A causa delle scarse condizioni igienico-sanitarie oltre 800 immigrati abbandoneranno l’area che li ospitava durante il periodo della raccolta degli agrumi in Calabria
di Paola Bisconti
I fatti accaduti a Rosarno nei primi giorni del gennaio 2010 scossero la comunità italiana e internazionale: la sommossa razziale fu definita dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni come uno dei peggiori eventi della recente storia italiana. Così per evitare nuovi disordini il comune di San Ferdinando ha deciso lo scorso gennaio di installare una tendopoli su un’area di 20.000 metri quadrati in grado di ospitare circa 280 braccianti stranieri. L’inaugurazione fu officiata dal Ministro della Cooperazione Internazionale Andrea Riccardi.
A distanza di quasi 12 mesi però sembra che la situazione all’interno della tendopoli stia per esplodere: la zona infatti è diventata un ghetto senza alcuna forma di precauzione igienico-sanitaria e per questo motivo il sindaco Domenico Madafferi ha emesso in mattinata un’ordinanza che prevede lo sgombero dell’area, ritenuta dall’Aspi di Reggio Calabria un pericolo anche per l’incolumità pubblica. L’allarme è stato lanciato dal primo cittadino dopo che, esposto il problema al Ministro degli Interni e al Presidente della Repubblica, aveva ricevuto come unica risposta l’invio di 50 coperte da donare agli immigrati che vivono all’interno della tendopoli. Il sindaco, che ha dichiarato di sentirsi solo nella risoluzione di un problema che in realtà coinvolge l’intero Paese, ha deciso quindi di rivolgersi ai media per accendere i riflettori sulla questione, che rischia di diventare ancora più grave rispetto a quella di Rosarno perché la ribellione dei circa 1000 profughi accampati nella tendopoli può scoppiare da un momento all’altro.
Il ministro Riccardi in occasione dell’inaugurazione del sito aveva elogiato il sindaco, invitandolo a stilare un progetto sull’integrazione degli immigrati: il piano è stato tempestivamente realizzato, ma non è stato accolto dal Ministero. Inoltre la Regione ha ricevuto dei fondi destinati all’emergenza-profughi ma il denaro è sparito dalle casse pubbliche, e per questo la Procura della Repubblica ha aperto un fascicolo. La stessa Regione ha poi dichiarato di non voler spendere neanche 1 euro per la tendopoli, e così l’associazione che si occupava dell’area è stata costretta a sospendere la propria attività, dato che da luglio nessuno dei collaboratori ha percepito lo stipendio.
Come detto quindi, le responsabilità del problema gravano tutte sul sindaco, che dopo aver emesso l’ordinanza di sgombero intende rassegnare le dimissioni. Madafferi non ha neanche personale sufficiente per effettuare l’evacuazione della tendopoli: nel comune, di circa 4000 abitanti, c’è solo un comandante dei vigili urbani e una guardia. Fallisce così, miseramente, il piano di integrazione messo in piedi e il tentativo di ridare dignità a delle persone che non hanno nulla se non un duro lavoro? Noi speriamo di no.
di Paola Bisconti
I fatti accaduti a Rosarno nei primi giorni del gennaio 2010 scossero la comunità italiana e internazionale: la sommossa razziale fu definita dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni come uno dei peggiori eventi della recente storia italiana. Così per evitare nuovi disordini il comune di San Ferdinando ha deciso lo scorso gennaio di installare una tendopoli su un’area di 20.000 metri quadrati in grado di ospitare circa 280 braccianti stranieri. L’inaugurazione fu officiata dal Ministro della Cooperazione Internazionale Andrea Riccardi.
A distanza di quasi 12 mesi però sembra che la situazione all’interno della tendopoli stia per esplodere: la zona infatti è diventata un ghetto senza alcuna forma di precauzione igienico-sanitaria e per questo motivo il sindaco Domenico Madafferi ha emesso in mattinata un’ordinanza che prevede lo sgombero dell’area, ritenuta dall’Aspi di Reggio Calabria un pericolo anche per l’incolumità pubblica. L’allarme è stato lanciato dal primo cittadino dopo che, esposto il problema al Ministro degli Interni e al Presidente della Repubblica, aveva ricevuto come unica risposta l’invio di 50 coperte da donare agli immigrati che vivono all’interno della tendopoli. Il sindaco, che ha dichiarato di sentirsi solo nella risoluzione di un problema che in realtà coinvolge l’intero Paese, ha deciso quindi di rivolgersi ai media per accendere i riflettori sulla questione, che rischia di diventare ancora più grave rispetto a quella di Rosarno perché la ribellione dei circa 1000 profughi accampati nella tendopoli può scoppiare da un momento all’altro.
Il ministro Riccardi in occasione dell’inaugurazione del sito aveva elogiato il sindaco, invitandolo a stilare un progetto sull’integrazione degli immigrati: il piano è stato tempestivamente realizzato, ma non è stato accolto dal Ministero. Inoltre la Regione ha ricevuto dei fondi destinati all’emergenza-profughi ma il denaro è sparito dalle casse pubbliche, e per questo la Procura della Repubblica ha aperto un fascicolo. La stessa Regione ha poi dichiarato di non voler spendere neanche 1 euro per la tendopoli, e così l’associazione che si occupava dell’area è stata costretta a sospendere la propria attività, dato che da luglio nessuno dei collaboratori ha percepito lo stipendio.
Come detto quindi, le responsabilità del problema gravano tutte sul sindaco, che dopo aver emesso l’ordinanza di sgombero intende rassegnare le dimissioni. Madafferi non ha neanche personale sufficiente per effettuare l’evacuazione della tendopoli: nel comune, di circa 4000 abitanti, c’è solo un comandante dei vigili urbani e una guardia. Fallisce così, miseramente, il piano di integrazione messo in piedi e il tentativo di ridare dignità a delle persone che non hanno nulla se non un duro lavoro? Noi speriamo di no.
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