Il Vangelo è il libro della Misericordia di Dio: Papa Francesco incoraggia tutti a leggere il Vangelo e a continuare a scriverlo con gesti semplici e concreti di amore. Questo il suo invito nella Messa presieduta in Piazza San Pietro, nella Domenica della Divina Misericordia. Il servizio di Fausta Speranza: ascolta
Radio Vaticana - “La Misericordia non si ferma a distanza”: Papa Francesco parla all’umanità, che riconosce “spesso ferita e timorosa, che porta le cicatrici del dolore e dell’incertezza”. E ricorda che “ogni infermità può trovare nella Misericordia di Dio un soccorso efficace”. L’invito di Papa Francesco è ad “attingere la Misericordia del Padre e portarla nel mondo”. Per fare questo chiede di “leggere e rileggere il Vangelo”, che definisce il libro della Misericordia di Dio. Ma anche “un libro aperto”:
“Non tutto è stato scritto, il Vangelo della misericordia rimane un libro aperto, dove continuare a scrivere i segni dei discepoli di Cristo, gesti concreti di amore, che sono la testimonianza migliore della misericordia. Siamo tutti chiamati a diventare scrittori viventi del Vangelo”.
Papa Francesco chiede “gesti semplici e forti, a volte perfino invisibili”, per portare la tenerezza e la consolazione di Dio. Ricorda che Gesù nel giorno di Pasqua, ha riversato nei cuori dei discepoli impauriti la misericordia del Padre, sottolineando il “contrasto evidente”:
“Da una parte, c’è il timore dei discepoli, che chiudono le porte di casa; dall’altra, c’è la missione da parte di Gesù, che li invia nel mondo a portare l’annuncio del perdono”.
Papa Francesco è chiaro: “Può esserci anche in noi questo contrasto”:
"Una lotta interiore tra la chiusura del cuore e la chiamata dell’amore ad aprire le porte chiuse e uscire da noi stessi”.
C’è una sola strada, chiarisce Francesco: “Uscire da noi stessi, uscire, per testimoniare la forza risanatrice dell'amore che ci ha conquistati”. Significa gesti di compassione e attenzione per “tante persone che chiedono di essere ascoltate e comprese”. Dopo aver sperimentato che "la Misericordia di Dio è eterna; non finisce, non si esaurisce, non si arrende di fronte alle chiusure, e non si stanca mai”. E’ una certezza: “Troviamo sostegno nei momenti di prova e di debolezza, perché siamo certi che Dio non ci abbandona”. Non possiamo comprendere questo amore – dice Francesco – ma qui possiamo attingere perché da qui Cristo lascia la sua pace nel giorno di Pasqua:
“Non è una pace negoziata, non è la sospensione di qualcosa che non va: è la sua pace, la pace che proviene dal cuore del Risorto, la pace che ha vinto il peccato, la morte e la paura”.
E’ la pace che non divide ma unisce - spiega Francesco – è la pace che non lascia soli, ma ci fa sentire accolti e amati. E’ la pace – ci dice il Papa – che “permane nel dolore e fa fiorire la speranza”. Infine a braccio l'invito: "Chiediamo di essere noi stessi misericordiosi, per diffondere ovunque la forza del Vangelo, per scrivere quelle pagine del Vangelo che l’Apostolo Giovanni non ha scritto".
“Non tutto è stato scritto, il Vangelo della misericordia rimane un libro aperto, dove continuare a scrivere i segni dei discepoli di Cristo, gesti concreti di amore, che sono la testimonianza migliore della misericordia. Siamo tutti chiamati a diventare scrittori viventi del Vangelo”.
Papa Francesco chiede “gesti semplici e forti, a volte perfino invisibili”, per portare la tenerezza e la consolazione di Dio. Ricorda che Gesù nel giorno di Pasqua, ha riversato nei cuori dei discepoli impauriti la misericordia del Padre, sottolineando il “contrasto evidente”:
“Da una parte, c’è il timore dei discepoli, che chiudono le porte di casa; dall’altra, c’è la missione da parte di Gesù, che li invia nel mondo a portare l’annuncio del perdono”.
Papa Francesco è chiaro: “Può esserci anche in noi questo contrasto”:
"Una lotta interiore tra la chiusura del cuore e la chiamata dell’amore ad aprire le porte chiuse e uscire da noi stessi”.
C’è una sola strada, chiarisce Francesco: “Uscire da noi stessi, uscire, per testimoniare la forza risanatrice dell'amore che ci ha conquistati”. Significa gesti di compassione e attenzione per “tante persone che chiedono di essere ascoltate e comprese”. Dopo aver sperimentato che "la Misericordia di Dio è eterna; non finisce, non si esaurisce, non si arrende di fronte alle chiusure, e non si stanca mai”. E’ una certezza: “Troviamo sostegno nei momenti di prova e di debolezza, perché siamo certi che Dio non ci abbandona”. Non possiamo comprendere questo amore – dice Francesco – ma qui possiamo attingere perché da qui Cristo lascia la sua pace nel giorno di Pasqua:
“Non è una pace negoziata, non è la sospensione di qualcosa che non va: è la sua pace, la pace che proviene dal cuore del Risorto, la pace che ha vinto il peccato, la morte e la paura”.
E’ la pace che non divide ma unisce - spiega Francesco – è la pace che non lascia soli, ma ci fa sentire accolti e amati. E’ la pace – ci dice il Papa – che “permane nel dolore e fa fiorire la speranza”. Infine a braccio l'invito: "Chiediamo di essere noi stessi misericordiosi, per diffondere ovunque la forza del Vangelo, per scrivere quelle pagine del Vangelo che l’Apostolo Giovanni non ha scritto".
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