I cristiani di oggi sembrano come i discepoli di Emmaus: “immersi nel dubbio, nella tristezza e nella delusione”. Il rischio di “svuotare della verità” la fede nel Risorto e assumerla solo come un riferimento superficiale, soprattutto “negli aspetti sociali e culturali”. Ogni fedele deve trasformarsi in “testimone, pronto ad annunciare con vigore e con gioia l’evento della morte e della risurrezione di Cristo”, senza cedere alle “tentazioni della cultura edonistica ed ai richiami del consumismo materialista”. Al Regina Caeli un saluto e un invito ai laici a collaborare nella missione della Chiesa.
Mestre (AsiaNews) – “La conversione cristiana è … soprattutto fonte di gioia, di speranza e di amore” e sostiene l’annuncio missionario, cioè “rendere conto della speranza cristiana all’uomo moderno, sopraffatto non di rado da vaste ed inquietanti problematiche che pongono in crisi i fondamenti stessi del suo essere e del suo agire”. È quanto Benedetto XVI ha proposto nella sua omelia alle Chiese del Nord-est in Italia, radunate nel parco san Giuliano a Mestre, a pochi chilometri da Venezia. Davanti a decine di migliaia di fedeli giunti dalle Tre Venezie, da Croazia, Slovenia, Ungheria (tutte Chiese nate dalla Chiesa madre di Aquileia), il papa ha spiegato il senso e il valore del racconto evangelico della domenica, che narra l’incontro di Gesù risorto con i discepoli di Emmaus (Luca 24, 13-35).
“Questo episodio – ha detto il pontefice - mostra le conseguenze che Gesù risorto opera nei due discepoli: conversione dalla disperazione alla speranza; conversione dalla tristezza alla gioia; e anche conversione alla vita comunitaria. Talvolta, quando si parla di conversione, si pensa unicamente al suo aspetto faticoso, di distacco e di rinuncia. Invece, la conversione cristiana è anche e soprattutto fonte di gioia, di speranza e di amore. Essa è sempre opera di Cristo risorto, Signore della vita, che ci ha ottenuto questa grazia per mezzo della sua passione e ce la comunica in forza della sua risurrezione”.
Benedetto XVI ricorda “l’ansia dell’annuncio missionario” che ha sempre caratterizzato le Chiese nate da Aquileia e aggiunge: “Come in passato, quando quelle Chiese si distinsero per il fervore apostolico e il dinamismo pastorale, così anche oggi occorre promuovere e difendere con coraggio la verità e l’unità della fede. Occorre rendere conto della speranza cristiana all’uomo moderno, sopraffatto non di rado da vaste ed inquietanti problematiche che pongono in crisi i fondamenti stessi del suo essere e del suo agire”.
Il pontefice sottolinea un rischio presente oggi nella Chiesa: “questo essere di Cristo rischia di svuotarsi della sua verità e dei suoi contenuti più profondi; rischia di diventare un orizzonte che solo superficialmente - e negli aspetti piuttosto sociali e culturali -, abbraccia la vita; rischia di ridursi ad un cristianesimo nel quale l’esperienza di fede in Gesù crocifisso e risorto non illumina il cammino dell’esistenza”. E ancora: “Il problema del male, del dolore e della sofferenza, il problema dell’ingiustizia e della sopraffazione, la paura degli altri, degli estranei e dei lontani che giungono nelle nostre terre e sembrano attentare a ciò che noi siamo, portano i cristiani di oggi a dire con tristezza: noi speravamo che il Signore ci liberasse dal male, dal dolore, dalla sofferenza, dalla paura, dall’ingiustizia”.
La situazione odierna di queste Chiese è quindi simile a quella dei discepoli di Emmaus che “facevano ritorno a casa immersi nel dubbio, nella tristezza e nella delusione”.
E proprio dall’episodio di Emmaus il papa trae alcune indicazioni per una conversione all’essere santi: occorre “lasciarsi istruire da Gesù….ascoltando e amando la Parola di Dio”; “sedersi a tavola con il Signore” nell’eucaristia; “rimanere con Gesù che è rimasto con noi, assimilare il suo stile di vita donata, scegliere con lui la logica della comunione tra di noi, della solidarietà e della condivisione”.
