Il padre gesuita Raffaele de Ghantuz Cubbe, nato ad Orciano Pisano nel 1904, e meglio conosciuto come padre Cubbe, è il destinatario della medaglia di “Giusto fra le nazioni”, oggi consegnata dall’Istituto Yad Vashem di Gerusalemme al nipote Francesco.
Radio Vaticana - L’Istituzione commemora così quanti, pur non essendp ebrei, hanno agito in modo eroico a rischio della propria vita per salvare anche una sola persona dal genocidio nazista. Padre Raffaele nascose tre bambini ebrei nel nobile Collegio di Mondragone presso Frascati, di cui fu rettore tra il 1942 e il 1947. Gabriella Ceraso ha raccolto il ricordo di quell’esperienza nelle parole di Marco Pavoncello, uno di quei tre bambini (ascolta):
R. - Padre Cubbe è stata una figura importante, nel senso che sapeva infondere tranquillità a chi gli stava vicino.
D. - Com’è stata la vostra vita di ragazzi all’interno del Collegio, in quegli anni?
R. - La vita, lì, è trascorsa serenamente, tranquillamente. Non si avvertiva quello che poteva avvenire al di fuori. Eravamo protetti sotto ogni punto di vista.
D. - Il ricordo più bello di quei giorni?
R. - Nel Collegio c’erano cinque camerate, dai piccolissimi ai piccoli: mezzanella, mezzani e grandi. Durante la guerra, invece, c’era una sola camerata e quindi il piccolissimo - che eravamo noi, potevamo avere circa 10 anni - stava insieme al diciottenne e a ragazzi anche più grandi. Evidentemente erano rifugiati come noi, appartenenti anche ad altre nazionalità. Ricordo, ad esempio, un ragazzo di origine albanese. C’era un bel crogiuolo di razze, evidentemente hanno aiutato un po’ tutti.
D. - Che clima si respirava?
R. - Il clima era sereno. Si mangiava, si giocava, si studiava, si andava in Chiesa. Bisogna dire una cosa: mai, anche negli anni successivi, c’è stato un tentativo di conversione, una qualche forzatura, come anche mai è avvenuto alcun atto di antisemitismo, né tra i ragazzi né tra i preti. Nessuno ha mai fatto un gesto come invece, purtroppo, se ne sentono tanti in giro.
D. - Qual è il suo pensiero riguardo questo appuntamento così bello di oggi?
R. - Il ricordare queste persone, che sono rarissime nel mondo. Ricordarle con tanto onore, come è un onore aver assistito a questa cosa ed averla soprattutto potuta raccontare, perché tanti altri familiari non ce l’hanno fatta. Mio nonno e mia nonna, il 16 ottobre 1943, sono stati portati via e non sono più tornati. (vv)
R. - Padre Cubbe è stata una figura importante, nel senso che sapeva infondere tranquillità a chi gli stava vicino.
D. - Com’è stata la vostra vita di ragazzi all’interno del Collegio, in quegli anni?
R. - La vita, lì, è trascorsa serenamente, tranquillamente. Non si avvertiva quello che poteva avvenire al di fuori. Eravamo protetti sotto ogni punto di vista.
D. - Il ricordo più bello di quei giorni?
R. - Nel Collegio c’erano cinque camerate, dai piccolissimi ai piccoli: mezzanella, mezzani e grandi. Durante la guerra, invece, c’era una sola camerata e quindi il piccolissimo - che eravamo noi, potevamo avere circa 10 anni - stava insieme al diciottenne e a ragazzi anche più grandi. Evidentemente erano rifugiati come noi, appartenenti anche ad altre nazionalità. Ricordo, ad esempio, un ragazzo di origine albanese. C’era un bel crogiuolo di razze, evidentemente hanno aiutato un po’ tutti.
D. - Che clima si respirava?
R. - Il clima era sereno. Si mangiava, si giocava, si studiava, si andava in Chiesa. Bisogna dire una cosa: mai, anche negli anni successivi, c’è stato un tentativo di conversione, una qualche forzatura, come anche mai è avvenuto alcun atto di antisemitismo, né tra i ragazzi né tra i preti. Nessuno ha mai fatto un gesto come invece, purtroppo, se ne sentono tanti in giro.
D. - Qual è il suo pensiero riguardo questo appuntamento così bello di oggi?
R. - Il ricordare queste persone, che sono rarissime nel mondo. Ricordarle con tanto onore, come è un onore aver assistito a questa cosa ed averla soprattutto potuta raccontare, perché tanti altri familiari non ce l’hanno fatta. Mio nonno e mia nonna, il 16 ottobre 1943, sono stati portati via e non sono più tornati. (vv)
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