Tutti assolti. La Corte d’assise d’appello di Brescia ha deciso: Carlo Maria Maggi, Delfo Zorzi, Maurizio Tramonte e il generale dei carabinieri Francesco Delfino non hanno commesso la Strage di piazza Della Loggia.
E-ilmensile - E’ così che si conclude il quarto processo su quei fatti, che nel 1974 portarono alla morte di otto persone e al ferimento di altre centodue. Già in primo grado, ad ogni buon conto, gli imputati vennero assolti con formula dubitativa, era il 16 novembre del 2010. Ma non basta, i parenti delle vittime, costituitesi parte civile contro il quinto imputato, Pino Rauti, dovranno pagare le spese processuali, visto che la Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso contro quest’ultimo. Dopo aver ascoltato le parole della sentenza, i pm, Roberto Di Martino e Francesco Piantone, hanno pubblicamente alzato bandiera bianca, dichiarandosi “sereni” perché “è stato fatto tutto il possibile”. “Ormai è una vicenda che va affidata alla storia, ancor più che alla giustizia”, così, laconicamente, ha commentato a botta calda Di Martino. Adesso, gli investigatori aspetteranno le motivazioni della sentenza – che usciranno tra novanta giorni – per decidere se ricorrere o meno in Cassazione, anche se gli animi, oggi, non sembrano inclini a continuare la battaglia.
Dal canto loro, i parenti delle vittime si vedono costretti a ingoiare, ancora una volta, un boccone amarissimo, con la verità che continua a sfuggire, almeno dal punto di vista processuale. “Purtroppo – dichiara Manlio Milani, presidente dell’Associazione Caduti di Piazza della Loggia – il vero danno a questo processo è stato fatto all’inizio in modo particolare con il lavaggio della piazza, che ha impedito di ricostruire l’esplosivo usato e il detonatore utilizzato. Ancora una volta ci troviamo di fronte a un fatto che dopo 38 anni non ha giustizia: dimostra che questa democrazia è in balìa degli eventi, la mancanza di trasparenza nelle istituzioni e la mancanza di volontà di parlare al paese”. Se i familiari de i caduti sono sconsolati, gli – ex – imputati gioiscono. “Sono stato perseguitato per trent’ anni – ha detto Maggi davanti alle telecamere – . L’attentato di Piazza Fontana, poi Piazza della Loggia. Io a Brescia non ci sono mai stato: sono sempre stato fiducioso”. E’ così che si conclude un altro capitolo – forse l’ultimo – dell’ennesimo romanzo italiano di una strage. Una vicenda che rimane senza colpevoli, a quasi quarant’anni di distanza. E il sapore che resta è quello amarissimo che ha la certezza dell’ingiustizia: un buco nero troppo grande perché l’Italia possa dirsi in pace con il suo passato.
E-ilmensile - E’ così che si conclude il quarto processo su quei fatti, che nel 1974 portarono alla morte di otto persone e al ferimento di altre centodue. Già in primo grado, ad ogni buon conto, gli imputati vennero assolti con formula dubitativa, era il 16 novembre del 2010. Ma non basta, i parenti delle vittime, costituitesi parte civile contro il quinto imputato, Pino Rauti, dovranno pagare le spese processuali, visto che la Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso contro quest’ultimo. Dopo aver ascoltato le parole della sentenza, i pm, Roberto Di Martino e Francesco Piantone, hanno pubblicamente alzato bandiera bianca, dichiarandosi “sereni” perché “è stato fatto tutto il possibile”. “Ormai è una vicenda che va affidata alla storia, ancor più che alla giustizia”, così, laconicamente, ha commentato a botta calda Di Martino. Adesso, gli investigatori aspetteranno le motivazioni della sentenza – che usciranno tra novanta giorni – per decidere se ricorrere o meno in Cassazione, anche se gli animi, oggi, non sembrano inclini a continuare la battaglia.
Dal canto loro, i parenti delle vittime si vedono costretti a ingoiare, ancora una volta, un boccone amarissimo, con la verità che continua a sfuggire, almeno dal punto di vista processuale. “Purtroppo – dichiara Manlio Milani, presidente dell’Associazione Caduti di Piazza della Loggia – il vero danno a questo processo è stato fatto all’inizio in modo particolare con il lavaggio della piazza, che ha impedito di ricostruire l’esplosivo usato e il detonatore utilizzato. Ancora una volta ci troviamo di fronte a un fatto che dopo 38 anni non ha giustizia: dimostra che questa democrazia è in balìa degli eventi, la mancanza di trasparenza nelle istituzioni e la mancanza di volontà di parlare al paese”. Se i familiari de i caduti sono sconsolati, gli – ex – imputati gioiscono. “Sono stato perseguitato per trent’ anni – ha detto Maggi davanti alle telecamere – . L’attentato di Piazza Fontana, poi Piazza della Loggia. Io a Brescia non ci sono mai stato: sono sempre stato fiducioso”. E’ così che si conclude un altro capitolo – forse l’ultimo – dell’ennesimo romanzo italiano di una strage. Una vicenda che rimane senza colpevoli, a quasi quarant’anni di distanza. E il sapore che resta è quello amarissimo che ha la certezza dell’ingiustizia: un buco nero troppo grande perché l’Italia possa dirsi in pace con il suo passato.
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