“C’è un grande sforzo da compiere – sottolinea il papa - perché ogni cristiano, qui nel Nord-est come in ogni altra parte del mondo, si trasformi in testimone, pronto ad annunciare con vigore e con gioia l’evento della morte e della risurrezione di Cristo….. Vi incoraggio a non cedere mai alle ricorrenti tentazioni della cultura edonistica ed ai richiami del consumismo materialista”.
E ricordando poi la tradizione di santità di queste terre, Benededetto XVI ha invitato i fedeli: “Siate santi! Ponete al centro della vostra vita Cristo! Costruite su di Lui l’edificio della vostra esistenza. In Gesù troverete la forza per aprirvi agli altri e per fare di voi stessi, sul suo esempio, un dono per l’intera umanità”. In particolare, il papa ha invitato “le Chiese generate da Aquileia” a unire “popoli di lingue e culture diverse” – davanti ai fenomeni di immigrazione contemporanea – sostenuti “dalla fede in Cristo e dalla civiltà ispirata dall’insegnamento evangelico, la Civiltà dell’Amore”.
A conclusione della messa, a cui hanno assistito oltre 250 mila persone, Benedetto XVI ha rivolto alcune parole dopo il canto del Regina Caeli. Ricordando le molte chiese e cappelle dedicate alla Vergine Maria a Venezia e nel territorio, il papa ha detto: “In Lei si riflette il volto luminoso di Cristo. Se la seguiamo docilmente, la Vergine ci conduce a Lui. In questi giorni del Tempo pasquale, lasciamoci conquistare dal Cristo risorto. In Lui ha inizio il mondo nuovo di amore e di pace che costituisce la profonda aspirazione di ogni cuore umano”.
“Invochiamo – ha aggiunto - Maria Santissima, che ha sostenuto i primi testimoni del suo Figlio nella predicazione della Buona Novella, affinché sostenga anche oggi le fatiche apostoliche dei Sacerdoti; renda feconda la testimonianza dei Religiosi e delle Religiose; animi la quotidiana opera dei genitori nella prima trasmissione della fede ai loro figli; illumini la strada dei giovani perché camminino fiduciosi sulla via tracciata dalla fede dei padri; colmi di ferma speranza i cuori degli anziani; conforti con la sua vicinanza gli ammalati e tutti i sofferenti; rafforzi l’opera dei numerosi laici che collaborano attivamente alla nuova evangelizzazione”.
Il pontefice ha ringraziato in particolare i laici dell’Azione cattolica, il movimento dei Focolari, Comunione e Liberazione, il Cammino Neocatecumenale. “Tutti incoraggio – ha concluso - a lavorare con vero spirito di comunione in questa grande vigna nella quale il Signore ci ha chiamati ad operare. Maria, Madre del Risorto e della Chiesa, prega per noi!”.
“Questo episodio – ha detto il pontefice - mostra le conseguenze che Gesù risorto opera nei due discepoli: conversione dalla disperazione alla speranza; conversione dalla tristezza alla gioia; e anche conversione alla vita comunitaria. Talvolta, quando si parla di conversione, si pensa unicamente al suo aspetto faticoso, di distacco e di rinuncia. Invece, la conversione cristiana è anche e soprattutto fonte di gioia, di speranza e di amore. Essa è sempre opera di Cristo risorto, Signore della vita, che ci ha ottenuto questa grazia per mezzo della sua passione e ce la comunica in forza della sua risurrezione”.
Benedetto XVI ricorda “l’ansia dell’annuncio missionario” che ha sempre caratterizzato le Chiese nate da Aquileia e aggiunge: “Come in passato, quando quelle Chiese si distinsero per il fervore apostolico e il dinamismo pastorale, così anche oggi occorre promuovere e difendere con coraggio la verità e l’unità della fede. Occorre rendere conto della speranza cristiana all’uomo moderno, sopraffatto non di rado da vaste ed inquietanti problematiche che pongono in crisi i fondamenti stessi del suo essere e del suo agire”.
