In occasione della Festa del Perdono, tutto pronto ad Assisi per l’arrivo dei giovani della Marcia Francescana, previsto per le 15 di domani nella Basilica di Santa Maria degli Angeli.
Radio Vaticana - Circa 1.600 le presenze quest’anno di giovani provenienti da ogni parte d’Italia e d’Europa. La Marcia è un cammino di dieci giorni per i giovani, dai 18 ai 32 anni, che desiderano impegnarsi in un breve itinerario spirituale e raggiungere a piedi la meta di Assisi. Federica Baioni ha raccolto la voce di un giovane volontario in marcia e ha intervistato sull’argomento fra Francesco Piloni dei Frati Minori, tra gli organizzatori dell’evento: ascolta
R. - La tematica di quest’anno è “Chi crede, cammina”. Proprio perché siamo nell’Anno della Fede, il desiderio di ogni uomo che si porta in profondità - e i desideri dell’uomo sono quelli che danno poi la qualità all’oggi, al presente - è quello di essere un uomo in movimento, di avere chiaro il punto di partenza, di avere una meta, ma di sapere anche da quale strada passare.
D. - Si è appena conclusa la Giornata mondiale della gioventù a Rio de Janeiro: un evento importantissimo che ha avuto una grande eco. Come la state vivendo sulla scia di questo grande evento?
R. - Ci siamo sentiti profondamente uniti. Una parola che piace alla Chiesa è profonda comunione, che è il desiderio di Dio. Non è la distanza che fa sentire diversa l’esperienza, ma in realtà è ciò che ci univa: lo stesso desiderio di incontrare il Signore, il volto bello di Gesù.
D. - Noi sappiamo che vicino a voi ci sono tantissimi giovani e proprio un giovane volontario, un camminatore è proprio lì vicino. Si chiama Francesco…
R. - Sì, volentieri. E’ Francesco di Prato. E’ un medico…
D. - Francesco, lei è un medico ed è presente a questa marcia francescana verso Assisi: come la sta vivendo?
R. - La sto vivendo con molta intensità. Io sono arrivato qui senza conoscere nessuno e all’inizio avevo un po’ di titubanza. Invece poi, aprendomi un po’, ho conosciuto delle persone meravigliose che hanno dato vita ad una manifestazione davvero bella, significativa: questo camminare che ci aiuta a credere e che ci serve per unirci, come diceva frate Francesco poco fa, con questo obiettivo di Assisi. E’ un cammino fisico, ma è soprattutto un cammino spirituale. Ci sentiamo veramente tutti uniti adesso!
D. - C’è fatica fisica, perché non dimentichiamo che state camminando da giorni?
R. - Sì, si. C’è chi fatica; c’è chi soffre; c’è anche chi viene curato dalle suore… Effettivamente è proprio questo lo scopo: il sacrificarsi, il camminare e il soffrire un po’, e il vivere questa passione che San Francesco ha vissuto alla Porziuncola, per cercare di arrivare ad un obiettivo, un obiettivo che sia appunto il perdono, il perdono alla Porziuncola. Quindi, in questo senso, ho visto persone che i primi giorni faticavano, soffrivano molto, ma che adesso sono contente di aver fatto questi sforzi: adesso che stiamo arrivando sono felici. E’ un po’ come nella vita: affrontare gli sforzi e le difficoltà.
Radio Vaticana - Circa 1.600 le presenze quest’anno di giovani provenienti da ogni parte d’Italia e d’Europa. La Marcia è un cammino di dieci giorni per i giovani, dai 18 ai 32 anni, che desiderano impegnarsi in un breve itinerario spirituale e raggiungere a piedi la meta di Assisi. Federica Baioni ha raccolto la voce di un giovane volontario in marcia e ha intervistato sull’argomento fra Francesco Piloni dei Frati Minori, tra gli organizzatori dell’evento: ascolta
R. - La tematica di quest’anno è “Chi crede, cammina”. Proprio perché siamo nell’Anno della Fede, il desiderio di ogni uomo che si porta in profondità - e i desideri dell’uomo sono quelli che danno poi la qualità all’oggi, al presente - è quello di essere un uomo in movimento, di avere chiaro il punto di partenza, di avere una meta, ma di sapere anche da quale strada passare.
D. - Si è appena conclusa la Giornata mondiale della gioventù a Rio de Janeiro: un evento importantissimo che ha avuto una grande eco. Come la state vivendo sulla scia di questo grande evento?
R. - Ci siamo sentiti profondamente uniti. Una parola che piace alla Chiesa è profonda comunione, che è il desiderio di Dio. Non è la distanza che fa sentire diversa l’esperienza, ma in realtà è ciò che ci univa: lo stesso desiderio di incontrare il Signore, il volto bello di Gesù.
D. - Noi sappiamo che vicino a voi ci sono tantissimi giovani e proprio un giovane volontario, un camminatore è proprio lì vicino. Si chiama Francesco…
R. - Sì, volentieri. E’ Francesco di Prato. E’ un medico…
D. - Francesco, lei è un medico ed è presente a questa marcia francescana verso Assisi: come la sta vivendo?
R. - La sto vivendo con molta intensità. Io sono arrivato qui senza conoscere nessuno e all’inizio avevo un po’ di titubanza. Invece poi, aprendomi un po’, ho conosciuto delle persone meravigliose che hanno dato vita ad una manifestazione davvero bella, significativa: questo camminare che ci aiuta a credere e che ci serve per unirci, come diceva frate Francesco poco fa, con questo obiettivo di Assisi. E’ un cammino fisico, ma è soprattutto un cammino spirituale. Ci sentiamo veramente tutti uniti adesso!
D. - C’è fatica fisica, perché non dimentichiamo che state camminando da giorni?
R. - Sì, si. C’è chi fatica; c’è chi soffre; c’è anche chi viene curato dalle suore… Effettivamente è proprio questo lo scopo: il sacrificarsi, il camminare e il soffrire un po’, e il vivere questa passione che San Francesco ha vissuto alla Porziuncola, per cercare di arrivare ad un obiettivo, un obiettivo che sia appunto il perdono, il perdono alla Porziuncola. Quindi, in questo senso, ho visto persone che i primi giorni faticavano, soffrivano molto, ma che adesso sono contente di aver fatto questi sforzi: adesso che stiamo arrivando sono felici. E’ un po’ come nella vita: affrontare gli sforzi e le difficoltà.
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