Dal 18 Giugno al 18 Agosto, ad Atri una rassegna internazionale sul reportage
PeaceReporter - Pelle. La metafora di un modo di fare informazione, il vestito con il quale il giornalismo si appresta a parlare di sé nella prima edizione del "Reportage Atri Festival". Pelle come contatto con il Mondo, ma anche come contrapposizione, sofferenza, identità, mutamento. Pelle nelle immagini, nelle parole e nelle storie. Il Festival trova la sua collocazione in Abruzzo, al tempo stesso rito liberatorio e dichiarazione d'intenti: dare voce all'informazione e all'impegno giornalistico sul campo, dedicare al reportage e alle sue immagini un respiro lungo, meditato, critico. Dalla fotografia al video, dalle parole virtuali a quelle sulla carta, un unico linguaggio. Quello della realtà. Le "Montagne Nere" di Pellegrin, allegoria della pelle della Terra, scenari lunari e metafisici legati a doppio filo con la cruda realtà degli eterni conflitti umani. Le "3.32" di notte: la scossa nelle viscere dell'Aquila, la tragedia e la necessità di documentare. Gli scatti, come le voci dei fotografi, s'inseguono tra i confini sfumati di ciò che resta sospeso tra il ricordo e il presente.
Il dialogo tra passato, come memoria e presente, come dovere, è un legame che unisce anche gli incontri e le discussioni di questo Festival. E come Beppe Severgnini accenderà domande e riflessioni a doppia voce con Alessio Vinci (Matrix), sullo status del reportage al tempo del web 2.0, Giovanni Berengo Gardin parlerà di sé in uno slideshow introdotto da Gabriele Basilico.
Ansel Adams diceva che in ogni fotografia ci sono sempre due persone, il fotografo e chi guarda. Ogni scatto è al tempo stesso descrizione ed interpretazione. Con queste basi si sviluppa il lavoro di Kathryn Cook sul genocidio degli Armeni per mano dei Giovani Turchi. Un viaggio tra "la memoria degli alberi" e la terra, sulle tracce della storia di una "scomparsa", dietro la quale si nascondono le ombre del genocidio.
In questo bacino di idee, di memorie e di analisi si mescola la fotografia alla storia, il dovere all'etica, la domanda al modo di rispondervi.
Volontari, giornalisti, fotografi si incontreranno nel comune intento di parlarsi ed aprire le porte di un mondo che più esplora e più richiede lo sforzo di farsi esplorare.
L'Europeo leggerà se stesso, dal primo editoriale di Bertrand Russel del 1945, e Medici Senza Frontiere intesserà, con giornalisti e reporter, gli elementi delle relazioni e le necessità comuni tra chi agisce e chi racconta. Da al Jazeera al New York Times, dalle simmetrie di Basilico alle sfumature di Pellegrin, dal virtuale all'assalto, dai libri ai tg e alle radio, da dietro all'obiettivo a dentro un conflitto. Tra soluzioni e domande, ad Atri, il reportage parla di sé.
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