A sei mesi dalla tragedia, la maggior parte delle aree è stata liberata dalle macerie. Il lavoro di Chiesa, volontari, religiosi e laici, per ricostruire il tessuto sociale spazzato via insieme alle case.
Sendai (AsiaNews) - Continua l’impegno dei cattolici nella ricostruzione delle città e dei villaggi colpiti dallo tsunami lo scorso 11 marzo. A sei mesi dalla tragedia costata oltre 15mila vittime e 4mila dispersi, aree prima irriconoscibili sono di nuovo utilizzabili. Tuttavia, per mons. Tetsuo Hiraga, vescovo di Sendai, “è impossibile cancellare la ferita nei cuori dei sopravvissuti”.
In questi giorni la diocesi di Sendai ha diffuso un documento firmato dal vescovo, che mostra lo stato dei lavori a sei mesi dalla tragedia e propone il nuovo piano di intervento della Chiesa per i prossimi mesi.
Secondo il rapporto, la campagna per lo sgombero delle macerie nelle aree più colpite dal sisma si trova a buon punto. La maggior parte delle zone è stata liberata dai detriti ed è ora possibile ricostruire. Tuttavia, mancando un piano di ricostruzione su scala nazionale, la maggior parte delle vittime è ancora senza un tetto e vive ospitata in edifici pubblici, conventi, parrocchie e case private. I primi prefabbricati saranno consegnati solo nelle prossime settimane. Oltre al danno materiale, pesa sulla gente il dramma della disgregazione familiare e sociale. In una stessa area, villaggi e nuclei abitati sono rimasti intatti e vivono una vita normale, mentre altri non esistono più. In queste zone centinaia di persone hanno perso figli, genitori, parenti e vivono grazie all’aiuto di amici e assistenti sociali.
A tutt’oggi è stato fondamentale l’aiuto gratuito delle famiglie, cattoliche e non, che per mesi hanno condiviso la propria abitazione con intere famiglie di sfollati. Nei centri raccolta creati dalla Chiesa a Sendai Morioka, Miyagi e Fukushima centinaia di volontari provenienti da tutto il Giappone hanno lavorato ogni giorno per offrire assistenza alla popolazione. Spesso essi hanno portato viveri e medicine in città e villaggi distanti chilometri dal campo base.
Sendai (AsiaNews) - Continua l’impegno dei cattolici nella ricostruzione delle città e dei villaggi colpiti dallo tsunami lo scorso 11 marzo. A sei mesi dalla tragedia costata oltre 15mila vittime e 4mila dispersi, aree prima irriconoscibili sono di nuovo utilizzabili. Tuttavia, per mons. Tetsuo Hiraga, vescovo di Sendai, “è impossibile cancellare la ferita nei cuori dei sopravvissuti”.In questi giorni la diocesi di Sendai ha diffuso un documento firmato dal vescovo, che mostra lo stato dei lavori a sei mesi dalla tragedia e propone il nuovo piano di intervento della Chiesa per i prossimi mesi.
Secondo il rapporto, la campagna per lo sgombero delle macerie nelle aree più colpite dal sisma si trova a buon punto. La maggior parte delle zone è stata liberata dai detriti ed è ora possibile ricostruire. Tuttavia, mancando un piano di ricostruzione su scala nazionale, la maggior parte delle vittime è ancora senza un tetto e vive ospitata in edifici pubblici, conventi, parrocchie e case private. I primi prefabbricati saranno consegnati solo nelle prossime settimane. Oltre al danno materiale, pesa sulla gente il dramma della disgregazione familiare e sociale. In una stessa area, villaggi e nuclei abitati sono rimasti intatti e vivono una vita normale, mentre altri non esistono più. In queste zone centinaia di persone hanno perso figli, genitori, parenti e vivono grazie all’aiuto di amici e assistenti sociali.
A tutt’oggi è stato fondamentale l’aiuto gratuito delle famiglie, cattoliche e non, che per mesi hanno condiviso la propria abitazione con intere famiglie di sfollati. Nei centri raccolta creati dalla Chiesa a Sendai Morioka, Miyagi e Fukushima centinaia di volontari provenienti da tutto il Giappone hanno lavorato ogni giorno per offrire assistenza alla popolazione. Spesso essi hanno portato viveri e medicine in città e villaggi distanti chilometri dal campo base.
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