Processo "Borsellino quater": estinto per prescrizione il reato contestato a Vincenzo Scarantino, anche lui imputato di calunnia.
La corte d'Assise di Caltanissetta ha condannato all'ergastolo i boss Salvo Madonia e Vittorio Tutino, imputati della strage del 1992 a Palermo in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e i 5 uomini della scorta. Condannati a 10 anni i "falsi pentiti" Francesco Andriotta e Calogero Pulci, accusati di calunnia .
I giudici hanno dichiarato estinto per prescrizione il reato contestato a Vincenzo Scarantino pure lui imputato di calunnia. Madonia, capomafia palermitano della cosca di San Lorenzo, sarebbe stato tra i mandanti dell'attentato.
Tutino, invece, avrebbe partecipato alla fase esecutiva della strage.
I falsi pentiti sarebbero autori del clamoroso depistaggio che ha portato alla condanna di sette innocenti per i quali, dopo il passaggio in giudicato del verdetto emesso oggi dalla corte d'Assise, verrà avviato il processo di revisione, già chiesto dalla procura generale di Caltanissetta. Le accuse dei falsi collaboratori di giustizia Pulci e Andriotta sono state fondamentali per le loro condanne: da qui la contestazione della calunnia. Stesso reato contestato a Scarantino al quale, però, stasera i giudici della corte hanno riconosciuto la circostanza attenuante di essere stato indotto a fare le false accuse: la concessione dell'attenuante ha comportato la prescrizione del reato.
Ai familiari delle parti civili costituite - congiunti del magistrato ucciso e degli uomini della scorta - sono state liquidate provvisionali immediatamente esecutive comprese tra i 100mila e i 500mila euro ciascuno.
La strage di Via D'Amelio Il 19 luglio 1992 una Fiat 126 rubata con 90 chilogrammi di esplosivo, telecomandato a distanza, saltò in aria a Palermo in Via Mariano D'Amelio 21, sotto il palazzo dove viveva la madre di Borsellino, che il giudice era andato a trovare.
Nella devastante deflagrazione persero la vita il magistrato e i cinque agenti di scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
La corte d'Assise di Caltanissetta ha condannato all'ergastolo i boss Salvo Madonia e Vittorio Tutino, imputati della strage del 1992 a Palermo in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e i 5 uomini della scorta. Condannati a 10 anni i "falsi pentiti" Francesco Andriotta e Calogero Pulci, accusati di calunnia .
I giudici hanno dichiarato estinto per prescrizione il reato contestato a Vincenzo Scarantino pure lui imputato di calunnia. Madonia, capomafia palermitano della cosca di San Lorenzo, sarebbe stato tra i mandanti dell'attentato.
Tutino, invece, avrebbe partecipato alla fase esecutiva della strage.
I falsi pentiti sarebbero autori del clamoroso depistaggio che ha portato alla condanna di sette innocenti per i quali, dopo il passaggio in giudicato del verdetto emesso oggi dalla corte d'Assise, verrà avviato il processo di revisione, già chiesto dalla procura generale di Caltanissetta. Le accuse dei falsi collaboratori di giustizia Pulci e Andriotta sono state fondamentali per le loro condanne: da qui la contestazione della calunnia. Stesso reato contestato a Scarantino al quale, però, stasera i giudici della corte hanno riconosciuto la circostanza attenuante di essere stato indotto a fare le false accuse: la concessione dell'attenuante ha comportato la prescrizione del reato.
Ai familiari delle parti civili costituite - congiunti del magistrato ucciso e degli uomini della scorta - sono state liquidate provvisionali immediatamente esecutive comprese tra i 100mila e i 500mila euro ciascuno.
La strage di Via D'Amelio Il 19 luglio 1992 una Fiat 126 rubata con 90 chilogrammi di esplosivo, telecomandato a distanza, saltò in aria a Palermo in Via Mariano D'Amelio 21, sotto il palazzo dove viveva la madre di Borsellino, che il giudice era andato a trovare.
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