Rapporto dell'Agenzia Internazionale dell'Energia
Eco51.it - La IEA, l’agenzia internazionale dell’energia, ha pubblicato qualche settimana fa a Londra il proprio report, una sorta di manifesto della condizione energetica del pianeta denominato WEO, World Energy Outlook. Le cose, come era prevedibile, vanno male, malissimo. Il problema dell’energia è fortemente correlato a quello della crisi finanziaria, sebbene si tenda a considerarli come due questioni separate e indipendenti. Per mandare avanti le industrie, le auto, le case e in generale tutta la nostra vita da occidentali spendiamo sempre di più e ciò si ripercuote inevitabilmente sulle nostre già precarie finanze. Ma possibile che non ci sia nessuna soluzione? Sembrerebbe di no, a sentire il presidente Tanaka, che ha spiegato come sia necessaria una rivoluzione energetica in cui però l’aspetto ambientale non è che uno degli obiettivi e neanche il più importante. Il primo traguardo sarà infatti quello di migliorare l’efficienza dell’energia e solo dopo si potrà mettere a punto un sistema che privilegi le basse emissioni di anidride carbonica e gas serra. Le due direttive, però, potrebbero essere collegate: forse è l’unica strada percorribile nel tentativo, ambizioso ma inevitabile, di far coincidere almeno parzialmente gli interessi dell’industria con quelli dell’ambiente.
Sotto tutti i punti di vista l’attuale politica energetica si rivela fallimentare, spiega il presidente della IEA, e soprattutto insostenibile: lo è per l’ambiente come per l’economia e la società civile. E’ imperativo un cambiamento, il difficile è attuarlo in maniera consapevole. La domanda di energia cresce ogni anno del 1.6% e sarà così fino al 2030, poi chissà…A dire il vero le stime dell’anno scorso erano anche peggiori: la crisi economica ha operato da rallentatore a tale crescita che comunque si continua a registrare. Questa percentuale si traduce in un considerevole aumento nella domanda di petrolio annuale: dagli attuali 85 milioni di barili al giorno ai 106 milioni previsti nel 2030 pur considerando il ridimensionamento dovuto alla crisi.
La domanda di carbone raddoppierà in vent’anni mentre tra due sarà già la seconda più importante fonte per la produzione di energia elettrica, superando anche il gas. Entro il 2030, termine massimo per fare previsioni di una certa attendibilità, Cina e India aumenteranno la loro domanda energetica del 50% ed anche il Medio Oriente, da paese in prevalenza esportatore, si tramuterà in importatore. E l’energia rinnovabile e pulita? Secondo la IEA le resteranno le briciole.
Il petrolio, insomma, resterà ancora a lungo la principale risorsa energetica mondiale e sarà accompagnato da altre fonti non rinnovabili, con buona pace degli ambientalisti e della sopravvivenza della Terra. Come direbbe qualcuno, andiamo verso la catastrofe ma con ottimismo…
Eco51.it - La IEA, l’agenzia internazionale dell’energia, ha pubblicato qualche settimana fa a Londra il proprio report, una sorta di manifesto della condizione energetica del pianeta denominato WEO, World Energy Outlook. Le cose, come era prevedibile, vanno male, malissimo. Il problema dell’energia è fortemente correlato a quello della crisi finanziaria, sebbene si tenda a considerarli come due questioni separate e indipendenti. Per mandare avanti le industrie, le auto, le case e in generale tutta la nostra vita da occidentali spendiamo sempre di più e ciò si ripercuote inevitabilmente sulle nostre già precarie finanze. Ma possibile che non ci sia nessuna soluzione? Sembrerebbe di no, a sentire il presidente Tanaka, che ha spiegato come sia necessaria una rivoluzione energetica in cui però l’aspetto ambientale non è che uno degli obiettivi e neanche il più importante. Il primo traguardo sarà infatti quello di migliorare l’efficienza dell’energia e solo dopo si potrà mettere a punto un sistema che privilegi le basse emissioni di anidride carbonica e gas serra. Le due direttive, però, potrebbero essere collegate: forse è l’unica strada percorribile nel tentativo, ambizioso ma inevitabile, di far coincidere almeno parzialmente gli interessi dell’industria con quelli dell’ambiente.Sotto tutti i punti di vista l’attuale politica energetica si rivela fallimentare, spiega il presidente della IEA, e soprattutto insostenibile: lo è per l’ambiente come per l’economia e la società civile. E’ imperativo un cambiamento, il difficile è attuarlo in maniera consapevole. La domanda di energia cresce ogni anno del 1.6% e sarà così fino al 2030, poi chissà…A dire il vero le stime dell’anno scorso erano anche peggiori: la crisi economica ha operato da rallentatore a tale crescita che comunque si continua a registrare. Questa percentuale si traduce in un considerevole aumento nella domanda di petrolio annuale: dagli attuali 85 milioni di barili al giorno ai 106 milioni previsti nel 2030 pur considerando il ridimensionamento dovuto alla crisi.
La domanda di carbone raddoppierà in vent’anni mentre tra due sarà già la seconda più importante fonte per la produzione di energia elettrica, superando anche il gas. Entro il 2030, termine massimo per fare previsioni di una certa attendibilità, Cina e India aumenteranno la loro domanda energetica del 50% ed anche il Medio Oriente, da paese in prevalenza esportatore, si tramuterà in importatore. E l’energia rinnovabile e pulita? Secondo la IEA le resteranno le briciole.
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