problemi che insidiano la nostra democrazia, tutti, in una qualche misura, devono sentirsi responsabili: i poteri dello Stato, le sue istituzioni e organismi, i partiti politici, i gruppi di potere nazionali e transnazionali. Insomma, - scrivono i vescovi - tutti coloro che fanno parte della società honduregna siamo responsabili, in particolare quando ci si comporta con passività o indifferenza di fronte ai pericoli che minacciano la nostra debole democrazia, spesso più elettorale e rappresentativa che partecipativa". I vescovi considerano le elezioni di novembre come un momento di grande importanza per incoraggiare la partecipazione popolare che ritengono fondamentale per responsabilizzare gli honduregni. Chiedono alle forze armate di mantenere la loro fedeltà ai principi democratici e dunque farsi ancora una volta garanti di consultazioni trasparenti e pacifiche. Infine, così come aveva fatto giorni fa l’arcivescovo di Tegucigalpa, il cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga nel corso di un evento della Banca per l’integrazione economica centroamericana, i vescovi tornano a mettere l’accento sull’importanza della difesa della vita non solo per quanto riguarda quella nascente o appena concepita, ma anche di fronte ad altissimi tassi di violenza che seminano lutti, odio, vendette e rappresaglie. (A cura di Luis Badilla)
Radio Vaticana - I presuli chiedono al presidente e ai responsabili politici di trovare tramite il dialogo e il negoziato una soluzione a ciò che la stampa locale ha chiamato "la quarta urna". Con quest'espressione si allude al fatto che il Presidente della Repubblica, Manuel Zelaya, vorrebbe, nel corso delle elezioni di novembre prossimo, una "quarta urna" in cui i cittadini possano, con un "si" o un "no", decidere se convocare o no un'Assemblea costituente per redigere una nuova Carta costituzionale in sostituzione di quella vigente dal 1982, ritenuta superata in molti aspetti.Tale proposta ha dato origine a un dibattito molto acceso ed aggressivo e, in sostanza, ha spaccato in due il Paese con posizioni fortemente contrastanti. A prescindere dalla strada che alla fine sarà scelta, preferibilmente con il più ampio consenso, "occorre garantire al popolo - affermano i presuli - la regolamentazione di risorse costituzionali quale sono il plebiscito e il referendum in modo tale che, insieme alla Legge per la partecipazione cittadina, il popolo stesso sia consultato in tutte le questioni di grande importanza". Una tale richiesta, dopo le gravi tensioni di questi giorni causate dalle lotte intestine dei partiti, dalle elezioni di giudici per la Corte suprema e addirittura di rumori di colpo di Stato, è un richiamo forte, secondo i vescovi, alla centralità della volontà del popolo e perciò nessuno dovrebbe dimenticare la vera origine politica della sovranità. La democrazia dell'Honduras è anche minacciata dal persistere di gravi problemi sociali fra cui la violenza crescente, la diminuzione delle risorse finanziarie dello stato, la disoccupazione, l'escalation del crimine organizzato e del narcotraffico, senza sottovalutare la “perdita di forza dei valori morali e religiosi". "Di quest'insieme di problemi che insidiano la nostra democrazia, tutti, in una qualche misura, devono sentirsi responsabili: i poteri dello Stato, le sue istituzioni e organismi, i partiti politici, i gruppi di potere nazionali e transnazionali. Insomma, - scrivono i vescovi - tutti coloro che fanno parte della società honduregna siamo responsabili, in particolare quando ci si comporta con passività o indifferenza di fronte ai pericoli che minacciano la nostra debole democrazia, spesso più elettorale e rappresentativa che partecipativa". I vescovi considerano le elezioni di novembre come un momento di grande importanza per incoraggiare la partecipazione popolare che ritengono fondamentale per responsabilizzare gli honduregni. Chiedono alle forze armate di mantenere la loro fedeltà ai principi democratici e dunque farsi ancora una volta garanti di consultazioni trasparenti e pacifiche. Infine, così come aveva fatto giorni fa l’arcivescovo di Tegucigalpa, il cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga nel corso di un evento della Banca per l’integrazione economica centroamericana, i vescovi tornano a mettere l’accento sull’importanza della difesa della vita non solo per quanto riguarda quella nascente o appena concepita, ma anche di fronte ad altissimi tassi di violenza che seminano lutti, odio, vendette e rappresaglie. (A cura di Luis Badilla)| Tweet |
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