Elezioni politiche oggi in Albania. Circa 3 milioni di elettori sono chiamati alle urne per eleggere i 140 deputati del Parlamento di Tirana.
Radio Vaticana - Due le principali coalizioni in corsa: l’Alleanza per il Cambiamento, guidata dai democratici dell’attuale premier Sali Berisha e l’Unione per il Cambiamento promossa da Edi Rama, leader dell’opposizione socialista e sindaco di Tirana: entrambi hanno lanciato oggi un appello alla partecipazione. Per Bruxelles, il voto è un banco di prova della maturità democratica del Paese e delle sue aspirazioni ad entrare nell’Unione Europea. Qual è lo scenario politico? Roberta Rizzo lo ha chiesto a Paolo Quercia, analista politico del Centro Studi della Difesa (ascolta).
R. – E’ una situazione che presenta una serie di elementi di instabilità, soprattutto elettorale, rispetto al passato. Se ricordiamo l’Albania della fine degli anni ’90 o anche di qualche elezione fa, troviamo un sistema Paese relativamente più stabile, per gli standard della regione. Ci sono invece dei rallentamenti sul piano economico: la crescita tumultuosa dell’economia, che si era verificata negli anni passati, ha subito dei rallentamenti per la crisi economica.
D. – Quali sono le attese del voto?
R. – Si propende in generale ad immaginare una riconferma del Partito democratico. Sicuramente Rama ha dimostrato di essere un buon sindaco di Tirana, però il Partito democratico ha ancora una forte presa su buona parte dell’elettorato.
D. – C’è un effettivo pericolo di tensioni nel post voto?
R. – Ricordiamo che l’Albania ha un record piuttosto preoccupante di non accettazione da parte dell’opposizione del voto. Nei vari momenti storici c’è sempre stata la prassi di contestare i risultati elettorali del voto, a torto o a ragione che sia stato. Questo ha creato ovviamente una serie di crisi politiche del Paese. Sarà interessante vedere come reagirà il partito sconfitto alla proclamazione dei risultati.
D. – L’Europa è stato il tema dominante di tutta la campagna elettorale...
R. – Dopo la fine del comunismo, l’Unione Europea è diventata una sorta di nuova legittimità. Adesso l’Albania ha raggiunto anche in maniera meritevole l’obiettivo della Nato ed è chiaro che, quindi, l’Unione Europea rimane il grande sogno sia per lo sviluppo economico del Paese, ma anche per poter garantire ai cittadini una maggiore capacità di spostamento all’interno dell’Unione Europea. Però l’obiettivo politico sbandierato e desiderato attualmente non è a portata di mano, considerati gli standard del Paese.
D. – L’Albania è ritenuta ancora un partner troppo poco affidabile dall’Unione Europea?
R. – Su alcune questioni di natura doganale o fiscale, l’Unione Europea in alcuni ambiti tende a tenere l’Albania in una sorta di “black list”, come Paese che non adempie ad alcuni requisiti. Globalmente però viene ritenuta un partner credibile, di integrazione, con una strada ancora lunga da svolgere. Ovviamente la velocità con cui questa strada viene percorsa è importante anche per l’Unione Europea. Quindi, diciamo che la porta è aperta. Anche gli investimenti numerosi dell’Italia, per esempio, avvenuti nel settore energetico recentemente, sono già un segnale di un maggior grado di affidabilità. Quindi, c’è una crescita di affidabilità politica che procede a piccoli passi.
Radio Vaticana - Due le principali coalizioni in corsa: l’Alleanza per il Cambiamento, guidata dai democratici dell’attuale premier Sali Berisha e l’Unione per il Cambiamento promossa da Edi Rama, leader dell’opposizione socialista e sindaco di Tirana: entrambi hanno lanciato oggi un appello alla partecipazione. Per Bruxelles, il voto è un banco di prova della maturità democratica del Paese e delle sue aspirazioni ad entrare nell’Unione Europea. Qual è lo scenario politico? Roberta Rizzo lo ha chiesto a Paolo Quercia, analista politico del Centro Studi della Difesa (ascolta).R. – E’ una situazione che presenta una serie di elementi di instabilità, soprattutto elettorale, rispetto al passato. Se ricordiamo l’Albania della fine degli anni ’90 o anche di qualche elezione fa, troviamo un sistema Paese relativamente più stabile, per gli standard della regione. Ci sono invece dei rallentamenti sul piano economico: la crescita tumultuosa dell’economia, che si era verificata negli anni passati, ha subito dei rallentamenti per la crisi economica.
D. – Quali sono le attese del voto?
R. – Si propende in generale ad immaginare una riconferma del Partito democratico. Sicuramente Rama ha dimostrato di essere un buon sindaco di Tirana, però il Partito democratico ha ancora una forte presa su buona parte dell’elettorato.
D. – C’è un effettivo pericolo di tensioni nel post voto?
R. – Ricordiamo che l’Albania ha un record piuttosto preoccupante di non accettazione da parte dell’opposizione del voto. Nei vari momenti storici c’è sempre stata la prassi di contestare i risultati elettorali del voto, a torto o a ragione che sia stato. Questo ha creato ovviamente una serie di crisi politiche del Paese. Sarà interessante vedere come reagirà il partito sconfitto alla proclamazione dei risultati.
D. – L’Europa è stato il tema dominante di tutta la campagna elettorale...
R. – Dopo la fine del comunismo, l’Unione Europea è diventata una sorta di nuova legittimità. Adesso l’Albania ha raggiunto anche in maniera meritevole l’obiettivo della Nato ed è chiaro che, quindi, l’Unione Europea rimane il grande sogno sia per lo sviluppo economico del Paese, ma anche per poter garantire ai cittadini una maggiore capacità di spostamento all’interno dell’Unione Europea. Però l’obiettivo politico sbandierato e desiderato attualmente non è a portata di mano, considerati gli standard del Paese.
D. – L’Albania è ritenuta ancora un partner troppo poco affidabile dall’Unione Europea?
R. – Su alcune questioni di natura doganale o fiscale, l’Unione Europea in alcuni ambiti tende a tenere l’Albania in una sorta di “black list”, come Paese che non adempie ad alcuni requisiti. Globalmente però viene ritenuta un partner credibile, di integrazione, con una strada ancora lunga da svolgere. Ovviamente la velocità con cui questa strada viene percorsa è importante anche per l’Unione Europea. Quindi, diciamo che la porta è aperta. Anche gli investimenti numerosi dell’Italia, per esempio, avvenuti nel settore energetico recentemente, sono già un segnale di un maggior grado di affidabilità. Quindi, c’è una crescita di affidabilità politica che procede a piccoli passi.
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