La parola magica di questa estate fasulla: riforma.
"De Docta Ignorantia" di Danilo Stefani
Eravamo e siamo quelli degli accomodamenti, del compromesso, delle riorganizzazioni fatte col binocolo messo al contrario e delle strade accidentate con sfondo oscuro: basta guardare per vedere che tutto si allontana e si restringe. Le riforme, oh sì, le benedette riforme risolutrici. Riforma elettorale - annunciata come la più urgente - non pervenuta (ma ci stiamo lavorando); riforma della Giustizia (ci vediamo a settembre);
riforma del Lavoro, questa sì davvero la più improrogabile, accennata e non certo incisiva;
riforma del Senato (fatta con tanto rumore e diventata, di colpo, la madre di tutte le riforme). Peccato che in tutto questo riformare, dove si perde il filo riformista (i mali della burocrazia, per esempio, sembrano scomparsi dai grandi discorsi) l’economia continua a regredire e il lavoro a latitare. Prosegue il cammino del patto del Nazareno, promosso da un profeta riformatore e battutista di nome Matteo Renzi, in un tragitto fatto di riforme lente e azzoppate.
Martin Lutero era un dilettante al cospetto dell’ex sindaco di Firenze. Come il monaco tedesco, però, anche Renzi rischia di finire scomunicato.
"De Docta Ignorantia" di Danilo Stefani
Eravamo e siamo quelli degli accomodamenti, del compromesso, delle riorganizzazioni fatte col binocolo messo al contrario e delle strade accidentate con sfondo oscuro: basta guardare per vedere che tutto si allontana e si restringe. Le riforme, oh sì, le benedette riforme risolutrici. Riforma elettorale - annunciata come la più urgente - non pervenuta (ma ci stiamo lavorando); riforma della Giustizia (ci vediamo a settembre);
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