“Voi fiori di primavera del dopoguerra lavorate tutti insieme per la pace, che questo sia un paese di pace”.
Radio Vaticana - E’ l’augurio spontaneo che anche in lingua croata, il Papa lascia ai giovani, nel suo ultimo incontro del pomeriggio a Sarajevo. E’ un colloquio fatto di testimonianze, canti e danze siglato dal volo di una colomba nella cornice del Centro giovanile “Giovanni Paolo II”, luogo significativo, in cui dalla fine della guerra i ragazzi sono impegnati in progetti di convivenza e dialogo interetnico e interreligioso. Il servizio di Gabriella Ceraso :
“Il compito che vi lascio è fare la pace”: questa l’ultima consegna del Papa ai giovani di Bosnia ed Erzegovina al termine di un incontro festoso , un vero a tu per tu con loro, fatto di musica, cori e testimonianze. “I giovani si sono preparati in modo speciale a questo incontro e vogliono dare il loro contributo al processo di pace ancora in corso”, spiega mons Semren, responsabile della pastorale giovanile.
Poi sono due ragazzi a rompere il ghiaccio e a prendere la parola:
“Zovem se Darko Majstorović, profesor sam tjelesnog …”
Lui, croato cattolico, testimonia di una vita convertita alla crescita nella fede e alla costruzione fattiva della pace
“Živeći u Bosni i Hercegovini, u ovoj multietničkoj i multikonfesionalnoj….”
Lei, serba ortodossa, racconta a Francesco come lavora a servizio del dialogo interreligioso, ricchezza, dice, delle persone di Bosnia ed Erzegovina. Le loro sono testimonianze forti, e così il Papa, dopo l’esibizione a sorpresa del coro dei bambini di Srebrenica, prende la parola e a braccio risponde alle domande di alcuni ragazzi.
Il rapporto con la televisione, gli chiedono, occasione per il Papa per parlare della qualità dei programmi televisivi : “usarli” raccomanda, “come il computer, solo per le cose che ci fanno crescere”:
“Fare programmi che fanno bene, che fanno bene ai valori, che costruiscano la società, che ci portino avanti, non che ci portino giù. E poi fare programmi che ci aiutino affinché i valori, i veri valori, divengano più forti e ci preparino per la vita. Questa è responsabilità dei centri televisivi”
Alla domanda se i giovani sono riusciti a comunicargli o meno la loro gioia in questa e in altre occasioni, Francesco ribadisce cosa pensa veramente dei ragazzi di questa terra:
“Voi avete una singolarità: voi siete la prima – credo – generazione dopo la guerra. Voi siete fiori di una primavera, come ha detto mons. Semren: fiori di una primavera che vogliono andare avanti e non tornare alla distruzione, alle cose che ci fanno nemici gli uni gli altri. Io trovo in voi questa voglia e questo entusiasmo. E questo è nuovo per me”
“Da voi mi aspetto onestà tra quello che pensate sentite e fate”:
“Onestà e non ipocrisia; unione; fare ponti, ma lasciare che si possa andare da una parte all’altra. Questa è fratellanza”.
Onestà dunque e unità, queste le ultime parole che il Papa ripete ai giovani al termine della loro festa e dopo lo scambio dei doni tra cui un bronzo di Giovanni paolo II il santo cui Francesco affida i giovani:
“Che questo sia un Paese di pace! “Mir Vama”: questo ricordatelo bene!”
Radio Vaticana - E’ l’augurio spontaneo che anche in lingua croata, il Papa lascia ai giovani, nel suo ultimo incontro del pomeriggio a Sarajevo. E’ un colloquio fatto di testimonianze, canti e danze siglato dal volo di una colomba nella cornice del Centro giovanile “Giovanni Paolo II”, luogo significativo, in cui dalla fine della guerra i ragazzi sono impegnati in progetti di convivenza e dialogo interetnico e interreligioso. Il servizio di Gabriella Ceraso :
“Il compito che vi lascio è fare la pace”: questa l’ultima consegna del Papa ai giovani di Bosnia ed Erzegovina al termine di un incontro festoso , un vero a tu per tu con loro, fatto di musica, cori e testimonianze. “I giovani si sono preparati in modo speciale a questo incontro e vogliono dare il loro contributo al processo di pace ancora in corso”, spiega mons Semren, responsabile della pastorale giovanile.
Poi sono due ragazzi a rompere il ghiaccio e a prendere la parola:
“Zovem se Darko Majstorović, profesor sam tjelesnog …”
Lui, croato cattolico, testimonia di una vita convertita alla crescita nella fede e alla costruzione fattiva della pace
“Živeći u Bosni i Hercegovini, u ovoj multietničkoj i multikonfesionalnoj….”
Lei, serba ortodossa, racconta a Francesco come lavora a servizio del dialogo interreligioso, ricchezza, dice, delle persone di Bosnia ed Erzegovina. Le loro sono testimonianze forti, e così il Papa, dopo l’esibizione a sorpresa del coro dei bambini di Srebrenica, prende la parola e a braccio risponde alle domande di alcuni ragazzi.
Il rapporto con la televisione, gli chiedono, occasione per il Papa per parlare della qualità dei programmi televisivi : “usarli” raccomanda, “come il computer, solo per le cose che ci fanno crescere”:
“Fare programmi che fanno bene, che fanno bene ai valori, che costruiscano la società, che ci portino avanti, non che ci portino giù. E poi fare programmi che ci aiutino affinché i valori, i veri valori, divengano più forti e ci preparino per la vita. Questa è responsabilità dei centri televisivi”
Alla domanda se i giovani sono riusciti a comunicargli o meno la loro gioia in questa e in altre occasioni, Francesco ribadisce cosa pensa veramente dei ragazzi di questa terra:
“Voi avete una singolarità: voi siete la prima – credo – generazione dopo la guerra. Voi siete fiori di una primavera, come ha detto mons. Semren: fiori di una primavera che vogliono andare avanti e non tornare alla distruzione, alle cose che ci fanno nemici gli uni gli altri. Io trovo in voi questa voglia e questo entusiasmo. E questo è nuovo per me”
“Da voi mi aspetto onestà tra quello che pensate sentite e fate”:
“Onestà e non ipocrisia; unione; fare ponti, ma lasciare che si possa andare da una parte all’altra. Questa è fratellanza”.
Onestà dunque e unità, queste le ultime parole che il Papa ripete ai giovani al termine della loro festa e dopo lo scambio dei doni tra cui un bronzo di Giovanni paolo II il santo cui Francesco affida i giovani:
“Che questo sia un Paese di pace! “Mir Vama”: questo ricordatelo bene!”
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