Il pontefice sottolinea un rischio presente oggi nella Chiesa: “questo essere di Cristo rischia di svuotarsi della sua verità e dei suoi contenuti più profondi; rischia di diventare un orizzonte che solo superficialmente - e negli aspetti piuttosto sociali e culturali -, abbraccia la vita; rischia di ridursi ad un cristianesimo nel quale l’esperienza di fede in Gesù crocifisso e risorto non illumina il cammino dell’esistenza”. E ancora: “Il problema del male, del dolore e della sofferenza, il problema dell’ingiustizia e della sopraffazione, la paura degli altri, degli estranei e dei lontani che giungono nelle nostre terre e sembrano attentare a ciò che noi siamo, portano i cristiani di oggi a dire con tristezza: noi speravamo che il Signore ci liberasse dal male, dal dolore, dalla sofferenza, dalla paura, dall’ingiustizia”.
La situazione odierna di queste Chiese è quindi simile a quella dei discepoli di Emmaus che “facevano ritorno a casa immersi nel dubbio, nella tristezza e nella delusione”.
E proprio dall’episodio di Emmaus il papa trae alcune indicazioni per una conversione all’essere santi: occorre “lasciarsi istruire da Gesù….ascoltando e amando la Parola di Dio”; “sedersi a tavola con il Signore” nell’eucaristia; “rimanere con Gesù che è rimasto con noi, assimilare il suo stile di vita donata, scegliere con lui la logica della comunione tra di noi, della solidarietà e della condivisione”.
“C’è un grande sforzo da compiere – sottolinea il papa - perché ogni cristiano, qui nel Nord-est come in ogni altra parte del mondo, si trasformi in testimone, pronto ad annunciare con vigore e con gioia l’evento della morte e della risurrezione di Cristo….. Vi incoraggio a non cedere mai alle ricorrenti tentazioni della cultura edonistica ed ai richiami del consumismo materialista”.
E ricordando poi la tradizione di santità di queste terre, Benededetto XVI ha invitato i fedeli: “Siate santi! Ponete al centro della vostra vita Cristo! Costruite su di Lui l’edificio della vostra esistenza. In Gesù troverete la forza per aprirvi agli altri e per fare di voi stessi, sul suo esempio, un dono per l’intera umanità”. In particolare, il papa ha invitato “le Chiese generate da Aquileia” a unire “popoli di lingue e culture diverse” – davanti ai fenomeni di immigrazione contemporanea – sostenuti “dalla fede in Cristo e dalla civiltà ispirata dall’insegnamento evangelico, la Civiltà dell’Amore”.
A conclusione della messa, a cui hanno assistito oltre 250 mila persone, Benedetto XVI ha rivolto alcune parole dopo il canto del Regina Caeli. Ricordando le molte chiese e cappelle dedicate alla Vergine Maria a Venezia e nel territorio, il papa ha detto: “In Lei si riflette il volto luminoso di Cristo. Se la seguiamo docilmente, la Vergine ci conduce a Lui. In questi giorni del Tempo pasquale, lasciamoci conquistare dal Cristo risorto. In Lui ha inizio il mondo nuovo di amore e di pace che costituisce la profonda aspirazione di ogni cuore umano”.
“Invochiamo – ha aggiunto - Maria Santissima, che ha sostenuto i primi testimoni del suo Figlio nella predicazione della Buona Novella, affinché sostenga anche oggi le fatiche apostoliche dei Sacerdoti; renda feconda la testimonianza dei Religiosi e delle Religiose; animi la quotidiana opera dei genitori nella prima trasmissione della fede ai loro figli; illumini la strada dei giovani perché camminino fiduciosi sulla via tracciata dalla fede dei padri; colmi di ferma speranza i cuori degli anziani; conforti con la sua vicinanza gli ammalati e tutti i sofferenti; rafforzi l’opera dei numerosi laici che collaborano attivamente alla nuova evangelizzazione”.
Il pontefice ha ringraziato in particolare i laici dell’Azione cattolica, il movimento dei Focolari, Comunione e Liberazione, il Cammino Neocatecumenale. “Tutti incoraggio – ha concluso - a lavorare con vero spirito di comunione in questa grande vigna nella quale il Signore ci ha chiamati ad operare. Maria, Madre del Risorto e della Chiesa, prega per noi!”.
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