Rimsha e la sua famiglia hanno dovuto vivere nascoste per aver ricevuto minacce di morte. Le accuse montate da un imam che voleva cacciare i cristiani dal quartiere e impossessarsi dei loro beni. Una campagna a favore di Rimsha sostenuta da Paul Batthi e dal vescovo di Islamabad, mons. Rufin Anthony, oltre che da diverse personalità musulmane.
Islamabad, (AsiaNews) - L'Alta corte di Islamabad ha cancellato l'accusa di blasfemia contro una ragazza cristiana disabile, accusata da un imam di aver bruciato pagine con frasi del Corano. Rimsha Masih, era stata arrestata lo scorso agosto, in seguito alle accuse di un imam, Khalid Jadoon Chishti e alla testimonianza di tre persone. La ragazza era stata imprigionata in un carcere di massima sicurezza, dopo che una folla di musulmani fondamentalisti aveva cercato di ammazzarla e di uccidere anche la sua famiglia. A causa delle accuse, 600 famiglie cristiane di Umara Jaffar, settore G-12 di Islamabad, dove viveva Rimsha, sono fuggite.
La sua vicenda aveva mosso l'opinione pubblica internazionale per la sua giovane età e per la manipolazione delle accuse di blasfemia.
Gruppi di fondamentalisti avevano affermato che la ragazza era già adulta per poterla imprigionare, ma i dottori della corte hanno stabilito che era in realtà una adolescente di 14 anni. Per questo ha potuto essere liberata su cauzione, ma con la sua famiglia ha dovuto vivere nascosta per tutto questo tempo.
Il caso ha cominciato a trovare una soluzione quando i tre testimoni che accusavano la ragazza hanno rivelato di essere stati spinti dall'imam a farlo, con il segreto progetto di cacciare le famiglie cristiane dal villaggio e impossessarsi dei loro beni. Non è stato ancora definito quando avverrà il processo contro l'imam che ha fabbricato le prove.
Il processo contro Rimsha ha visto in prima linea come suoi sostenitori il ministro Paul Batthi, consigliere speciale per l'Armonia nazionale, e il vescovo di Islamabad, mons. Rufin Anthony. Anche personalità musulmane hanno sostenuto la liberazione della ragazza.
Le leggi sulla blasfemia, introdotte nel 1986 dal generale Zia-ul-haq per soddisfare le richieste della frangia estremista islamica hanno causato sinora l'incriminazione di almeno mille persone e la morte di 60, la maggior parte delle quali vittime di omicidi extra-giudiziali compiuti da folle inferocite o singoli individui.
Islamabad, (AsiaNews) - L'Alta corte di Islamabad ha cancellato l'accusa di blasfemia contro una ragazza cristiana disabile, accusata da un imam di aver bruciato pagine con frasi del Corano. Rimsha Masih, era stata arrestata lo scorso agosto, in seguito alle accuse di un imam, Khalid Jadoon Chishti e alla testimonianza di tre persone. La ragazza era stata imprigionata in un carcere di massima sicurezza, dopo che una folla di musulmani fondamentalisti aveva cercato di ammazzarla e di uccidere anche la sua famiglia. A causa delle accuse, 600 famiglie cristiane di Umara Jaffar, settore G-12 di Islamabad, dove viveva Rimsha, sono fuggite.
La sua vicenda aveva mosso l'opinione pubblica internazionale per la sua giovane età e per la manipolazione delle accuse di blasfemia.
Gruppi di fondamentalisti avevano affermato che la ragazza era già adulta per poterla imprigionare, ma i dottori della corte hanno stabilito che era in realtà una adolescente di 14 anni. Per questo ha potuto essere liberata su cauzione, ma con la sua famiglia ha dovuto vivere nascosta per tutto questo tempo.
Il caso ha cominciato a trovare una soluzione quando i tre testimoni che accusavano la ragazza hanno rivelato di essere stati spinti dall'imam a farlo, con il segreto progetto di cacciare le famiglie cristiane dal villaggio e impossessarsi dei loro beni. Non è stato ancora definito quando avverrà il processo contro l'imam che ha fabbricato le prove.
Il processo contro Rimsha ha visto in prima linea come suoi sostenitori il ministro Paul Batthi, consigliere speciale per l'Armonia nazionale, e il vescovo di Islamabad, mons. Rufin Anthony. Anche personalità musulmane hanno sostenuto la liberazione della ragazza.
Le leggi sulla blasfemia, introdotte nel 1986 dal generale Zia-ul-haq per soddisfare le richieste della frangia estremista islamica hanno causato sinora l'incriminazione di almeno mille persone e la morte di 60, la maggior parte delle quali vittime di omicidi extra-giudiziali compiuti da folle inferocite o singoli individui.
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