Oggi a Roma il seminario del Laboratorio Educativo permanente sugli Orientamenti pastorali Cei
Roma - Gli elementi di preoccupazione certo non mancano, ma la sfida educativa, nei confronti in particolare delle nuove generazioni, può essere «appassionante»: «la possibilità di guardare in maniera creativa uno scenario nuovo», riflettendo sulla fatica ma anche sulla «bellezza dell’educare». Con questo spirito si incontrano domani, mercoledì 9 marzo, a Roma le associazioni di ispirazione cristiana che formano il Laboratorio Educativo Permanente (Lep): Acli, Agesci, Azione Cattolica, Cisl, Centro Sportivo italiano, Centri Oratori Romani, Federazioni Italiana Comunità Terapeutiche, Fondazione Exodus.L’occasione è il seminario annuale di approfondimento del Laboratorio, dedicato alla riflessione sugli Orientamenti Pastorali per il decennio in “ascolto reciproco” con la Conferenza Episcopale Italiana. A partire delle ore 10.00, presso il Roma Scout Center (Via dello Scoutismo 1), interverranno i presidenti e i rappresentanti delle singole organizzazioni per approfondire e rilanciare gli Orientamenti sull’educazione, «sottolineando alcuni temi importanti per la nostra esperienza: la formazione delle giovani generazioni, la relazione educativa, l’educazione tra generazioni, il valore dell’associazionismo, il ruolo dell’educazione non formale».
«L’azione educativa è innanzitutto un continuo gesto d’amore che esige un rapporto personale» affermano le associazioni aderenti al Lep, sottolineando «l’opera instancabile di educatori, maestri e testimoni». Ma allo stesso modo «l’educazione è un fatto di “popolo”, non compito esclusivo di alcuni». «E’ la comunità che può ridire il senso dell’educare e trasmettere ai ragazzi il senso della vita», ragione per cui occorre «ricostruire il tessuto educativo e fare rete con le istituzioni, la società civile, laici e credenti insieme».
«Protagonisti dell’educazione – ribadiscono i membri del Laboratorio - sono i ragazzi, i giovani e le loro istanze». Questo è il tempo di «mettersi in ascolto» e di offrire alle giovani generazioni «uno sguardo liberante», contro gli stereotipi del “branco” o dei “bulli” promossi dai media. Piuttosto «è il ruolo degli adulti nell’educazione che sembra essere in crisi». «Altre agenzie educative ben più persuasive mettono in discussione la loro autorità. La generazione adulta ha rinunciato a consegnare ciò che c’è di bello alle nuove generazioni. La crisi educativa può essere l’occasione per gli adulti per rimettere in discussione il loro modo di intendere la vita».
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