La “storia d’amore” con la Cina è finita e l’Africa deve rendersi conto che Pechino sta contribuendo a una de-industrializzazione del continente in chiaro stile coloniale: parole del governatore della Banca centrale della Nigeria, Lamido Sanusi, finite in prima pagina su uno dei più prestigiosi quotidiani d’Europa.
Misna - “La Cina – ha scritto il governatore sul Financial Times – s’impadronisce delle nostre materie prime e ci vende prodotti finiti; è proprio questa l’essenza del colonialismo”. Secondo Sanusi, l’Africa “sta spalancando le sue porte a nuove forme di imperialismo”. Alla base del ragionamento c’è la consapevolezza che la Cina “ormai non è più un’economia sorella del mondo sottosviluppato” ma “la seconda economia più forte del mondo, un gigante capace di esprimere le stesse forme di sfruttamento dell’Occidente”. Nell’articolo, intitolato “L’Africa deve aprire gli occhi sulla storia d’amore con la Cina”, il governatore sostiene che per cambiare i rapporti di forzaservono scelte politiche coraggiose. “Dobbiamo produrre in Africa – scrive Sanusi – e allo stesso tempo respingere importazioni cinesi frutto di politiche predatorie”. Secondo il governo di Pechino, tra il 2000 e il 2011 il valore degli scambi commerciali tra la Cina e l’Africa è cresciuto da 10 a 166 miliardi di dollari. Stando ai calcoli di Standard Bank, uno degli istituti di credito più importanti a sud del Sahara, tra il 2008 e il 2011 la quota delle esportazioni africane assorbite dalla Cina è aumentata dal 10 al 18%; quasi sempre si tratta di petrolio e altre materie prime.
Misna - “La Cina – ha scritto il governatore sul Financial Times – s’impadronisce delle nostre materie prime e ci vende prodotti finiti; è proprio questa l’essenza del colonialismo”. Secondo Sanusi, l’Africa “sta spalancando le sue porte a nuove forme di imperialismo”. Alla base del ragionamento c’è la consapevolezza che la Cina “ormai non è più un’economia sorella del mondo sottosviluppato” ma “la seconda economia più forte del mondo, un gigante capace di esprimere le stesse forme di sfruttamento dell’Occidente”. Nell’articolo, intitolato “L’Africa deve aprire gli occhi sulla storia d’amore con la Cina”, il governatore sostiene che per cambiare i rapporti di forzaservono scelte politiche coraggiose. “Dobbiamo produrre in Africa – scrive Sanusi – e allo stesso tempo respingere importazioni cinesi frutto di politiche predatorie”. Secondo il governo di Pechino, tra il 2000 e il 2011 il valore degli scambi commerciali tra la Cina e l’Africa è cresciuto da 10 a 166 miliardi di dollari. Stando ai calcoli di Standard Bank, uno degli istituti di credito più importanti a sud del Sahara, tra il 2008 e il 2011 la quota delle esportazioni africane assorbite dalla Cina è aumentata dal 10 al 18%; quasi sempre si tratta di petrolio e altre materie prime.
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