Il 26 gennaio 2013, una nuova ondata di repressione si è abbattuta contro giornalisti accusati di essere in "collegament" con organi d'informazione stranieri.
Amnesty - Shirin Ebadi, premio Nobel per la pace, Amnesty International, Human Rights Watch, la Campagna internazionale per i diritti umani in Iran, la Federazione internazionale per i diritti umani, la Lega per la difesa dei diritti umani in Iran e Reorter senza frontiere hanno promosso un appello congiunto alle autorità iraniane chiedendo l'immediata fine degli arresti domiciliari dei due ex candidati alla presidenza della RepubblicaMehdi Karroubi e Mir Hossein Mousavi e della moglie di quest'ultimo, Zahra Rahnavard, nonché la cessazione delle vessazioni nei confronti delle figlie di Mousavi e del figlio di Karroubi.
I due candidati alle elezioni presidenziali del 2009, sono stati posti agli arresti domiciliari, insieme alle loro mogli, il 14 febbraio 2011, solo per aver chiesto di manifestare a sostegno della "primavera araba". La moglie di Karroubi, Fatemeh, è stata poi rilasciata. Le due figlie di Mousavi e il figlio di Karroubi sono stati arrestati l'11 febbraio 2013 per essere poi rilasciati nel giro di poche ore.
Mentre si approssima la data delle prossime elezioni presidenziali, previste il 14 giugno 2013, centinaia di oppositori, voci critiche, giornalisti, studenti, avvocati e difensori dei diritti umani restano in carcere. La maggior parte di essi è stata arrestata nel corso della repressione successiva alle elezioni del 2009 e condannata, spesso al termine di processi trasmessi in televisione durante i quali gli imputati "confessavano" vaghi crimini contro la sicurezza nazionale e ammettevano di aver sostenuto una "rivoluzione di velluto".
Il 26 gennaio 2013, una nuova ondata di repressione si è abbattuta contro giornalisti accusati di essere in "collegament" con organi d'informazione stranieri, con l'apparente obiettivo di mettere a tacere il dissenso in vista delle elezioni.
"A 34 anni dalla nascita della repubblica islamica, fondata sui principi di libertà e giustizia, le prigioni iraniane sono sovraffollate di prigionieri politici e di coscienza, molti dei quali sono semplici cittadini il cui solo crimine è stato quello di prendere la parola" - ha dichiarato Shirin Ebadi.
Shirin Ebadi, Amnesty International, Human Rights Watch, la Campagna internazionale per i diritti umani in Iran, la Federazione internazionale per i diritti umani, la Lega per la difesa dei diritti umani in Iran e Reporter senza frontiere chiedono l'immediato e incondizionato rilascio di tutte le persone in prigione per aver esercitato il diritto alla libertà d'espressione, di riunione e di associazione e sollecitano l'Iran a collaborare con gli organismi delle Nazioni Unite che si occupano di diritti umani per migliorare la situazione dei diritti umani nel paese.
Amnesty - Shirin Ebadi, premio Nobel per la pace, Amnesty International, Human Rights Watch, la Campagna internazionale per i diritti umani in Iran, la Federazione internazionale per i diritti umani, la Lega per la difesa dei diritti umani in Iran e Reorter senza frontiere hanno promosso un appello congiunto alle autorità iraniane chiedendo l'immediata fine degli arresti domiciliari dei due ex candidati alla presidenza della RepubblicaMehdi Karroubi e Mir Hossein Mousavi e della moglie di quest'ultimo, Zahra Rahnavard, nonché la cessazione delle vessazioni nei confronti delle figlie di Mousavi e del figlio di Karroubi.
I due candidati alle elezioni presidenziali del 2009, sono stati posti agli arresti domiciliari, insieme alle loro mogli, il 14 febbraio 2011, solo per aver chiesto di manifestare a sostegno della "primavera araba". La moglie di Karroubi, Fatemeh, è stata poi rilasciata. Le due figlie di Mousavi e il figlio di Karroubi sono stati arrestati l'11 febbraio 2013 per essere poi rilasciati nel giro di poche ore.
Mentre si approssima la data delle prossime elezioni presidenziali, previste il 14 giugno 2013, centinaia di oppositori, voci critiche, giornalisti, studenti, avvocati e difensori dei diritti umani restano in carcere. La maggior parte di essi è stata arrestata nel corso della repressione successiva alle elezioni del 2009 e condannata, spesso al termine di processi trasmessi in televisione durante i quali gli imputati "confessavano" vaghi crimini contro la sicurezza nazionale e ammettevano di aver sostenuto una "rivoluzione di velluto".
Il 26 gennaio 2013, una nuova ondata di repressione si è abbattuta contro giornalisti accusati di essere in "collegament" con organi d'informazione stranieri, con l'apparente obiettivo di mettere a tacere il dissenso in vista delle elezioni.
"A 34 anni dalla nascita della repubblica islamica, fondata sui principi di libertà e giustizia, le prigioni iraniane sono sovraffollate di prigionieri politici e di coscienza, molti dei quali sono semplici cittadini il cui solo crimine è stato quello di prendere la parola" - ha dichiarato Shirin Ebadi.
Shirin Ebadi, Amnesty International, Human Rights Watch, la Campagna internazionale per i diritti umani in Iran, la Federazione internazionale per i diritti umani, la Lega per la difesa dei diritti umani in Iran e Reporter senza frontiere chiedono l'immediato e incondizionato rilascio di tutte le persone in prigione per aver esercitato il diritto alla libertà d'espressione, di riunione e di associazione e sollecitano l'Iran a collaborare con gli organismi delle Nazioni Unite che si occupano di diritti umani per migliorare la situazione dei diritti umani nel paese.
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