Dei 53 foreign fighters censiti passati per l'Italia ce ne sono quattro italiani. Lo ha detto il ministro dell’Interno Angelino Alfano nell’informativa urgente alla Camera dopo i fatti di Parigi. Alfano ha anche ribadito che sono allo studio nuove misure per evitare attentati in Italia. Sentiamo Alessandro Guarasci
(ascolta)
Radio Vaticana - Nella schiera dei foreign figters passati per l’Italia quattro sono italiani. Uno è Giuliano Delnevo di Genova, morto lo scorso anno in Siria, mentre un altro giovane si trova attualmente in un altro Paese. E uno degli attentatori di Parigi era noto anche alle forze di polizia italiane, anche se non era mai passato sul territorio italiano. Alfano però assicura che in questo momento non ci sono segnali che indichino l'Italia o gli interessi italiani come esposti a specifici ed attuali forme di rischio.
Il ministro annuncia poi misure come il ritiro del passaporto, pene contro chi organizza gli spostamenti dei foreign fighters, stop alla vendita di precursori di esplosivi, black list dei siti a rischio. Critiche tutte le opposizioni, in particolare la Lega, favorevole il commento della maggioranza. Abbiamo sentito Daniele Tissone, segretario generale della Silp Cgil
R. – Si annuncia, come sempre, quando si fanno degli annunci, un utilizzo, un impiego di personaggi, di mezzi e di tecnologie che non abbiamo, o meglio, che sta diminuendo nel corso del tempo. Penso agli uomini, alle persone che hanno una vasta professionalità anche nel campo dell’intelligence: se non si andrà a modificare una norma che riguarda la previdenza, l’assetto pensionistico di queste persone, di queste figure, queste se ne andranno con un esodo preoccupante anche perché andrà a diminuire già un organico deficitario di oltre il 22 percento portandolo alla soglia di circa il 30-35 percento. Questo non ce lo possiamo permettere perché riduciamo sempre di più le forze che sono in campo.
D. - Voi denunciate anche il blocco del turnover. Questo, quanto può incidere, secondo lei, proprio sulla sicurezza più generale?
R. - Si pensi che ogni anno solo il nostro corpo, quello della Polizia di Stato, perde all’incirca 2500-3000 unità. Il turnover prevede un’assunzione pari al 40-45 percento delle risorse umane che vengono perse nel corso di quell’anno. Così facendo, dai 118mila uomini previsti si è passati ai 108mila di otto anni fa, ai 94mila di oggi. Se si continuerà ad andare avanti in questa maniera, tra quattro o cinque anni si ridurranno gli organici per la sola Polizia di Stato di circa 88mila unità.
D. - Da quanto capisco allora secondo voi la sicurezza non è tra le priorità di questo governo …
R. - Certamente no, o comunque, ci sono dei vaghi tentativi con proposte, idee, che non affrontano con mete serie, con un disegno complessivo, una strategia che è fondamentale nel nostro Paese anche alla luce dei fatti che si sono verificati in Francia lo scorso 7 gennaio.
Radio Vaticana - Nella schiera dei foreign figters passati per l’Italia quattro sono italiani. Uno è Giuliano Delnevo di Genova, morto lo scorso anno in Siria, mentre un altro giovane si trova attualmente in un altro Paese. E uno degli attentatori di Parigi era noto anche alle forze di polizia italiane, anche se non era mai passato sul territorio italiano. Alfano però assicura che in questo momento non ci sono segnali che indichino l'Italia o gli interessi italiani come esposti a specifici ed attuali forme di rischio.
Il ministro annuncia poi misure come il ritiro del passaporto, pene contro chi organizza gli spostamenti dei foreign fighters, stop alla vendita di precursori di esplosivi, black list dei siti a rischio. Critiche tutte le opposizioni, in particolare la Lega, favorevole il commento della maggioranza. Abbiamo sentito Daniele Tissone, segretario generale della Silp Cgil
R. – Si annuncia, come sempre, quando si fanno degli annunci, un utilizzo, un impiego di personaggi, di mezzi e di tecnologie che non abbiamo, o meglio, che sta diminuendo nel corso del tempo. Penso agli uomini, alle persone che hanno una vasta professionalità anche nel campo dell’intelligence: se non si andrà a modificare una norma che riguarda la previdenza, l’assetto pensionistico di queste persone, di queste figure, queste se ne andranno con un esodo preoccupante anche perché andrà a diminuire già un organico deficitario di oltre il 22 percento portandolo alla soglia di circa il 30-35 percento. Questo non ce lo possiamo permettere perché riduciamo sempre di più le forze che sono in campo.
D. - Voi denunciate anche il blocco del turnover. Questo, quanto può incidere, secondo lei, proprio sulla sicurezza più generale?
R. - Si pensi che ogni anno solo il nostro corpo, quello della Polizia di Stato, perde all’incirca 2500-3000 unità. Il turnover prevede un’assunzione pari al 40-45 percento delle risorse umane che vengono perse nel corso di quell’anno. Così facendo, dai 118mila uomini previsti si è passati ai 108mila di otto anni fa, ai 94mila di oggi. Se si continuerà ad andare avanti in questa maniera, tra quattro o cinque anni si ridurranno gli organici per la sola Polizia di Stato di circa 88mila unità.
D. - Da quanto capisco allora secondo voi la sicurezza non è tra le priorità di questo governo …
R. - Certamente no, o comunque, ci sono dei vaghi tentativi con proposte, idee, che non affrontano con mete serie, con un disegno complessivo, una strategia che è fondamentale nel nostro Paese anche alla luce dei fatti che si sono verificati in Francia lo scorso 7 gennaio.
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