Da cosa nasce la crisi spagnola? Cosa comporteranno gli aiuti europei? La delusione della popolazione e le responsabilità di chi governa, dal nostro corrispondente.
Cittanuova - Un proverbio spagnolo dice che non c'è menzogna peggiore di una mezza verità, e sulla situazione economica della Spagna e sul famoso salvataggio forse il governo e i politici non hanno proprio mentito ma, da qualche tempo, hanno detto una mezza verità, che alla fine è stata scoperta dagli spagnoli, che adesso ne soffrono le conseguenze (nella foto, una protesta davanti alle banche). Si tratta di un’ambiguità politica voluta ed interessata, che ormai noi spagnoli non accettiamo più. Per anni, ci hanno nascosto la gravità della crisi. Ci hanno raccontato – tutti noi ricordiamo le dichiarazioni dell’ex presidente Rodrìguez Zapatero – che, per quanto riguardava l’economia, eravamo tra i Paesi più solidi, che eravamo – per fare un paragone calcistico – nella “Champions League”.
Il risultato è stato che, quando si è cominciato a togliere il velo che nascondeva i problemi, la situazione delle banche era già molto preoccupante. Ma andiamo per gradi.
Qual è il problema finanziario che ora l’Unione europea sta cercando di risolvere con gli aiuti finanziari? Non sono le grandi banche. Il problema sono le Casse di risparmio. Per la verità, la radice del problema non è finanziaria: è invece il risultato di un fallimento politico. Quello che andava riformato in passato – ed è urgente farlo ora – è il sistema politico. Le banche in crisi, che necessitano di aiuti, sono le vecchie casse di risparmio, guidate da politici e non da professionisti del settore, e gestite a beneficio del proprio partito o del proprio governo regionale. Un sistema avallato anche dai sindacati, che sedevano con gli altri nei consigli di amministrazione degli enti ora in crisi.
Il risultato? Le casse di risparmio sono state depredate e ora necessitano di un aiuto per tappare il buco che si è formato nei bilanci.
Ovviamente queste non solo le motivazioni date dal partito al governo e da quelli che sono all’opposizione per coprire il pasticcio di cui sono congiuntamente responsabili. Adesso, il dibattito è tutto sul salvataggio, sugli aiuti, sull’apertura di credito… e nel frattempo, sono tutti contenti.
In Spagna nessuno dubita che l’aiuto europeo sia necessario, per il bene del sistema finanziario, dell’economia del paese e dell’euro. Tuttavia i cittadini si pongono due domande: che ne sarà dei responsabili di questo pasticcio? Quanto ci costerà questo piano di salvataggio?
Alla prima domanda risponde la realtà dei fatti: i responsabili della crisi sono nelle loro case, con pensioni d’oro e indennizzi milionari. Politici e sindacalisti affrontano ormai i dibattiti senza soluzioni né concretezza. Per quanto riguarda i costi del salvataggio, il governo si concentra soltanto sul proprio successo politico: afferma di aver fatto il necessario per il Paese e spiega che il salvataggio riguarda le banche e non lo Stato. Tuttavia, non ci è stato detto quanto tempo abbiamo per restituire gli aiuti e quanti interessi dovremo pagare, né gli obblighi che ci assumiamo e neppure se i cento miliardi predisposti dall’Ue serviranno tutti o se ce ne servono di meno per uscire dalla crisi. L’opposizione, responsabile di molti dei problemi lasciati in eredità dal governo precedente, ora pratica l’amnesia, dimentica il bene comune e approfitta dell’occasione per apportare benefici al proprio partito, danneggiando il governo.
Gli spagnoli però sanno bene che nessun prestito è gratuito e nemmeno questo lo sarà. Il commissario agli Affari economici e monetari, Olli Rehn, ha affermato che «saranno previste delle condizioni politiche relative al sistema finanziario e al settore bancario e la sua ristrutturazione. Non ci saranno, invece, nuove condizioni per altri settori, come la politica fiscale e le riforme strutturali».
L’aiuto europeo costituisce una boccata di ossigeno che consentirà alla Spagna di resistere alle turbolenze e non crollare.
L’elemento fondamentale per trarsi in salvo, però, è la crescita, nella quale il Paese deve concentrare tutti gli sforzi possibili, senza dimenticare che il salvataggio di cui c’è bisogno non è soltanto economico, ma anche etico.
Juan Felix Bellido
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