Sabato 21 ottobre alle ore 10.00, nella Chiesa della Sagrada Familia a Barcellona, vengono proclamati Beati 109 martiri Clarettiani, uccisi durante la guerra civile spagnola degli anni '30 del secolo scorso.
di Roberto Piermarini
Radio Vaticana - A rappresentare il Papa, il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Questa la nostra intervista:
Cardinale Amato, cosa è stata la persecuzione anticristiana del secolo scorso in Spagna?
La persecuzione religiosa in Spagna nel secolo scorso è stata come una virulenta epidemia di morte e distruzione, che ha lasciato dietro di sé migliaia e migliaia di vittime inermi e innocenti. Ha fatto, però, emergere il coraggio di migliaia di martiri, uomini e donne, il cui sangue è diventato la linfa vitale per il dinamismo della Chiesa spagnola oggi. Di fronte al diabolico tsunami della persecuzione i 109 religiosi Clarettiani reagirono con l'efficace anima della carità e del perdono. A coloro che volevano annientare la presenza cristiana in Spagna, i martiri risposero perdonando, pregando e gridando: «Non abbiamo paura»
.
Qual è il significato del loro sacrificio?
Il sacrificio della loro vita è il seme di un cristianesimo nuovo, più forte, più consapevole della verità del Vangelo, che insegna ad amare gli amici e anche i nemici, perché l'unica vendetta del cristiano è il perdono dei nemici.
Cosa dire di questi martiri Clarettiani?
Si tratta di 109 testimoni eroici del Vangelo, uccisi tra il 1936 e il 1937 in varie città spagnole: Barcellona, Sabadell, Vic, Lérida, Cervera, Valencia, Santander. Il loro capofila è Padre Mateo Casals Mas, che apparteneva alla comunità di Sabadell, vicino a Barcellona. I Padri erano sempre disponibili ad aiutare i bisognosi e sempre pronti all'amministrazione della Parola di Dio e dei sacramenti, secondo l'esempio e il carisma del Fondatore, Sant'Antonio María Claret. Erano quindi conosciuti e benvoluti dal popolo, per la loro semplicità, amabilità, generosità e disponibilità.
Come avvenne il loro martirio?
Nel luglio del 1936, quando scoppiò la rivoluzione, l'istituto e la chiesa furono dati alle fiamme e i missionari dispersi in case di conoscenti. Ma questo non fu sufficiente a salvarli. Padre Mateo Casals Mas fu preso, imprigionato e fucilato all'alba del cinque settembre 1936. L'unica sua colpa era quella di essere sacerdote cattolico. Sulla strada che portava alla sua esecuzione più volte ripeté ad alta voce: «Viva Cristo Re! Viva il Sacro Cuore di Gesù!». Gli altri confratelli martiri furono uccisi con analoghe modalità.
Cosa dire di fronte a questa moderna strage degli innocenti?
I martiri claretiani erano consapevoli dell'eventualità delle persecuzioni e della morte dalle parole stesse di Gesù: «Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia» (Mt 5,11); «Chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. [...] Chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà. (Mt 10,38-39). E non hanno avuto paura. Erano pronti anche al sacrificio supremo per gridare al mondo, ancora una volta, che il bene vince sul male.
Perché la Chiesa celebra i martiri?
La Chiesa celebra i martiri non per rivincita, ma per riproporre oggi, come ieri e come domani, l'eterna legge cristiana della carità senza confini. Il cristianesimo propone una cultura di pace e di fraternità e non di guerra e di divisione. Il Cristianesimo non produce i fiori del male, ma i fiori del bene.
di Roberto PiermariniRadio Vaticana - A rappresentare il Papa, il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Questa la nostra intervista:
Cardinale Amato, cosa è stata la persecuzione anticristiana del secolo scorso in Spagna?
La persecuzione religiosa in Spagna nel secolo scorso è stata come una virulenta epidemia di morte e distruzione, che ha lasciato dietro di sé migliaia e migliaia di vittime inermi e innocenti. Ha fatto, però, emergere il coraggio di migliaia di martiri, uomini e donne, il cui sangue è diventato la linfa vitale per il dinamismo della Chiesa spagnola oggi. Di fronte al diabolico tsunami della persecuzione i 109 religiosi Clarettiani reagirono con l'efficace anima della carità e del perdono. A coloro che volevano annientare la presenza cristiana in Spagna, i martiri risposero perdonando, pregando e gridando: «Non abbiamo paura»
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Qual è il significato del loro sacrificio?
Il sacrificio della loro vita è il seme di un cristianesimo nuovo, più forte, più consapevole della verità del Vangelo, che insegna ad amare gli amici e anche i nemici, perché l'unica vendetta del cristiano è il perdono dei nemici.
Cosa dire di questi martiri Clarettiani?
Si tratta di 109 testimoni eroici del Vangelo, uccisi tra il 1936 e il 1937 in varie città spagnole: Barcellona, Sabadell, Vic, Lérida, Cervera, Valencia, Santander. Il loro capofila è Padre Mateo Casals Mas, che apparteneva alla comunità di Sabadell, vicino a Barcellona. I Padri erano sempre disponibili ad aiutare i bisognosi e sempre pronti all'amministrazione della Parola di Dio e dei sacramenti, secondo l'esempio e il carisma del Fondatore, Sant'Antonio María Claret. Erano quindi conosciuti e benvoluti dal popolo, per la loro semplicità, amabilità, generosità e disponibilità.
Come avvenne il loro martirio?
Nel luglio del 1936, quando scoppiò la rivoluzione, l'istituto e la chiesa furono dati alle fiamme e i missionari dispersi in case di conoscenti. Ma questo non fu sufficiente a salvarli. Padre Mateo Casals Mas fu preso, imprigionato e fucilato all'alba del cinque settembre 1936. L'unica sua colpa era quella di essere sacerdote cattolico. Sulla strada che portava alla sua esecuzione più volte ripeté ad alta voce: «Viva Cristo Re! Viva il Sacro Cuore di Gesù!». Gli altri confratelli martiri furono uccisi con analoghe modalità.
Cosa dire di fronte a questa moderna strage degli innocenti?
I martiri claretiani erano consapevoli dell'eventualità delle persecuzioni e della morte dalle parole stesse di Gesù: «Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia» (Mt 5,11); «Chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. [...] Chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà. (Mt 10,38-39). E non hanno avuto paura. Erano pronti anche al sacrificio supremo per gridare al mondo, ancora una volta, che il bene vince sul male.
Perché la Chiesa celebra i martiri?
La Chiesa celebra i martiri non per rivincita, ma per riproporre oggi, come ieri e come domani, l'eterna legge cristiana della carità senza confini. Il cristianesimo propone una cultura di pace e di fraternità e non di guerra e di divisione. Il Cristianesimo non produce i fiori del male, ma i fiori del bene.
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