Morire per aver professato la sincera adesione al Vangelo. Questo accomuna i 26 operatori pastorali uccisi nel 2011. Il drammatico elenco, pubblicato come di consueto a fine anno dall’agenzia Fides, ci ricorda le persecuzioni a cui sono esposti tanti cristiani, religiosi e laici, in tutto il mondo. Sentiamo Marco Guerra: ascolta
Radio Vaticana - I cristiani sono esposti al martirio come e forse di più che nell’antichità. Lo ha ribadito Bendetto XVI lo scorso 26 dicembre in occasione della festa del Protomartire Stefano e lo conferma il dossier pubblicato oggi dalla Fides sugli operatori pastorali uccisi nel 2011. Religiosi, sacerdoti diocesani, suore, catechisti e volontari laici vittime di una violenza che spesso hanno combattuto senza quartiere o della disponibilità ad aiutare il prossimo. Altri ancora – si legge nel documento – sono stati eliminati perché, “nel nome di Cristo opponevano l’amore all’odio, la speranza alla disperazione, il dialogo alla contrapposizione violenta, il diritto al sopruso”.
Il computo totale è di 26 morti – uno in più rispetto all’anno precedente – ripartiti nelle seguenti categorie: 18 sacerdoti, 4 religiose e 4 laici. Per il terzo anno consecutivo, il continente americano si conferma il più violento con 13 sacerdoti e 2 laici uccisi. Segue l’Africa, dove si contano sei vittime. Quindi l’Asia, dove hanno trovato la morte quattro operatori. E infine anche nell’Europa della tolleranza e dei diritti civili è stato ucciso un sacerdote. La scarsità di notizie spesso non ha consentito di ricostruire le circostanze di questi omicidi, ma non mancano i casi esemplari – citati anche dal Papa – come quello di suor Angelina, uccisa mentre portava aiuti sanitari ai rifugiati in Sud Sudan. Ma le dimensioni del fenomeno appaiono ancora più agghiaccianti se si considera che all’elenco dall’Agenzia Fides vanno aggiunti i tanti, di cui spesso non si conosce il nome, che, in ogni angolo del pianeta, sono stati uccisi solo per la loro fede in Cristo, come le ultime vittime degli attentati alle Chiese in Nigeria.
Radio Vaticana - I cristiani sono esposti al martirio come e forse di più che nell’antichità. Lo ha ribadito Bendetto XVI lo scorso 26 dicembre in occasione della festa del Protomartire Stefano e lo conferma il dossier pubblicato oggi dalla Fides sugli operatori pastorali uccisi nel 2011. Religiosi, sacerdoti diocesani, suore, catechisti e volontari laici vittime di una violenza che spesso hanno combattuto senza quartiere o della disponibilità ad aiutare il prossimo. Altri ancora – si legge nel documento – sono stati eliminati perché, “nel nome di Cristo opponevano l’amore all’odio, la speranza alla disperazione, il dialogo alla contrapposizione violenta, il diritto al sopruso”.Il computo totale è di 26 morti – uno in più rispetto all’anno precedente – ripartiti nelle seguenti categorie: 18 sacerdoti, 4 religiose e 4 laici. Per il terzo anno consecutivo, il continente americano si conferma il più violento con 13 sacerdoti e 2 laici uccisi. Segue l’Africa, dove si contano sei vittime. Quindi l’Asia, dove hanno trovato la morte quattro operatori. E infine anche nell’Europa della tolleranza e dei diritti civili è stato ucciso un sacerdote. La scarsità di notizie spesso non ha consentito di ricostruire le circostanze di questi omicidi, ma non mancano i casi esemplari – citati anche dal Papa – come quello di suor Angelina, uccisa mentre portava aiuti sanitari ai rifugiati in Sud Sudan. Ma le dimensioni del fenomeno appaiono ancora più agghiaccianti se si considera che all’elenco dall’Agenzia Fides vanno aggiunti i tanti, di cui spesso non si conosce il nome, che, in ogni angolo del pianeta, sono stati uccisi solo per la loro fede in Cristo, come le ultime vittime degli attentati alle Chiese in Nigeria.
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