mercoledì, marzo 26, 2014
Si è aperto oggi a Minya, nell’Alto Egitto, il processo a 682 attivisti dei Fratelli Musulmani tra i quali la guida suprema del movimento islamista, Mohammed Badie. La tensione nel paese, all’indomani della condanna a morte comminata a 529 altri imputati, tutti esponenti della Fratellanza, è alle stelle. 

Misna - Si tratta di una condanna di massa alla pena capitale che non ha precedenti nella storia giudiziaria dell’Egitto e che esaspera uno scontro già duro tra le nuove istituzioni e i Fratelli Musulmani, iniziato con il colpo di stato con cui nel luglio scorso l’esercito ha deposto il presidente Mohammed Morsi. Secondo molti, tuttavia, la sentenza verrà modificata e mitigata nei successivi gradi di giudizio. “Ma questo non cancella che il verdetto sia comunque destinato ad avere un impatto sulla gente e a restare nella memoria degli egiziani” ha fatto notare il direttore dell’Arab Network for Human Rights Gamal Eid, sottolineando che “in molti, anche fra quelli che non appartengono alla Confraternita, inizieranno ad avere dubbi sull’imparzialità sistema giudiziario egiziano”.

Gli avvocati della difesa hanno annunciato la volontà di boicottare l’aula per “manifeste irregolarità”. Solo 60 degli imputati sono presenti al procedimento. La sentenza sarà annunciata il prossimo 28 aprile.

L’accusa che pende sul loro capo, è di aver partecipato all’assalto contro un commissariato di polizia in cui sono morti due agenti, in seguito allo sgombero violento del sit-in di Piazza Rabaa al Adawiya al Cairo in cui si ritiene siano morte più di 800 persone.


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