Ridateci la 188. La 188 è una legge, quella che impediva un ricatto nascosto quanto diffuso: al momento dell’assunzione una firma su una lettera di dimissioni con data lasciata in bianco, da riempire al momento opportuno.
E-il mensile - Quando la lavoratrice è in gravidanza, durante una lunga malattia, persino quando finiscono gli incentivi fiscali che hanno sostenuto l’ assunzione. 188 firme per la legge 188 è lo slogan con il quale è partita – ieri il primo passo – la mobilitazione per riavere quella legge: approvata, grazie al lavoro trasversale delle parlamentari nel 2007 durante il governo Prodi, è stata, non per caso, abrogata dal governo Berlusconi. E le lavoratrici e i lavoratori si sono trovati nuovamente soli a dover gestire il ricatto: o firmi o non ti assumo, e quando ti licenzio usanto le tue finte dimissioni, tocca a te l’onere e il peso di una denuncia contro il tuo datore di lavoro, con le immaginabili conseguenze.
L’iniziativa per la 188 è partita da 14 donne che hanno incontrato di recente la ministra Fornero, chiedendole l’immediato ripristino della norma che peraltro è a costo zero, in quanto consiste in un registro numerato di moduli per le dimissioni scaricabile dalla rete. Incontro interlocutorio, dal quale non è emersa una soluzione a breve termine: “Abbiamo capito che la soluzione dobbiamo strapparla” , spiega una delle promotrici, Marisa Nicchi. Da lì la raccolta di firme – 188 donne per la 188 - sotto una lettera- appello rivolta a Monti, Fornero e ai parlamentari, dà lì la mobilitazione che ieri ha coinvolto i sindacati, le Acli, le donne delle professioni e delle associazioni che in molte città hanno portato alla prefettura locale l’appello per ottenere subito norme efficaci contro le dimissioni in bianco. Da oggi una petizione che si può sottoscrivere in rete qui: http://petizionepubblica.it/PeticaoVer.aspx?pi=P2012N20910 .
“La questione delle dimissioni in bianco- continua Nicchi- è quella che meglio mostra la contraddizione tra vita e lavoro. Non a caso uno dei principali utilizzi è la gravidanza della lavoratrice”. Secondo l’Istat 800 mila donne lasciano o sono costrette a lasciare il lavoro ogni anno per la nascita di un figlio.
E-il mensile - Quando la lavoratrice è in gravidanza, durante una lunga malattia, persino quando finiscono gli incentivi fiscali che hanno sostenuto l’ assunzione. 188 firme per la legge 188 è lo slogan con il quale è partita – ieri il primo passo – la mobilitazione per riavere quella legge: approvata, grazie al lavoro trasversale delle parlamentari nel 2007 durante il governo Prodi, è stata, non per caso, abrogata dal governo Berlusconi. E le lavoratrici e i lavoratori si sono trovati nuovamente soli a dover gestire il ricatto: o firmi o non ti assumo, e quando ti licenzio usanto le tue finte dimissioni, tocca a te l’onere e il peso di una denuncia contro il tuo datore di lavoro, con le immaginabili conseguenze.L’iniziativa per la 188 è partita da 14 donne che hanno incontrato di recente la ministra Fornero, chiedendole l’immediato ripristino della norma che peraltro è a costo zero, in quanto consiste in un registro numerato di moduli per le dimissioni scaricabile dalla rete. Incontro interlocutorio, dal quale non è emersa una soluzione a breve termine: “Abbiamo capito che la soluzione dobbiamo strapparla” , spiega una delle promotrici, Marisa Nicchi. Da lì la raccolta di firme – 188 donne per la 188 - sotto una lettera- appello rivolta a Monti, Fornero e ai parlamentari, dà lì la mobilitazione che ieri ha coinvolto i sindacati, le Acli, le donne delle professioni e delle associazioni che in molte città hanno portato alla prefettura locale l’appello per ottenere subito norme efficaci contro le dimissioni in bianco. Da oggi una petizione che si può sottoscrivere in rete qui: http://petizionepubblica.it/PeticaoVer.aspx?pi=P2012N20910 .
“La questione delle dimissioni in bianco- continua Nicchi- è quella che meglio mostra la contraddizione tra vita e lavoro. Non a caso uno dei principali utilizzi è la gravidanza della lavoratrice”. Secondo l’Istat 800 mila donne lasciano o sono costrette a lasciare il lavoro ogni anno per la nascita di un figlio.
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