E' l'autore di El Tunel, uno dei libri più letti in America Latina. Il 24 giugno avrebbe compiuto cento anni, ma non ce l'ha fatta: Ernesto Sabato è morto lo scorso 30 aprile alla vigilia dei primi di una lunga serie di appuntamenti ideati per il suo centenario.
PeaceReporter - Considerato uno dei letterati più importanti del paese, pluripremiato per le sue opere in varie zone del mondo, era stato anche l'anima della commissione che per la prima volta indagò e creò il primo dossier sui crimini di lesa umanità della dittatura militare (1976-1983). Si trattava della Comisión Nacional contra la Desaparición de Personas (Conadep) nella quale lavorò per tutto il 1984, producendo, appunto, il Nunca Más, in cui vennero raccolte decine di testimonianze degli orrori delle stanze di tortura e morte del cosiddetto Processo di riorganizzazione nazionale portato avanti dalla giunta militare dal 1976.
Fu Sabato a scriverne il prologo, in cui parlò della violenza sia della dittatura che dei gruppi rivoluzionari, una lettura che gli portò molte critiche perché qualcuno pensò che si riferisse a una dualità di responsabilità che in qualche modo portasse a giustificare la repressione. Critiche che Sabato già aveva ricevuto, perché insieme ad altri intellettuali incontrò il dittatore Jorge Videla nel 1976, appena prese il potere, per parlare con lui di "cultura e di temi spirituali, storici e legati ai mass media". Un incontro che avvenne in un momento di grande repressione contro i militanti di sinistra e che quindi lo gettò al centro di aspre polemiche. Tanto che ancora oggi alcuni argentini lo ricordano.
Una figura non priva di contraddizioni, certo, ma che viene salvata in toto da persone quali Graciela Fernández Meijide, attivista senza macchia per i diritti umani, che spiega come "molti allora pensarono che il governo militare avrebbe ristabilito l'ordine dopo il golpe" e come appunto "molti cambiarono opinione col tempo". E lui fu uno dei primi. E anzi, come lui sia stato uno di quelli della Conadep che più abbiano lavorato affinché "le cose fossero fatte per bene".
Gli ultimi anni della sua vita, Sabato li ha trascorsi rinchiuso nella sua casa, e la famiglia era felice che la gente lo ricordasse com'era lucido e pieno di spirito, amandolo attraverso le pagine delle sue opere, in particolare di El Tunel (scritto nel 1948), fra i libri più letti del continente.
Fu Sabato a scriverne il prologo, in cui parlò della violenza sia della dittatura che dei gruppi rivoluzionari, una lettura che gli portò molte critiche perché qualcuno pensò che si riferisse a una dualità di responsabilità che in qualche modo portasse a giustificare la repressione. Critiche che Sabato già aveva ricevuto, perché insieme ad altri intellettuali incontrò il dittatore Jorge Videla nel 1976, appena prese il potere, per parlare con lui di "cultura e di temi spirituali, storici e legati ai mass media". Un incontro che avvenne in un momento di grande repressione contro i militanti di sinistra e che quindi lo gettò al centro di aspre polemiche. Tanto che ancora oggi alcuni argentini lo ricordano.
Una figura non priva di contraddizioni, certo, ma che viene salvata in toto da persone quali Graciela Fernández Meijide, attivista senza macchia per i diritti umani, che spiega come "molti allora pensarono che il governo militare avrebbe ristabilito l'ordine dopo il golpe" e come appunto "molti cambiarono opinione col tempo". E lui fu uno dei primi. E anzi, come lui sia stato uno di quelli della Conadep che più abbiano lavorato affinché "le cose fossero fatte per bene".
Gli ultimi anni della sua vita, Sabato li ha trascorsi rinchiuso nella sua casa, e la famiglia era felice che la gente lo ricordasse com'era lucido e pieno di spirito, amandolo attraverso le pagine delle sue opere, in particolare di El Tunel (scritto nel 1948), fra i libri più letti del continente.
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