Alluvioni, frane e altri disastri naturali sono ormai diventati fenomeni in costante crescita anche in Italia, con effetti devastanti per l'uomo: case invase da fango e detriti, strutture compromesse, beni distrutti... vite in pericolo. La via verso il cambiamento passa attraverso una sensibilizzazione della società.
di Irene Poli
In questo periodo di tempo instabile e forti piogge sull'Italia che hanno causato alluvioni, morti e devastazioni in diverse regioni del nostro Paese, torniamo a chiederci come ciò sia possibile, di chi sono le responsabilità e come si possano evitare situazioni tanto disastrose, specie in considerazione del fatto che col passare degli anni questi disastri ambientali aumentano e diventano sempre più violenti. Questione di cambiamenti climatici, riscaldamento globale, inquinamento... ma anche di incuria umana e dell'aumento esponenziale della popolazione che forza la mano per quanto riguarda la costruzione di abitazioni.
Sarebbe troppo facile però attribuire la colpa solo ed esclusivamente alla leggerezza umana, che certo gioca un ruolo importante, ma non possiamo trascurare il fatto che il mondo in cui viviamo cambia e serve trovare modi intelligenti di mediare tra natura e civiltà. Ogni costruzione, anche la più attenta alle esigenze dell'ambiente, ha un impatto su di esso che non può essere evitato. Le strade, le case, la costruzione di città impediscono al terreno di assorbire l'acqua piovana che si accumula e scarica a valle. Ciò che in origine era semplicemente un fiume nel suo periodo di piena, diviene una massa incontrollabile di fango e detriti capace di portare via macchine, di sradicare alberi e allagare abitazioni e, nel peggiore dei casi, di uccidere.
Ciò su cui possiamo e dovremmo intervenire sono le scelte umane di costruzione, che dovrebbero essere fatte con un'attenzione ben maggiore riguardo alle problematiche ambientali, prima fra tutte la necessità di avere della vegetazione ad assorbire la forza di certi fenomeni naturali (se non nella loro totalità, almeno in parte).
Una gestione delle risorse agricole e forestali oculata e attenta, capace di pensare alle esigenze future e non solo a quelle facili e immediate, potrebbe fare sì che situazioni tanto estreme si attenuino e rientrino in un livello di quasi normalità. E oltre alla costruzione e una politica idrologica attenta, bisogna pensare anche a manutenzione e pulizia dei letti dei fiumi, aspetti che fanno parte di un concetto più ampio di cura del territorio e di attenzione soprattutto verso la montagna, ormai abbandonata e lasciata a se stessa e soggetta a frane e cedimenti.
Molto ci sarebbe da fare, e bisogna augurarsi che verrà fatto, o avremo soltanto la certezza che certi fenomeni sia destinati ad aumentare e aggravarsi nel tempo, ricadendo come fardello sulle generazioni future.
di Irene PoliIn questo periodo di tempo instabile e forti piogge sull'Italia che hanno causato alluvioni, morti e devastazioni in diverse regioni del nostro Paese, torniamo a chiederci come ciò sia possibile, di chi sono le responsabilità e come si possano evitare situazioni tanto disastrose, specie in considerazione del fatto che col passare degli anni questi disastri ambientali aumentano e diventano sempre più violenti. Questione di cambiamenti climatici, riscaldamento globale, inquinamento... ma anche di incuria umana e dell'aumento esponenziale della popolazione che forza la mano per quanto riguarda la costruzione di abitazioni.
Sarebbe troppo facile però attribuire la colpa solo ed esclusivamente alla leggerezza umana, che certo gioca un ruolo importante, ma non possiamo trascurare il fatto che il mondo in cui viviamo cambia e serve trovare modi intelligenti di mediare tra natura e civiltà. Ogni costruzione, anche la più attenta alle esigenze dell'ambiente, ha un impatto su di esso che non può essere evitato. Le strade, le case, la costruzione di città impediscono al terreno di assorbire l'acqua piovana che si accumula e scarica a valle. Ciò che in origine era semplicemente un fiume nel suo periodo di piena, diviene una massa incontrollabile di fango e detriti capace di portare via macchine, di sradicare alberi e allagare abitazioni e, nel peggiore dei casi, di uccidere.
Ciò su cui possiamo e dovremmo intervenire sono le scelte umane di costruzione, che dovrebbero essere fatte con un'attenzione ben maggiore riguardo alle problematiche ambientali, prima fra tutte la necessità di avere della vegetazione ad assorbire la forza di certi fenomeni naturali (se non nella loro totalità, almeno in parte).
Una gestione delle risorse agricole e forestali oculata e attenta, capace di pensare alle esigenze future e non solo a quelle facili e immediate, potrebbe fare sì che situazioni tanto estreme si attenuino e rientrino in un livello di quasi normalità. E oltre alla costruzione e una politica idrologica attenta, bisogna pensare anche a manutenzione e pulizia dei letti dei fiumi, aspetti che fanno parte di un concetto più ampio di cura del territorio e di attenzione soprattutto verso la montagna, ormai abbandonata e lasciata a se stessa e soggetta a frane e cedimenti.
Molto ci sarebbe da fare, e bisogna augurarsi che verrà fatto, o avremo soltanto la certezza che certi fenomeni sia destinati ad aumentare e aggravarsi nel tempo, ricadendo come fardello sulle generazioni future.
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