Un ritrovamento è la prima testimonianza di scontri fisici tra esseri umani, segno della rissosità che attanagliava l'uomo preistorico… come quello moderno
di Irene Poli
Se la capacità di ragionare – a detta di molti – è ciò che ci distingue dagli animali, è innegabile l'esistenza di un altro tratto che, al contrario, ci avvicina di molto al mondo animale: la violenza. A supporto di tale constatazione giunge un interessante articolo pubblicato sulla rivista online Focus e che fa riferimento ad un ritrovamento avvenuto in Cina nel 1958 relativo a un teschio umano risalente a 200.000 anni fa. Il teschio dell'uomo di Maba, questo il nome che gli è stato attribuito, presenta una frattura cranica le cui dimensioni e tipologia fanno pensare non tanto a un colpo accidentale, quanto piuttosto a qualcosa di voluto, una colluttazione in cui il suo ipotetico avversario lo ha tramortito con un'arma, senza ucciderlo subito, come provato dal modo in cui la frattura si è saldata, segno che il decesso è stato lento. Questa è la prima testimonianza di cui resta traccia di una rissa tra esseri umani.
Se per le tante scoperte e invenzioni che ci hanno permesso di progredire ed evolvere ci sono voluti milioni di anni, a quanto pare la predisposizione alla rissa e al litigio è qualcosa che ci accompagna dalla notte dei tempi, assieme all'incapacità di risolvere con l'intelletto di cui tanto ci vantiamo le diatribe in cui si incorre puntualmente nel semplice vivere quotidiano. Le attuali conoscenze archeologiche, per quanto sviluppate e sofisticate, non ci permetteranno mai di sapere cosa abbia portato l'uomo di Maba a scontrarsi mortalmente con un suo simile: forse questioni territoriali, una lotta di potere, un furto o uno sgarbo non tollerato. Sta di fatto che 200.000 anni fa, come oggi, si può ancora morire per quelle che – alla fin fine – restano sempre futili ragioni, segno che, per quanto si sia spinti nel futuro e verso il miglioramento scientifico e tecnologico, ci sia ancora molto su cui lavorare a livello sociologico e di rapporti umani. La crescente aggressività che si manifesta ormai in ogni ambito della nostra vita in maniera sempre più libera e incontrollata, dallo spettacolo allo sport, dai banchi di scuola alle manifestazioni, dovrebbe darci da pensare e indurci a cercare la via per mitigare questa piaga che, in modi e tempi diversi, ci accompagna dalle origini della nostra specie.
di Irene PoliSe la capacità di ragionare – a detta di molti – è ciò che ci distingue dagli animali, è innegabile l'esistenza di un altro tratto che, al contrario, ci avvicina di molto al mondo animale: la violenza. A supporto di tale constatazione giunge un interessante articolo pubblicato sulla rivista online Focus e che fa riferimento ad un ritrovamento avvenuto in Cina nel 1958 relativo a un teschio umano risalente a 200.000 anni fa. Il teschio dell'uomo di Maba, questo il nome che gli è stato attribuito, presenta una frattura cranica le cui dimensioni e tipologia fanno pensare non tanto a un colpo accidentale, quanto piuttosto a qualcosa di voluto, una colluttazione in cui il suo ipotetico avversario lo ha tramortito con un'arma, senza ucciderlo subito, come provato dal modo in cui la frattura si è saldata, segno che il decesso è stato lento. Questa è la prima testimonianza di cui resta traccia di una rissa tra esseri umani.
Se per le tante scoperte e invenzioni che ci hanno permesso di progredire ed evolvere ci sono voluti milioni di anni, a quanto pare la predisposizione alla rissa e al litigio è qualcosa che ci accompagna dalla notte dei tempi, assieme all'incapacità di risolvere con l'intelletto di cui tanto ci vantiamo le diatribe in cui si incorre puntualmente nel semplice vivere quotidiano. Le attuali conoscenze archeologiche, per quanto sviluppate e sofisticate, non ci permetteranno mai di sapere cosa abbia portato l'uomo di Maba a scontrarsi mortalmente con un suo simile: forse questioni territoriali, una lotta di potere, un furto o uno sgarbo non tollerato. Sta di fatto che 200.000 anni fa, come oggi, si può ancora morire per quelle che – alla fin fine – restano sempre futili ragioni, segno che, per quanto si sia spinti nel futuro e verso il miglioramento scientifico e tecnologico, ci sia ancora molto su cui lavorare a livello sociologico e di rapporti umani. La crescente aggressività che si manifesta ormai in ogni ambito della nostra vita in maniera sempre più libera e incontrollata, dallo spettacolo allo sport, dai banchi di scuola alle manifestazioni, dovrebbe darci da pensare e indurci a cercare la via per mitigare questa piaga che, in modi e tempi diversi, ci accompagna dalle origini della nostra specie.
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