Troppe volte abbiamo detto a Gesù “vattene” non riconoscendolo in un fallimento.
Radio Vaticana - Ma la “vittoria dell’amore di Dio” per l’uomo si manifesta proprio nell’apparente “fallimento” della Croce di suo Figlio. È questo che racconta la parabola dei vignaioli omicidi, commentata da Papa Francesco durante la Messa del mattino celebrata a Casa Santa Marta. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Una pietra di scarto che diventa fondamento. Un patibolo scandaloso che sembra la fine di una storia piena di speranze e invece è l’inizio della salvezza del mondo. Dio costruisce sulla debolezza, ma se uno ne legge le pagine la “storia di amore fra Dio e il suo popolo – osserva Papa Francesco – sembra essere una storia di fallimenti”. Come la parabola dei vignaioli omicidi, proposta dal Vangelo del giorno, che appare, dice Francesco, come il “fallimento del sogno di Dio”. C’è un padrone che costruisce una bella vigna e ci sono gli operai che uccidono chiunque sia l’inviato del padrone. Ma è proprio da quelle morti che tutto prende vita:
“I profeti, gli uomini di Dio che hanno parlato al popolo, che non sono stati ascoltati, che sono stati scartati, saranno la sua gloria. Il Figlio, l’ultimo inviato, che è stato scartato proprio, giudicato, non ascoltato e ucciso, è diventato la pietra d’angolo. Questa storia, che incomincia con un sogno d’amore, e che sembra essere una storia di amore, ma poi sembra finire in una storia di fallimenti, finisce con il grande amore di Dio, che dallo scarto tira fuori la salvezza; dal suo Figlio scartato, ci salva a tutti”.
Non dimentichiamo la Croce
È qui che la logica del fallimento “si rovescia”, afferma il Papa. E Gesù lo ricorda ai capi del popolo, citando la Scrittura: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo. Questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”. Ed è “bello leggere nella Bibbia”, prosegue Francesco, anche dei “lamenti di Dio”, del Padre che “piange” quando il popolo “non sa ubbidire a Dio, perché vuole diventare dio lui” stesso:
“La via della nostra redenzione è una strada di tanti fallimenti. Anche l’ultimo, quello della croce, è uno scandalo. Ma proprio lì l’amore vince. E quella storia che incomincia con un sogno d’amore e continua con una storia di fallimenti, finisce nella vittoria dell’amore: la croce di Gesù. Non dobbiamo dimenticare questa strada, è una strada difficile. Anche la nostra! Se ognuno di noi fa un esame di coscienza, vedrà quante volte, quante volte ha cacciato via i profeti. Quante volte ha detto a Gesù: ‘Vattene’, quante volte ha voluto salvare se stesso, quante volte abbiamo pensato che noi eravamo i giusti”.
Memoria di quel seme d'amore
Allora, non dimentichiamo mai, conclude Francesco, che è nella morte in croce del Figlio che si manifesta “l’amore di Dio col suo popolo”:
“Ci farà bene fare memoria, memoria di questa storia di amore che sembra fallita, ma alla fine vince. E’ la storia di fare memoria nella storia della nostra vita, di quel seme di amore che Dio ha seminato in noi e come è andata, e fare lo stesso che ha fatto Gesù a nome nostro: si umiliò”.
Radio Vaticana - Ma la “vittoria dell’amore di Dio” per l’uomo si manifesta proprio nell’apparente “fallimento” della Croce di suo Figlio. È questo che racconta la parabola dei vignaioli omicidi, commentata da Papa Francesco durante la Messa del mattino celebrata a Casa Santa Marta. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Una pietra di scarto che diventa fondamento. Un patibolo scandaloso che sembra la fine di una storia piena di speranze e invece è l’inizio della salvezza del mondo. Dio costruisce sulla debolezza, ma se uno ne legge le pagine la “storia di amore fra Dio e il suo popolo – osserva Papa Francesco – sembra essere una storia di fallimenti”. Come la parabola dei vignaioli omicidi, proposta dal Vangelo del giorno, che appare, dice Francesco, come il “fallimento del sogno di Dio”. C’è un padrone che costruisce una bella vigna e ci sono gli operai che uccidono chiunque sia l’inviato del padrone. Ma è proprio da quelle morti che tutto prende vita:
“I profeti, gli uomini di Dio che hanno parlato al popolo, che non sono stati ascoltati, che sono stati scartati, saranno la sua gloria. Il Figlio, l’ultimo inviato, che è stato scartato proprio, giudicato, non ascoltato e ucciso, è diventato la pietra d’angolo. Questa storia, che incomincia con un sogno d’amore, e che sembra essere una storia di amore, ma poi sembra finire in una storia di fallimenti, finisce con il grande amore di Dio, che dallo scarto tira fuori la salvezza; dal suo Figlio scartato, ci salva a tutti”.
Non dimentichiamo la Croce
È qui che la logica del fallimento “si rovescia”, afferma il Papa. E Gesù lo ricorda ai capi del popolo, citando la Scrittura: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo. Questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”. Ed è “bello leggere nella Bibbia”, prosegue Francesco, anche dei “lamenti di Dio”, del Padre che “piange” quando il popolo “non sa ubbidire a Dio, perché vuole diventare dio lui” stesso:
“La via della nostra redenzione è una strada di tanti fallimenti. Anche l’ultimo, quello della croce, è uno scandalo. Ma proprio lì l’amore vince. E quella storia che incomincia con un sogno d’amore e continua con una storia di fallimenti, finisce nella vittoria dell’amore: la croce di Gesù. Non dobbiamo dimenticare questa strada, è una strada difficile. Anche la nostra! Se ognuno di noi fa un esame di coscienza, vedrà quante volte, quante volte ha cacciato via i profeti. Quante volte ha detto a Gesù: ‘Vattene’, quante volte ha voluto salvare se stesso, quante volte abbiamo pensato che noi eravamo i giusti”.
Memoria di quel seme d'amore
Allora, non dimentichiamo mai, conclude Francesco, che è nella morte in croce del Figlio che si manifesta “l’amore di Dio col suo popolo”:
“Ci farà bene fare memoria, memoria di questa storia di amore che sembra fallita, ma alla fine vince. E’ la storia di fare memoria nella storia della nostra vita, di quel seme di amore che Dio ha seminato in noi e come è andata, e fare lo stesso che ha fatto Gesù a nome nostro: si umiliò”.
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