Seul e Pyongyang hanno raggiunto un accordo per la riapertura dell'impianto industriale congiunto di Kaesong, ultimo simbolo della cooperazione tra i due Paesi, chiuso ad aprile per decisione unilaterale del governo della Corea Nord.
Radio Vaticana - Oggi, nel corso del settimo round di colloqui, le due delegazioni hanno trovato un'intesa su cinque punti, di cui ancora non sono stati resi noti dettagli. Marco Guerra ha raccolto il commento del giornalista esperto di estremo oriente, Stefano Vecchia: ascolta
R. - È indubbiamente un momento importante, in quanto sblocca una trattativa avviata da tempo e soprattutto consente ai due Paesi di riprendere sul piano concreto un dialogo che si era arenato ormai da parecchio e, ancor di più, di avviare poi un’iniziativa come quella industriale congiunta di Keasong, fondamentale per la Corea del Nord, in quanto rappresenta l’unica fonte importante di valuta straniera. Inoltre, è importante anche per il Sud che su Kaesong ha investito notevolmente; sono oltre 120 le aziende sudcoreane che danno lavoro a 53 mila operai ed impiegati del Nord.
D. - Questo accordo può essere un primo step verso un percorso di riavvicinamento e pacificazione interrotto dalle ultime tensioni?
R. - Indubbiamente rappresenta un elemento incoraggiante. Molto dipenderà poi da altri fattori e dal fatto che poi, in realtà, possa concretizzarsi questa riapertura di Kaesong, abbastanza problematica dal punto di vista tecnico. Però, certamente esprime la buona volontà delle parti di muoversi verso una ripresa dei rapporti e, ancora di più, poi la speranza della diplomazia internazionale che questo preluda ad un riavvio dei colloqui - del dialogo a sei tra le forze e le potenze regionali della Corea del Nord - sul nucleare nordcoreano, che poi è un elemento centrale per allentare - finalmente - la tensione nella penisola e, in generale, in Estremo Oriente.
D. – Quindi quanto pesa il programma nucleare nordcoreano su tutto il processo di pacificazione?
R. - Il programma nucleare nordcoreano ha più una valenza simbolica in realtà, perché al momento è poco pericoloso in sé; manca la tecnologia missilistica per renderlo veramente una minaccia per i vicini. Però, il fatto che la Nord Corea non voglia rinunciare a questo suo potenziale deterrente sul nucleare, in sé è significativo.
D. - La penisola coreana continua ad essere al centro di interessi strategici della Cina ma anche degli Stati Uniti. Insomma, la partita vede molti attori esterni che possono condizionarne l’esito?
R. - Indubbiamente la diplomazia internazionale preme affinché si riavvii il dialogo a sei a Pechino sul destino del nucleare nordcoreano, che è in sé una questione molto importante. Questo, vorrebbe dire di fatto avviare un dialogo tra il regime del Nord e il mondo a partire dai Paesi che hanno interessi nella regione come la Cina, gli Stati Uniti, la Corea del Sud e il Giappone.
Radio Vaticana - Oggi, nel corso del settimo round di colloqui, le due delegazioni hanno trovato un'intesa su cinque punti, di cui ancora non sono stati resi noti dettagli. Marco Guerra ha raccolto il commento del giornalista esperto di estremo oriente, Stefano Vecchia: ascolta
R. - È indubbiamente un momento importante, in quanto sblocca una trattativa avviata da tempo e soprattutto consente ai due Paesi di riprendere sul piano concreto un dialogo che si era arenato ormai da parecchio e, ancor di più, di avviare poi un’iniziativa come quella industriale congiunta di Keasong, fondamentale per la Corea del Nord, in quanto rappresenta l’unica fonte importante di valuta straniera. Inoltre, è importante anche per il Sud che su Kaesong ha investito notevolmente; sono oltre 120 le aziende sudcoreane che danno lavoro a 53 mila operai ed impiegati del Nord.
D. - Questo accordo può essere un primo step verso un percorso di riavvicinamento e pacificazione interrotto dalle ultime tensioni?
R. - Indubbiamente rappresenta un elemento incoraggiante. Molto dipenderà poi da altri fattori e dal fatto che poi, in realtà, possa concretizzarsi questa riapertura di Kaesong, abbastanza problematica dal punto di vista tecnico. Però, certamente esprime la buona volontà delle parti di muoversi verso una ripresa dei rapporti e, ancora di più, poi la speranza della diplomazia internazionale che questo preluda ad un riavvio dei colloqui - del dialogo a sei tra le forze e le potenze regionali della Corea del Nord - sul nucleare nordcoreano, che poi è un elemento centrale per allentare - finalmente - la tensione nella penisola e, in generale, in Estremo Oriente.
D. – Quindi quanto pesa il programma nucleare nordcoreano su tutto il processo di pacificazione?
R. - Il programma nucleare nordcoreano ha più una valenza simbolica in realtà, perché al momento è poco pericoloso in sé; manca la tecnologia missilistica per renderlo veramente una minaccia per i vicini. Però, il fatto che la Nord Corea non voglia rinunciare a questo suo potenziale deterrente sul nucleare, in sé è significativo.
D. - La penisola coreana continua ad essere al centro di interessi strategici della Cina ma anche degli Stati Uniti. Insomma, la partita vede molti attori esterni che possono condizionarne l’esito?
R. - Indubbiamente la diplomazia internazionale preme affinché si riavvii il dialogo a sei a Pechino sul destino del nucleare nordcoreano, che è in sé una questione molto importante. Questo, vorrebbe dire di fatto avviare un dialogo tra il regime del Nord e il mondo a partire dai Paesi che hanno interessi nella regione come la Cina, gli Stati Uniti, la Corea del Sud e il Giappone.
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